Schiaffino, Rosanna
Attrice cinematografica, nata a Genova il 25 novembre 1938. Perfettamente rispondente ai canoni di bellezza italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, è stata per lo più impiegata in ruoli di ragazza di umili origini e di temperamento ombroso ma volitivo, mostrandosi egualmente a proprio agio sia nel genere brillante sia in quello drammatico, e lavorando spesso anche all'estero.
Figlia di un costruttore edile, intraprese una breve ma fortunata carriera di fotomodella. Esordì nel cinema in Totò lascia o raddoppia? (1956) di Camillo Mastrocinque, ottenendo il primo ruolo importante in La sfida (1958) di Francesco Rosi, in cui interpreta con insospettata grinta la parte di una giovane napoletana, resa vedova dalla camorra (e ispirata alla figura di Pupetta Maresca, che nella realtà uccise l'assassino di suo marito). Confermò le sue doti in La notte brava (1959) di Mauro Bolognini, in cui è una scontrosa ragazza di borgata, e in I briganti italiani (1961) di Mario Camerini. Avendo colpito l'attenzione di registi del cinema internazionale, affiancò Kirk Douglas nella parte di una bisbetica diva del cinema in Two weeks in another town (1962; Due settimane in un'altra città) di Vincente Minnelli, ma fu in Italia che si vide affidare ruoli più complessi, come in RO.GO.PA.G. (1963), nell'episodio Illibatezza di Roberto Rossellini, e in La corruzione (1963) di Bolognini, in cui è la torbida Adriana, incaricata da un ricco amante di sedurgli il figlio che vorrebbe farsi frate.
All'estero le furono offerte occasioni di minor spessore, pur spaziando dal genere avventuroso, come The long ships (1964; Le lunghe navi) di Jack Cardiff, alla black comedy, come Drop dead darling (1966; Arrivederci, baby) di Ken Hughes, accanto a Tony Curtis. Apparve nel pieno della sua avvenenza, nelle vesti di Lucrezia, in La mandragola (1965) di Alberto Lattuada, dalla commedia di N. Machiavelli, per recitare poi in due film di tono epico, ma sostanzialmente irrisolti, come L'avventuriero (1967) di Terence Young, al fianco di Anthony Quinn, e Simón Bolívar (1969) di Alessandro Blasetti, in cui è Consuelo Hernandez, la donna amata dal condottiero venezuelano (impersonato da Maximilian Schell). A metà degli anni Settanta, in seguito al matrimonio con un industriale, G. Falk (era già stata sposata con il produttore Alfredo Bini), si è ritirata dal cinema.