Teologo (n. Compiègne - m. 1120 circa), insegnò a Besançon e a Loches, ed ebbe tra i suoi alunni Abelardo. È considerato l'iniziatore della "schola nominalium" ovvero della "sententia vocum": egli, contro il realismo platonico, negava l'esistenza delle specie e dei generi separati, e risolveva il problema degli universali rifiutandone l'esistenza in re; sosteneva quindi la sola reale esistenza degli individui rispetto ai quali gli universali sono delle pure elaborazioni mentali, anzi dei puri nomi (voces, flatus vocis) senza alcun valore gnoseologico. Da questa posizione deriverebbe il cosiddetto triteismo di R.: come sappiamo dalla polemica che contro di lui condusse s. Anselmo, egli avrebbe insistito sulla individualità delle tre persone divine, negando una identica natura e solo affermando la loro unità nell'operazione. Questa dottrina fu condannata dal Concilio di Soissons (1092); R. si sottomise, ritrattandola.