ROSMUNDA
. Figlia di Cunimondo re dei Gepidi, dopo la sconfitta e l'uccisione di suo padre per opera di Alboino, re dei Longobardi nel 566, andò sposa al vincitore. Secondo una notissima tradizione, diffusa da Paolo Diacono, essa, costretta dal re in un banchetto a bere in una tazza formata dal cranio del padre ucciso, concepì il proposito di vendicarsi con l'aiuto di Elmichi, intimo del re, e Peredeo, uomo fortissimo, nel quale Alboino aveva la massima fiducia. Riuscita con un inganno a sostituirsi a un'ancella che aveva rapporti con Peredeo, e costretto così lo scudiero compromesso, sotto la minaccia di svelare tutto al re, a farsi strumento della sua vendetta, riuscì a mandare ad effetto il suo proposito (572). Fuggì poi con Elmichi presso l'esarca di Ravenna Longino e tentò, con l'aiuto di questo di sbarazzarsi, col veleno, del complice. Ma Elmichi, avvelenato, accortosi del tranello, costrinse Rosmunda a bere il veleno che ancora rimaneva nella tazza. La figura di R., come espressione della barbarie del periodo delle invasioni e della violenza delle passioni di quella oscura età, esercitò un fascino notevole su poeti e letterati, specialmente del Romanticismo.