rosseggiare
" Risplendere di luce rossa ", " brillare fiammeggiando ". Il verbo è usato solo in Pg II 14 per indicare l'intensa tonalità della luce che compare di lontano a D., sullo sfondo di un'aurora dalle guance color arancio (cfr. vv. 7-9); essa è simile ai riflessi del pianeta Marte quando, sorpreso dal mattino, / per li grossi vapor... rosseggia / giù nel ponente sovra 'l suoi marino. Come Marte, lentamente levandosi sull'orizzonte, perde almeno in parte il suo colore affocato, così il lume, che presto si rivelerà come l'angelo nocchiero, avvicinandosi brillerà di luce più chiara e più intensa (v. 38) e il bianco prevarrà sul rosso.
Qualche difficoltà sorge se si vuole precisare la causa di questo r. di Marte sovra 'l suol marino. L'osservazione che Marte aveva, già di per sé, una luce rossastra, come di fuoco e come il fuoco variabile d'intensità, si ritrova in Pd XIV 85-86, ove il riso de la stella viene definito affocato e diventa più roggio che l'usato per letizia dell'arrivo di D. nel suo cielo. La tonalità si fa ancora più scura per l'interposizione di vapori: " si Mars de se rubeus inveniat vapores obvios sibi, duplicatur rubor eius " (Benvenuto). Questi vapori possono dipendere dallo spessore dell'atmosfera terrestre, ed essere quindi più intensi se l'aria non è limpida: " per la quale interposizione [di vapori, Marte] se mostra più rosso che quando l'aere è nitido e sereno " (Buti); oppure dipendono da un'atmosfera propria del pianeta, secondo un'opinione che risale ad Aristotele (De Meteoris; e cfr. il commento di Alberto Magno); quest'atmosfera a volte s'incendia per i raggi del sole che vi si riflettono: Marte pare affocato di colore... secondo la spessezza e raritade de li vapori che 'l seguono: li quali per lor medesimi molte volte s'accendono... l'accendimento di questi vapori significa morte di regi e transmutamento di regni (Cv II XIII 21-22).