ROSSETTI DE SCANDER, Domenico
– Nacque a Trieste il 19 marzo 1774 da Antonio de Rossetti (il ceppo era originario di Venezia) e da Orsola Perinello, in una famiglia dedita al commercio e poi annessa al patriziato (il padre fu nominato conte da Maria Teresa d’Austria nel 1775, anno in cui al cognome venne aggiunto il predicato ‘de Scander’), aggregata al consiglio dei Patrizi nel 1776.
Tra il 1785 e il 1790 il giovane Rossetti frequentò il collegio Cicognini di Prato, retto dal canonico Nicolò Ferri, e a seguire gli studi filosofici a Graz (1790-92) e quelli giuridici a Vienna (1792-1800) dove si laureò nel settembre del 1800, anno in cui tornò a Trieste dove nel 1804 aprì il suo studio professionale.
Il periodo viennese è importante per le prime esperienze poetiche di Rossetti, che creò un’abbondante produzione, composta da canzoni a madrigali, fino a due canzonieri per Lidia e Bice (nel 1809 fu aggregato alla colonia arcadica Romano-Sonziaca). Cominciò anche a tenere un diario giornaliero. Accanto alla poesia si cimentò in testi teatrali come La sposa sequestrata, Laura, Coriolano e testi di saggistica come le Osservazioni sulle tragedie, commedie, drammi e farse e la Raccolta di regole drammaturgiche cavate da diversi autori.
Intensa la sua vita pubblica fino a quando si consumò la terza occupazione napoleonica di Trieste (1809-13; la prima era stata nel 1797, la seconda nel 1805) che lo vide dedicarsi agli studi. Nel 1810 fondò la Società del Gabinetto di Minerva, la più importante associazione culturale cittadina (cui affiancò la rivista Archeografo triestino pubblicata a partire dal 1830, e divenuta modello di Giovan Pietro Vieusseux per l’Archivio storico italiano); nel 1811 stese il Programma per un monumento sepolcrale da erigersi a Giovanni Winckelmann in Trieste (qui Johann Joachim Winckelmann era morto assassinato nel 1768; Rossetti pubblicò poi Il sepolcro di Winckelmann in Trieste, Venezia 1823). La rivendicazione dei privilegi giuridici e fiscali di cui Trieste aveva goduto sino al 1813 e che erano stati revocati con la Restaurazione, portò Rossetti nel 1815 a scrivere la Meditazione storico-analitica sulle franchigie della città e porto-franco di Trieste (Venezia 1811). Furono anni caratterizzati da un forsennato attivismo culturale: Rossetti compose diverse allocuzioni e ragionamenti sulle origini della poesia, stampò l’opuscolo La veglia e l’aurora politica di un solitario nel 1814 e il melodramma Il sogno di Corvo rappresentato il 12 febbraio del 1814: multiformi iniziative legate da ideali quali la civitas e l’humanitas. Tornata Trieste formalmente all’Austria nel 1815 ne diventò procuratore civico, incarico che mantenne sino alla morte.
Nei periodi di lontananza dalla politica maturò la decisione di creare due collezioni librarie e manoscritte, oggi fra le più importanti al mondo, dedicate in prima istanza a Francesco Petrarca e poi a Enea Silvio Piccolomini, che fu vescovo di Trieste. Cominciò a lavorare al progetto diversi anni prima del 1810: nelle sue intenzioni le due raccolte non dovevano essere disarticolate dalle altre sezioni della sua biblioteca, ma vi dovevano ricoprire una posizione preminente. Tale preminenza è giustificata dal fatto che, su spirito emulativo della collezione libraria raccolta a Padova da Antonio Marsand che pubblicò nel 1826 la Biblioteca petrarchesca (Milano), Rossetti a sua volta compilò due cataloghi: Raccolta di edizioni di tutte le opere del Petrarca e di Enea Silvio Piccolomini, Pio II (Venezia 1822) e Catalogo della raccolta [...] per la bibliografia del Petrarca e di Pio II (Trieste 1834). Non semplice collezione ma vera e propria officina di lavoro, per Stefano Zamponi la raccolta nacque per ragioni di studio personale per divenire un nucleo della futura biblioteca civica solo in seguito alla donazione, voluta nel testamento; mentre per Carlo Dionisotti Rossetti cominciò come raccoglitore di testi di Petrarca, e diventò poi studioso e finalmente editore. Difatti nel 1826 pubblicò la breve trattazione bibliologica Edizione singolarissima del Canzoniere del Petrarca (Trieste), nel 1828 il Petrarca Giulio Celso e Boccaccio (Trieste) su spinta di Vincenzo Monti e Bartolomeo Gamba (che fu il suo tutore, come si evince dal ricchissimo epistolario), lavoro che pone Rossetti quale antesignano degli studi petrarcheschi. Tra il 1829 e il 1834 fece uscire i tre volumi dei Pöemata minora (Milano), rilevante impresa editoriale nella quale mostrò doti di organizzatore e di editore chiamando a concorrere personalità quali Luigi Carrer, Giulio Perticari, Quirico Viviani fino a ricorrere, ma senza esito, a Giacomo Leopardi. Nel 1832 pubblicò Dello scibile e del suo insegnamento (Venezia), sorta di manuale di bibliografia che condensa l’idea delle due collezioni librarie.
Nel marzo 1832 fu chiamato a redigere un progetto di codice marittimo austriaco che consentisse il superamento e l’ammodernamento dell’incompleta legislazione in materia vigente tra il Litorale austriaco e il Lombardo-Veneto, dipendente ancora in parte dal teresiano Editto politico di navigazione (1774), e in parte dal Codice per la veneta mercantile marina (1785). Dal 1833 partecipò come referente ai lavori della Commissione aulica istituita a Vienna per la redazione del nuovo codice marittimo, lasciando testimonianza in alcune memorie manoscritte, utilizzate poi per la stampa del volume bilingue, tedesco e italiano, Progetto del primo libro di un cod. marittimo austriaco contenente il diritto pubblico marittimo (Vienna 1840).
Morì a Trieste il 29 novembre 1842.
Nel testamento, redatto il 2 giugno 1839, Rossetti aveva destinato al Comune di Trieste tutta la sua biblioteca, ripartita nelle sezioni della Petrarchesca, Piccolominea, Umanistica, Poligrafica e Diritto marittimo, e il 15 giugno 1844 fu stipulata la convenzione tra il Comune e Antonio Rossetti, nipote del giureconsulto, che segnò il passaggio di consegne.
Fonti e Bibl.: Circa 150 documenti sulla produzione poetica, politica, economica, sul giardinaggio di Rossetti sono conservati all’Archivio diplomatico della Biblioteca civica Attilio Hortis di Trieste; altra documentazione è conservata presso gli eredi Rossetti di Trieste e in collezioni private.
Per gli scritti: D. Rossetti, Scritti inediti pubblicati dal Municipio di Trieste nel primo centenario della morte, a cura di C. Pagnini, Trieste 1945, I-II (il secondo volume è dedicato a un amplissimo carteggio di Rossetti con Bartolomeo Gamba, Lorenzo Da Ponte, Antonio Fortunato Stella, Giacomo Leopardi et alii). Per la corrispondenza: A. Trampus, Tra Austria e Italia: l’epistolario inedito di D. R., in Archeografo Triestino, s. 4, LII (1992), pp. 37-60. P. Kandler, Discorso in onore del Dr. D. R., Trieste 1844; G. Benco, D. R., in Archeografo triestino, n.s., I (1869-1870), pp. 1-24; C. von Wurzbach, Biographisches Lexicon des Kaiserthums Österreich, II, Wien 1882, pp. 63-68; E. Gentilli Bàcciga, Un patriota triestino D.R. (Biografia), Mantova 1921; D. R. nobile De Scander. Regesto, in Archeografo triestino, s. 4, LII (1992), pp. 13-18; A. Trampus, R.d.S., D., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), a cura di I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1737 s. Per la collezione petrarchesca-piccolominea: A. Hortis, Catalogo delle opere di Francesco Petrarca esistenti nella Petrarchesca Rossettiana di Trieste, aggiuntovi l’iconografia della medesima per opera di Attilio Hortis bibliotecario, Trieste 1874; L. Suttina, Bibliografia delle opere a stampa intorno a Francesco Petrarca esistenti nella Biblioteca Petrarchesca Rossettiana di Trieste. Anni 1485-1904, Trieste 1908; S. Zamponi, I manoscritti petrarcheschi della Biblioteca civica di Trieste. Storia e Catalogo, Padova 1984; C. Dionisotti, Francesco Petrarca nella cultura triestina: Rossetti e Hortis, in Studi petrarcheschi, n. s., IV (1987), pp. 1-16; F. Cossutta, Ideologia e scelte culturali di D. R. Il suo petrarchismo, Udine 1989; Trieste. Biblioteca civica. Manoscritti Piccolominei. Manoscritti Musicali, a cura di A. Zembrino - P. Paolo Sancin, Firenze 1997; A. Serrai, Storia della bibliografia, X, Specializzazione e pragmatismo: i nuovi cardini della attività bibliografica, Roma 1999, pp. 365-390; A. Sirugo, La collezione rossettiana: il sogno di un patrizio triestino nell’età della restaurazione, Trieste 2003; Ead., Da collezione privata a pubblico bene: la raccolta petrarchesca nella Biblioteca civica di Trieste tra il 1844 e il 1954, Trieste 2004; S. Volpato, «Studio e lavoro come un ragno». D. R. e la collezione petrarchesca: i cataloghi e i repertori bibliografici, in Biblioteche private in età moderna e contemporanea, a cura di A. Nuovo, Milano 2005, pp. 271-282; Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca A. Hortis di Trieste, a cura di A. Sirugo, Firenze 2005; S. Volpato, D. R. collezionista e studioso di Petrarca, in Studi petrarcheschi, n. s, XXI (2008), pp. 185-216; Id., Petrarca, Winckelmann, Trieste e la patria del Friuli. La biblioteca di D. R., Udine 2010; Id., Trieste e il noviziato bibliografico del petrarchista D. R., in La Bibliofilìa, CXII (2010), pp. 63-75; Id., Lo scrittoio di D. R. nella Biblioteca civica Attilio Hortis di Trieste. Avventure di un petrarchista per vocazione, bibliografo per passione, Manziana 2011.