ROSSIGLIONE
(franc. Roussillon; catalano Rosselló)
Regione storica della Francia meridionale (dip. Pyrénées-Orientales), situata sul versante nordorientale dei Pirenei, bagnata a E dal Mediterraneo, chiusa a N dalla catena delle Corbières - che la divide dalla Linguadoca -, a S dalla cresta dei Pirenei e dal massiccio dell'Albères, a O dal colle della Perche, che la separa dalla Cerdagne.Il R., la cui capitale, dalla fine del sec. 10°, fu Perpignano (v.), deve il suo nome alla città ibero-ligure di Ruscino (od. Castell-Rossello), che risulta documentata dal sec. 6° avanti Cristo. La sede vescovile venne istituita intorno al 568 a Elne (lat. Helena), città fondata nel sec. 4°, in onore della madre di Costantino, sul sito della città ibero-ligure di Illiberis; il R. fu inglobato nel sec. 5° nel regno visigoto e conobbe, dal 721 al 760, l'occupazione araba, alla quale mise fine la presa di Narbona da parte di Pipino il Breve, nel 759. Compresa da allora nella provincia di Septimania, la contea carolingia del R., la cui sede fu in un primo tempo fissata sul sito dell'antica Ruscino, estendeva la sua giurisdizione su tutto il territorio, da allora ricostituito, della diocesi di Elne. Un guppo di monaci fuggiti dalla Spagna fondò nel R. e nella Linguadoca alcuni monasteri benedettini. Ciò è documentato per l'abate Castellan, fondatore di Sainte-Marie ad Arles-sur-Tech, nel Vallespir (ca. 778-780), e per Atala, promotore della costruzione di Saint-Polycarpe - presso Limoux - nel Razès, ai confini del R. (782). Questo fu anche probabilmente il caso di Miron, fondatore intorno all'800 di Saint-André-de-Sorède, e di Sintremund per Saint-Clement di Reglella, presso Ille-sur-Têt. Alla fine del regno di Ludovico il Pio (814-840) e sotto Carlo il Calvo (843-877) sorsero diversi altri monasteri: Saint-Estève, presso Perpignano (832); nel Conflent Saint-André di Exalada (840), Saint-Germain e Saint-Michel-de-Cuxa (v.; 870), fondato da autoctoni. L'ultimo monastero benedettino fu Saint-Martin-du-Canigou, fondato negli anni 1005-1007 dal conte di Cerdagne, Guifred (m. nel 1049).L'architettura religiosa preromanica dalla fine del sec. 8° alla fine del 10° è rappresentata nel R. propriamente detto - vale a dire nella contea del R. quale fu delimitata dal sec. 10° -, nel Vallespir e nel Conflent da ca. ventiquattro chiese a navata unica, di piccole dimensioni - eccetto le abbaziali di Saint-Michel-de-Cuxa, Saint-Génis-des-Fontaines e Saint-André-de-Sorède -, che frequentemente hanno abside quadrangolare, talvolta a ferro di cavallo oppure a sesto oltrepassato e in alcuni casi sono voltate, come a Saint-Martin-de-Fenollar.La separazione del R. propriamente detto e delle sue antiche dipendenze del Vallespir e del Conflent - a seguito del processo di feudalizzazione della regione alla fine del sec. 9° - non fu priva di conseguenze sull'evoluzione dell'arte romanica in queste tre regioni, in particolare nel corso dell'11° secolo.Dal primo quarto del sec. 11°, Oliva, eletto abate di Santa Maria di Ripoll e di Saint-Michel-de-Cuxa nel 1008, vescovo di Vic nel 1017, fu promotore dell'architettura lombarda nelle zone di sua giurisdizione o di sua influenza: a Saint-Michel-de-Cuxa dal 1008 a 1035; a Saint-Paul di Py, consacrata nel 1022; a Sainte-Eulalie di Fuilla, consacrata nel 1031; a Santa Maria di Ripoll nel 1038; a Sainte-Marie ad Arles-sur-Tech, consacrata nel 1046, due mesi dopo la morte di Oliva; infine in Catalogna, a Sant Pere di Vic e a Santa Maria di Gerona. In queste nuove fondazioni, a eccezione di Arles-sur-Tech, la decorazione scultorea è limitata all'altare e alle sue immediate vicinanze (baldacchino su quattro capitelli di marmo, elevato nel 1040 al di sopra dell'altare preromanico di Saint-Michel-de-Cuxa). Anche Saint-Martin-du-Canigou (chiesa inferiore consacrata nel 1009; chiesa superiore, consacrata nel 1026), dipende, per la parte romanica, dall'architettura lombarda.Centro privilegiato dell'attività di Oliva fu però Saint-Michel-de-Cuxa, rimodellata dall'intervento di questo abate. Allo stesso periodo va probabilmente riferita la singolare chiesa voltata di Sainte-Marie di Planès, nell'alto Conflent, unica anche per la sua pianta a triangolo isoscele e trilobo intrecciati, evidente simbolo trinitario.Nel R. propriamente detto una scuola molto precoce di scultura si sviluppò dal primo quarto del sec. 11°; conseguentemente, ca. un secolo prima delle realizzazioni tolosane, gli edifici vennero dotati di scultura monumentale. L'architrave di Saint-Génis-des-Fontaines, lastra reimpiegata nel sec. 12° e datata da un'iscrizione al ventiquattresimo anno di regno del re Roberto (1019-1020), è opera dello stesso autore della finestra occidentale scolpita nella vicina abbaziale di Saint-André-de-Sorède, databile alla medesima epoca. In quest'ultima chiesa il maestro scolpì un'analoga lastra - del 1030 ca., reimpiegata probabilmente anch'essa nel sec. 12°, nel portale occidentale, databile, per le parti originarie, al sec. 9° o al 10° - e il paliotto d'altare, ancora conservato e simile per forme decorative. La decorazione ornamentale (racemi, fioroni, intrecci) e la tecnica a bisello del paliotto di Saint-André-de-Sorède dipendono dall'atelier ispano-bizantino di Saint-Génis-des-Fontaines e di Sant Pere de Rodes, ma la forma quadrilobata lo collega alla scuola narbonese di influenza sirobizantina che produsse numerosi paliotti in marmo bianco - alcuni datati con sicurezza da iscrizioni - tra il principio del sec. 10° e la fine dell'11°, quasi tutti circoscritti nella zona della sede metropolitana di Narbona.Nel R. si conservano altri tre paliotti di marmo, lobati: quello della cattedrale di Elne, consacrata nel 1069, quello di Sainte-Marie di Arles-sur-Tech e quello di Saint-Julien di Torreilles, tagliato probabilmente alla fine del sec. 10° nel fondo di un sarcofago di marmo del 4° secolo. A questo stesso atelier va inoltre ascritto il portale originario, del 1025, di Saint-Jean-le-Vieux di Perpignano. Come i capitelli della cattedrale di Elne (prima metà o metà del sec. 9°), la singolare cappella del castello vicecomitale di Taxo-d'Aval, presso Elne, appartiene alla stessa scuola rossiglionese dell'11° secolo. L'ambiente è composto da un'ampia abside semicircolare orientata che conclude una navata divisa in due parti da grandi arcate poggianti su pilastri cruciformi con imposte scolpite; la copertura è costituita da un'unica volta a botte a pieno centro, sostenuta da arcate assiali. Dai pilastri di queste ultime partono archi doppi che ricadono, lungo i muri di gronda, su pilastri, collegati tra loro da archi costolonati.È solamente nel primo quarto del sec. 12° che la decorazione ad archetti di tradizione lombarda compare nel colmo della facciata della cattedrale di Sainte-Eulalie-et-Julie di Elne. Succeduta a una chiesa della fine del sec. 9° e consacrata soltanto nel 916, ricostruita a partire dal 1030, essa è a pianta basilicale a tre navate, con tre absidi semicircolari; l'abside principale, ornata di arcate esterne di tradizione carolingia, presenta alla base un'absidiola rialzata. Questa, oggi distrutta, corrispondeva a una cripta sopraelevata, destinata a ospitare le reliquie dei santi patroni. Un'iscrizione su una lapide è relativa alla consacrazione, nel 1069, della tavola d'altare lobata di ispirazione narbonese, che potrebbe risalire al secolo precedente. Il paliotto d'argento, donato nel 916 dal vescovo Helmerade, fratello del conte Gausbert, incorporato a un retablo dello stesso metallo nel sec. 14°, fu distrutto nel 1724. La navata era coperta, nel sec. 11°, da capriate a vista su archi diaframma che svolsero la funzione di travi maestre nel momento in cui fu voltata a botte a pieno centro nel 12° secolo. Questa copertura fu probabilmente contemporanea al rafforzamento delle strutture superiori della chiesa e alla costruzione di un possente campanile con base quadrangolare nell'angolo sud della facciata occidentale, al tempo del vescovo Udalgar di Castellnou (1130-1148); la fortificazione dell'edificio era conseguenza delle incursioni dei saraceni che ancora occupavano le isole Baleari. Per questa stessa ragione il vescovo Artal III, successore di Udalgar, autorizzò nel 1156 gli abitanti di Elne a fortificare la città alta e la città bassa.L'ultimo quarto del sec. 11° e il primo terzo del 12° videro nel R. la diffusione della riforma gregoriana, sostenuta con tenacia da Roma, sotto l'impulso di Cluny. Strumento privilegiato della riforma - oltre ai legati pontifici - fu l'Ordine dei canonici regolari di s. Agostino, che cominciò a operare nella regione a partire dal 1060, anche attraverso la fondazione dei priorati di Sainte-Marie di Serrabone (1082), di Sainte-Marie di Corneilla-de-Conflent (1097), di Sainte-Marie di Espira-de-l'Agly (1136) e di Sainte-Marie di Espira-de-Conflent (fondato in una data che deve risalire al primo terzo del sec. 12°). Nel sec. 12° l'Ordine riservò un grande spazio alla decorazione scultorea.Ma è ancora Saint-Michel-de-Cuxa a svolgere un ruolo primario; dal primo terzo del sec. 12° nel chiostro edificato intorno al 1130, per opera dell'abate Gregorio (1120-1146), si sviluppò una scuola di scultura nuova rispetto alla precoce tradizione propriamente rossiglionese dell'inizio del sec. 11°, di cui l'ultima opera è la decorazione della facciata di Sainte-Marie di Arles-sur-Tech (1036-1046).Si deve al maestro del chiostro e al suo atelier anche il grande portale della vicina chiesa di Saint-Jacques di Villefranchede-Conflent, del 1130 ca., prototipo di una serie di portali scolpiti rossiglionesi del 12° e 13° secolo. I capitelli, attualmente dispersi, del chiostro di Espira-de-l'Agly, forse del 1150 ca., dipendono dalla stessa scuola. L'abate Gregorio fu eletto arcivescovo di Tarragona nel 1137, ma rimase fino alla morte, nel 1146, a capo del monastero.Probabilmente intorno al 1140 un secondo maestro, proveniente dall'atelier del chiostro, comparve nella tribuna di Saint-Michel-de-Cuxa, smembrata alla fine del sec. 16° e rimontata in parte nel chiostro. I capitelli, sui quali poggiava la volta della tribuna, si distinguono da quelli del primo atelier per formato minore, proporzioni leggermente differenti e per l'uso del trapano. Allo stesso maestro vanno ascritti i portali di Saint-Jacques di Villefranche-de-Conflent e di Sainte-Marie di Brouilla, nonché le sculture, datate dall'atto della consacrazione al 1151, della chiesa del priorato di Serrabone: portale e capitelli della facciata settentrionale; capitelli della finestra absidale; galleria del chiostro meridionale; tribuna, che rappresenta una seconda edizione, in piccola scala e con qualche variante, di quella di Saint-Michel-de-Cuxa. Sfortunatamente la tribuna sembra essere stata spostata e, in questa occasione, invertita; ciò comportò la distruzione di parte delle pitture murali della navata (Discesa di Cristo agli inferi), coeve al monumento, delle quali restano tuttavia tracce di una Crocifissione e alcuni dettagli, attualmente nascosti dai fianchi della volta su crociere ogivali, identiche a quella di Saint-Michel-de-Cuxa, ma restaurate in modo inopportuno.Serrabone custodisce i capolavori del Maestro delle Tribune, un tempo noto come Maestro di Serrabone, ormai giunto all'apice della carriera. L'artista raffigura sia temi decorativi e zoomorfi, derivati da Saint-Michel-de-Cuxa (per es. leoni, aquile, personaggi), sia soggetti nuovi: 'centauri' (in realtà leoni con il torso umano), che domano leoni o che cacciano cervi, i tre arcangeli e Satana, raffigurato sotto forma di dragone, scimmia o serpente. L'intensa vitalità di animali e personaggi, l'eleganza e la padronanza nel trattamento delle figure fanno dell'opera di Serrabone il culmine della scuola rossiglionese del 12° secolo. Come a Saint-Michel-de-Cuxa, nella facciata principale sono trattati temi apocalittici (Agnello pasquale, Tetramorfo, arcangeli) ed è presente la stessa cornice ornamentale a rosette squadrate, palmette e racemi di semipalmette, abitata da animali.L'influenza di questo maestro sembra si sia protratta fino alla fine del sec. 12° e anche oltre. È indicativo il caso del chiostro della cattedrale di Elne, iniziato nell'ultimo quarto del sec. 12° sotto il vescovo Guillem Jorda (1171-1186) - raffigurato sulla lastra sepolcrale nella galleria sud più antica -, dove vengono riproposti sia la maggior parte dei temi cari al maestro che operò a Serrabone sia soggetti nuovi (stambecchi affrontati, angeli raffigurati come sirene-uccelli), realizzati con notevole precisione tecnica, ma con maggiore freddezza esecutiva. Il complesso, scolpito nel marmo bianco di Ceret, è il più integro della regione, sebbene le gallerie occidentale e settentrionale siano state eseguite nel corso del 13° e quella orientale nel primo terzo del 14° secolo.Anche la ricca decorazione scultorea della chiesa priorale di Corneilla-de-Conflent è opera del maestro che lavorò al chiostro di Elne e della sua bottega. Il priorato agostiniano, fondato nel 1097 dal conte di Cerdagne Guillem Jorda presso la propria residenza invernale, alla vigilia della sua partenza per la prima crociata, era stato realizzato reimpiegando la chiesa parrocchiale, a tre navate di stile lombardo, probabilmente fatta edificare dall'abate Oliva. Un campanile a pianta quadrata di fattura lombarda fiancheggia l'angolo sudoccidentale della chiesa. Tra il 1097 e il 1100 i canonici costruirono sul lato nord della navata un piccolo chiostro attiguo del quale oggi sopravvive la galleria meridionale, lungo il muro settentrionale - costituita da arcate in muratura di pietre squadrate -, sormontata in origine da una galleria superiore, oggi scomparsa. Nell'ultimo quarto del sec. 12° la parte orientale della chiesa fu interamente ricostruita in muratura di pietre squadrate.Nel corso della stessa campagna fu realizzata la nuova facciata occidentale con un portale monumentale e una finestra superiore, ornati da colonne e capitelli di marmo. I quattro capitelli del portale, decorati con fogliame e stambecchi affrontati, sono identici a quelli del chiostro di Elne. Sul timpano vi sono la Vergine in maestà e l'iscrizione in versi leonini: "Heredes vite Dominam laudare venite per quam vita datur mundus per eam reparatur". Per le condizioni di conservazione, la chiesa di Corneilla-de-Conflent è il più completo esempio nel R. dell'architettura romanica del 12° secolo. Vi sono custodite inoltre tre sculture in legno policromo, raffiguranti la Vergine seduta con il Bambino, una delle quali, la sola originaria della chiesa, deve risalire alla prima metà del sec. 12°; sono conservati anche sei altari romanici di marmo, tra i quali l'altare maggiore in marmi policromi.Del chiostro dell'abbaziale di Saint-André-de-Sorède, databile al terzo quarto del sec. 12°, distrutto nel 16°, restano nove capitelli (uno solo in loco), collegati anch'essi alla scuola di Saint-Michel-de-Cuxa; i più antichi capitelli del chiostro superiore di Saint-Martin-du-Canigou, completato nel primo terzo del sec. 13°, sono opera della stessa bottega di Saint-André-de-Sorède, sebbene siano di qualità più scadente. Vanno inoltre ricordati, fra le opere di scultura romanica dei secc. 12°-13°, il portale di Sainte-Marie a Touluges e quello di Espira-de-l'Agly, ascritto a una bottega italiana che aveva già lavorato alla cattedrale di Urgell. Personalità di spicco della scultura della regione nell'ultimo quarto del sec. 12° è il Maestro di Cabestany (v.).Il chiostro in marmi policromi di Saint-Génis-des-Fontaines, realizzato nel decennio 1270-1280, rappresenta un'eccezione, poiché, sebbene ancora pienamente romanico, non segue la tradizione di Saint-Michel-de-Cuxa. I capitelli cubici di tradizione bizantina, pur riproponendo alcuni soggetti tradizionali, come le sirene-pesci che tengono la loro doppia coda, danno largo spazio a motivi zoomorfi, ispirati alla fauna locale (trota, tartaruga marina, salamandra o rana), e araldici, già apparsi nei capitelli della seconda serie (sec. 13°) di Saint-Martin-du-Canigou. Le opere migliori di Saint-Génis-des-Fontaines sono tuttavia i capitelli con protomi umane angolari. Questo edificio vide così sia gli esordi della prima scuola di scultura romanica del principio del sec. 11° sia l'epilogo della corrente artistica protrattasi ancora nell'ultimo quarto del 13° secolo.L'arte gotica si affermò nel R. solo a partire dalla prima metà del sec. 14° e quasi esclusivamente, almeno per l'architettura, a Perpignano, divenuta la capitale continentale del regno di Maiorca (v.).Molti dei castelli altomedievali, documentati dal sec. 9° al 10°, situati sulla zona montuosa in cima a pendii scoscesi, sono da molto tempo in rovina. Costituiti da una cinta perfettamente adattata al suolo roccioso, non presentavano torri di fiancheggiamento, ma generalmente un donjon. Vanno citati, nell'Albères, sul confine meridionale, il castello di Ultrera (Vulturaria), i due castelli di Les Cluses (Clausurae), tutti di origine romana, riutilizzati nel Medioevo, ma distrutti nel sec. 17° da Sébastien Vauban. Sul confine settentrionale, sul sito di un'antica fortezza, il castello di Opoul (Oped) era il più degno di nota, insieme a quello di Salses-le-Château, di origine romana. Nel Vallespir, il castello di Cabrenç, insieme di tre fortezze su speroni rocciosi, dominava la parte nord della regione. Quella più antica e più imponente, posta a un'altezza maggiore delle altre, sprovvista di torri di fiancheggiamento, risale almeno al sec. 11°; più in basso la torre mediana, difesa da un rivestimento di muratura fortificato, munita di feritoie, è del sec. 13°; ancora più in basso la torre nord, alta e quadrangolare, circondata da un fossato, è una costruzione del 14° secolo. Il castello di Montferrer, in una posizione naturale analoga, è ancora più in rovina, come quello di Corsavy. Nel Conflent si possono citare, tra gli altri, il castello comitale di Rodès, del sec. 11°, e quelli di Mosset e di Paracols, documentato nel 10° secolo. Del castello comitale carolingio di Pomers, citato nell'865, non restano che il basamento di una torre quadrangolare e una cappella in parte preromanica. Inoltre, i conti di Cerdagne, poi di Besalú, signori della catena delle Corbières, avevano edificato, su picchi inaccessibili, i castelli di Puilaurens, di Peyrepertuse, di Quéribus e di Aguilar, che divennero, a partire dal trattato di Corbeil del 1258, fortezze reali e furono in gran parte ricostruiti o ampliati.Infine, dall'Alto Medioevo, sulle zone montuose erano situate numerose torri di vedetta: le più antiche avevano pianta quadrangolare; le più recenti e meglio conservate, a pianta circolare, furono realizzate nei secc. 13° e 14° a Castell-Rossello, Argelès-sur-Mer (La Massane), Port-Vendres (Madeloc), Tautavel e Goa, nel Conflent.Nella pianura rossiglionese, il castello vicecomitale di Taxo-d'Aval e quello comitale di Pujols, del quale resta principalmente una bella torre quadrangolare, risalgono all'11° secolo. Sulla costa, quello di Collioure, di origine romana, è una costruzione reale del 13° secolo. Nell'entroterra, il castello vicecomitale di Castelnou, edificato intorno al 990, privo di torri di fiancheggiamento, fu in gran parte ricostruito nei secc. 13° e 14°, epoca in cui anche il villaggio sottostante venne provvisto di una cinta muraria fortificata, munita di torri cilindriche.Tra il sec. 13° e il 15° le città e i villaggi della regione furono fortificati: Ille-sur-Têt è tra le città che hanno conservato gran parte della cinta muraria, insieme a Villefranche-de-Conflent, fondata intorno al 1090 dal conte di Cerdagne Guillem-Ramon, che costituiva un potente blocco. Di quest'ultima, ricostruita in gran parte nel sec. 17° da Sébastien Vauban, sopravvivono soltanto le mura meridionali con le torri cilindriche di fiancheggiamento, del sec. 15°, e una porta romanica del 12° o del 13° secolo.Tra le pitture murali scampate alla distruzione vanno citati alcuni frammenti decorativi romanici del sec. 11° a Saint-Michel-de-Cuxa, gli affreschi della piccola cappella di Casesnoves a Ille-sur-Têt, il cui insieme (Pantocratore, Tetramorfo, Annunciazione, Adorazione dei Magi, Crocifissione) è stato esportato in Svizzera, poco dopo la sua scoperta nel 1953 (Riggisberg, Abegg-Stiftung; Ginevra, Mus. d'Art et d'Histoire); unica testimonianza dell'influenza della pittura mozarabica nel R., le pitture risalgono probabilmente alla fine dell'11° secolo. La decorazione parietale della piccola cappella preromanica di Saint-Martin-de-Fenollar (vegliardi dell'Apocalisse, Pantocratore, Tetramorfo, Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi, Partenza dei Magi, Vergine in gloria), dipendenza di Arles-sur-Tech, databile al primo terzo del sec. 12°, rivela influenze franco-italiane. Allo stesso artista viene attribuito ciò che resta dell'affresco absidale della vicina chiesa di Les Cluses (Pantocratore, arcangeli, Tetramorfo) e, almeno alla stessa bottega, sono riferibili le pitture della cappella superiore, dedicata a s. Michele, dell'abbaziale di Sainte-Marie ad Arles-sur-Tech, datata dalla consacrazione al 1153. Altri frammenti, di minore importanza, sono a Notre-Dame del Roure (Tallet) e nella chiesa priorale di Marcevol, nel Conflent.Scoperti, in parte, solo di recente e attualmente in corso di restauro sono gli affreschi dell'abside, dell'arco trionfale e del timpano che lo sormonta della chiesa priorale di Notre-Damede-Vilar a Villelongue-dels-Monts; essi costituiscono un insieme importante, parzialmente conservato, che sembra risalire alla metà del 12° secolo. Un paliotto in legno dipinto (Pantocratore, apostoli), del sec. 12°, oggi a Saint-Jean di Perpignano, proviene dalla Cerdagne; un altro, raffigurante lo stesso tema, di fattura decisamente bizantineggiante, dipinto su pergamena, del 1200 ca., conservato a Sainte-Marie di Oreilla, nel Conflent, proviene da Saint-Martin-du-Canigou.Delle numerose statue di Madonne in trono con il Bambino del sec. 12° si possono citare quelle di Saint-Martin-deCamélas, di Saint-Pierre-et-Saint-Félix a Calmeilles, di Montbolo nel Vallespir e di Sainte-Marie a Corneilla-de-Conflent, prototipo di numerose altre. La Vergine di Notre-Dame-de-la-Victoire a Thuir, in piombo fuso, dorato e colorato, del 1200 ca., è un'eccezione, testimone dell'esistenza di un percorso di pellegrinaggio che collegava Notre-Dame di Le Puy-en-Velay, attraverso l'Alvernia, alla Catalogna. La vicina Cerdagne ne ha conservato un numero maggiore: la più antica, a Saint-Jean-Baptiste di Dorres, eccezionale per ieraticità, può forse risalire all'11° secolo. Dei numerosi crocifissi di legno policromo conservati, alcuni risultano vestiti alla maniera del Cristo del duomo di Lucca, con la tunica che scende fino ai piedi. Due esempi di questa tipologia sono custoditi nella chiesa di Saint-Vincent a La Llagonne e nella cappella della Trinité, presso Boule-d'Amont (1200 ca.).L'epoca romanica ha lasciato nel R. opere di lavorazione del ferro, bandelle a volute scanalate del sec. 12° (per es. Saint-Martin-de-Camélas, Castelnou, Saint-Féliou-d'Amont, Saint-Pierre della Serre, la Trinité, Palada, Serralongue, Prats-de-Mollo, Vinçà) e grandi candelabri di ferro forgiato, del sec. 11° (Camélas, Fuilla, Villefranche-de-Conflent, Corneilla-de-Conflent).Opere di transizione dal Romanico al Gotico sono inoltre il grande crocifisso in legno dipinto, del 1330 ca., di Saint-Jean di Perpignano e il Cristo giacente di Villefrache-de-Conflent. Pienamente gotica e di evidente influenza francese, la statua in legno dorato e dipinto della cappella di Saint-Pierre di Villefranche potrebbe essere il capolavoro di uno scultore francese. Sempre al primo terzo del sec. 14° appartiene la grande statua policroma di legno dorato di S. Cristoforo e il Bambino, nella chiesa di Vernet, presso Perpignano. Tra le tavole di legno dipinte, la chiesa di Saint-Come-et-Saint-Damien a Serdinya, nel Conflent, conserva il retablo gotico della Crocifissione, opera notevole di influenza francese, datata al 1342. Infine, il retablo di alabastro scolpito dedicato alla Vergine con il Bambino, della chiesa di Sainte-Marie a Corneilla-de-Conflent, è datato al 1345 e firmato dallo scultore Jaume Cascalls (v.).
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