rossore
Unico esempio in If XIV 78 un picciol fiumicello, / lo cui rossore ancor mi raccapriccia. L'interpretazione del colore indicato dal sostantivo varia, a seconda che si accetti o meno l'opinione tradizionale, per la quale il fiumicello sarebbe il Flegetonte stesso o una diramazione di esso.
Il primo a mettere in dubbio tale identificazione fu lo Zingarelli (in " Bull. " XIII [1906] 8 ss.), per il quale " il color rosso è... differente nei due fiumi danteschi: il primo è di sangue, l'altro di un rossore raccapricciante, qualche cosa di vivido, come il rosso della lava vulcanica, che è ben diverso dal vermiglio ".
Evidentemente la tesi dello Zingarelli si basa sul fatto che D., quando aveva incontrato le acque del Flegetonte, non aveva dimostrato un particolare senso di ‛ raccapriccio ', come invece dimostra nel passo in questione. Ma si deve considerare che D. aveva scorto il fiume del settimo cerchio molto da lontano (If XII 46-54) ed era stato distratto dall'apparizione dei centauri (vv. 55 ss.) e dall'osservazione delle anime immerse in esso (vv. 103 ss.); al contrario, nel caso di XIV 78, D. è solo, con Virgilio, sul confine di un deserto infocato, e ha agio di osservare che " questo fiumicello era orribile per la sua rossezza, in quanto pareva sangue " (Boccaccio); per il Tommaseo " era orribile a vedere quel sangue tra il fosco della selva, il rosso del foco, il gialliccio della rena "; per lo Steiner " il paragone istintivo coi limpidi e chiari rivi terreni suscita... disgusto e orrore ".
Come si vede i commentatori moderni confermano la tradizione vulgata, convalidata dal fatto che entrambi i fiumi infernali vengono in un certo senso paragonati al Bulicame di Viterbo (non esplicitamente in XII 117 e 128, esplicitamente in XIV 79). È stato avanzato il dubbio se si tratti " di un rosso come di sangue guasto, corrotto " (Pietrobono) o di " un rosso-vivo particolare, con immediata suggestione di sangue " (Mattalia).