ROTA
. È il nome di una delle più antiche varietà dell'arte canonica. Nate in Inghilterra nella prima metà del sec. XIII, le rote (talvolta dette anche rotule) rappresentano, nel campo del canto profano medievale, il tipo della canzone raffinata, quella cioè che si vale degli artifici del canone, cari alla polifonia nel suo primo fiorire, e particolarmente alla polifonia inglese. Questa infatti mantenne tale sua predilezione nei catch, in cui la canzone a canone continuò la sua vita fin quasi ai giorni nostri. È infatti della fine del Settecento la costituzione in Inghilterra del Catch Club; sorto allo scopo di tenere vive, nell'esecuzione e nella composizione, le antiche tradizioni dello scherzo vocale canonico.
La rota ebbe le sue propaggini in altri paesi con forme affini, come la rode francese, il Rädchen tedesco, e, solo per la struttura canonica, la caccia dell'Ars Nova fiorentina.
La parola rota richiama, nella sua etimologia, il principio ciclico, presente anche in un'altra forma medievale, il rondeau o rondellus. L'affinità quindi tra i due tipi di canzone profana sta nel fatto del ritorno in giro di una idea melodica. Tale ritorno è polifonico nella rotula; è invece in successione melodica (alternativa tra il couplet solistico e il refrain corale) nel rondeau.
Uno dei più famosi esempî di rotula è il Summer-canon (Canone dell'estate) del monaco dell'abbazia di Reading, John Simon di Fornsete, risalente al 1240. È una composizione a sei voci (quattro tenori e due bassi) basata su un doppio canone: l'uno a tema corto, affidato alle due voci gravi come basso ostinato; l'altro svolto dalle quattro voci superiori con più lungo respiro e con singolare freschezza di fraseggio. Poeticamente descrittivo, il canone di Fornsete presenta, anche per questo, una sottile e lontana affinità estetica con le cacce fiorentine di oltre un secolo dopo.