ROTHSCHILD
. La fortuna della casa R., che fu dal 1820 al 1848 la maggiore potenza finanziaria d'Europa, ha origini molto modeste. Sebbene le memorie della famiglia sembrino risalire al secolo XVI, la sua ascesa non si inizia che alla fine del Settecento. Lo stesso Meyer Amschel R. (1743-1812), che si considera come il fondatore della casa, non era alla vigilia della rivoluzione francese che uno dei tanti piccoli mercanti del ghetto di Francoforte sul Meno, che univa all'esercizio del commercio di antichità quello del cambiavalute. La sua ascesa, lenta dapprima e poi di una rapidità meravigliosa, è dovuta, oltre che alle attitudini personali e all'eccezionale attività del padre e dei cinque figli, all'importanza internazionale che raggiunse appunto in quegli anni il mercato di Francoforte, specialmente come mercato dei cambî, alle occasioni quasi senza interruzione, si combatterono dal 1792 al 1815, e dai rapporti di affari che Meyer Amschel R. riuscì a stringere con Guglielmo IX, langravio di Assia, che, in possesso di un'enorme ricchezza mobiliare, ne impiegava una gran parte in operazioni di credito di tutti i generi e alle più varie categorie di persone, e aveva bisogno per questo di numerosi agenti che gli servissero da intermediarî e spesso anche da prestanomi. Approfittando dell'occasione, che la sua competenza in materia di monete antiche gli aveva offerto, di prestare qualche piccolo servizio al principe, appassionato collezionista, ma giovandosi assai più dei rapporti di amicizia stretti col suo amministratore Buderus (col quale più tardi stipulò un vero contratto di società, tenuto naturalmente segreto), Meyer Amschel poté ottenere alcuni incarichi di carattere cambiario e finanziario, che, a poco a poco, vinta, con la tenacia che sarà sempre caratteristica della famiglia, la diffidenza del langravio, andarono moltiplicandosi, tanto che egli poté sollecitare e ottenere il titolo di "agente di corte", la prima e la più modesta delle numerosissime cariche onorarie, di cui i varî membri della famiglia tennero a farsi insignire da piccoli e grandi stati, non tanto per vanità, quanto per farsene uno strumento nell'esercizio della loro attività finanziaria. Gli affari per conto del principe assunsero un'importanza e una delicatezza del tutto particolari dopo il 1806, quando Guglielmo dovette abbandonare il suo stato e rifugiarsi nel Holstein. È una pura leggenda, diffusa forse dai R. stessi per mezzo del loro primo biografo ufficiale, quella dell'intero patrimonio mobiliare del principe fuggitivo affidato a Meyer Amschel e amministrato con tale scrupolo da poter restituire, nel 1813, l'intero capitale con gl'interessi accumulati. In realtà il principe riuscì a portare con sé nella fuga una parte cospicua del denaro contante e dei titoli di credito, e seguitò ad amministrare personalmente, anche da lontano, il suo patrimonio. Ai R. non furono consegnate che quattro casse di documenti, che essi si limitarono a custodire senza mai aprirle. Ma è vero invece che Meyer Amschel, con i due figli maggiori, Amschel Meyer (nato nel 1773) e Salomone (nato nel 1774), seguitarono a occuparsi attivamente degli affari del principe, compiendo frequenti viaggi, anche con gravi rischi, per tutelare i suoi interessi, e assicurare l'impiego ai suoi capitali e la riscossione, spesso molto difficile, dei suoi crediti. Come contropartita, oltre alle provvigioni riscosse sugli affari che si compivano per loro mezzo, essi ottennero il vantaggio di godere per qualche tempo la disponibilità di forti somme e di compiere in proprio nome, sebbene per conto del langravio, operazioni finanziarie di grandi proporzioni, che giovarono moltissimo ad affermare il loro nome, fino allora del tutto sconosciuto, fra quelli delle maggiori case bancarie d'Europa.
Intanto le guerre napoleoniche e il blocco continentale offrirono l'occasione ai R. di estendere la loro attività in altri campi anche più lucrosi, traendo grande vantaggio dall'iniziativa presa, fin dal I798, dal terzo dei figli di Meyer Amschel, Nathan (nato nel 1777), di occuparsi in prima linea dell'acquisto e dell'invio a Francoforte di manufatti inglesi e di prodotti coloniali. Stabilitosi a Manchester con una somma di 20.000 sterline, Nathan, che era il più intelligente dei fratelli, riuscì in meno di sei anni a triplicare quel capitale, e si trasferì a Londra, dove - naturalizzatosi inglese - fondò la prima filiale della casa di Francoforte, e non solo diede un fortissimo impulso all'attività commerciale, in un momento particolarmente favorevole a chi volesse affrontare i rischi del blocco, ma aggiunse a quella anche l'attività bancaria e le operazioni di borsa. Dopo il 1810, il sistema delle licenze, introdotto da Napoleone, gli permise di valersi dell'opera del fratello James (nato nel 1792), stabilitosi allora in Francia, per spedire al di là della Manica grosse somme di moneta inglese, che quegli poi, col mezzo di cambiali tratte su banchieri spagnoli, riusciva a far pervenire al generale Wellington, che si trovava allora in grande penuria di denari. Dal 1813 al 1815, i R. possono dare un'estensione assai maggiore a questa forma di affari, assumendosi in misura assai rilevante i trasferimenti e la mobilitazione dei sussidî inglesi alle potenze dell'Europa centrale, e riuscendo per tale via a entrare in rapporti di affari con la Corona austriaca, e a guadagnarsi la fiducia e l'appoggio del Metternich, che più tardi fu loro prezioso per vincere, dopo molti tentativi inutili, l'opposizione del senato di Francoforte e ottenere, nel 1822, che agli Ebrei di quella città fosse concessa la parità quasi completa dei diritti con gli altri cittadini.
A guerra finita la famiglia R., che ha già raggiunto una ricchezza cospicua, e una rete e una varietà di affari estesissima, ha ormai costituito, oltre alla casa madre di Francoforte, diretta dal maggiore dei fratelli, Amschel, tre filiali importantissime, a Londra (Nathan), a Parigi (James) e a Vienna (Salomone), a cui si aggiunge nel 1821, in occasione dell'intervento austriaco nel Napoletano, la filiale di Napoli, diretta dal quarto dei fratelli, Carlo, e destinata a durare fino alla caduta dei Borboni.
Intanto l'indirizzo dell'attività dei R. si sposta, e si esercita di preferenza nell'emissione dei prestiti pubblici, che essi assumono dapprima in consorzio con altre banche private e poi, sempre più frequentemente, da soli. L'assunzione, fra il 1816 e il 1848, di numerose e spesso fortissime emissioni di prestiti dell'Austria, della Prussia, della Francia, dell'Inghilterra, della Russia, del Regno delle due Sicilie e del Ducato di Parma, per una somma di molte centinaia di milioni di lire oro, si risolse in generale con grande successo e con utili fortissimi per i R., che si potevano giovare della loro posizione dominante nelle borse di Londra, di Vienna, di Parigi, di Francoforte per raggiungere in breve tempo una quotazione di quei titoli a un prezzo molto superiore a quello di emissione.
Naturalmente questi utili, che in certi casi si elevavano in pochi mesi al 20% della somma impegnata, si accompagnavano anche a rischi gravissimi, quando l'emissione fosse fatta alla vigilia di un'imprevedibile crisi di borsa aggravata talvolta da una crisi politica, come avvenne dopo la rivoluzione di luglio, quando alla discesa impressionante dei titoli di stato si aggiunse, in un primo momento, una levata di scudi contro quelli che, per i loro rapporti strettissimi col Metternich, erano considerati come i banchieri della Santa Alleanza.
Ma, nonostante le perdite gravissime subite nel 1830-1831, i R. riescono a superare felicemente la crisi e, guadagnatasi abilmente la fiducia di Luigi Filippo senza perdere quella di Metternich, riprendono con fortuna crescente la loro ascesa.
Alla funzione di banchieri dei maggiori stati europei, per cui la loro influenza politica, rafforzata da un servizio privato di posta e un servizio di informazioni invidiati spesso dai più potenti uomini di governo, sale prima del 1848 a un'altezza mai toccata, si aggiunge ora quella del finanziamento di grandi imprese industriali.
Già prima del 1830, Nathan, che era il più intraprendente dei fratelli e che viveva in un ambiente economico assai più progredito, si era messo su questa via, interessandosi direttamente alle costituzioni di società di navigazione e di una fra le maggiori compagnie inglesi di assicurazioni, e ottenendo nel 1833, con l'acquisto delle miniere di Idria e di Almadén, il monopolio del mercurio. Iniziatesi poi sul continente le costruzioni ferroviarie, i R. vi impegnano capitali fortissimi e diventano i massimi finanziatori delle società concessionarie in Francia, in Austria e in molti altri paesi europei, fra cui alcuni degli stati italiani.
La rivoluzione del '48 portò un colpo assai più grave e decisivo di quella del '30 alla potenza politica della famiglia R., indebolita poi dalla morte quasi contemporanea di tre dei fratelli (Amschel, Salomone e Carlo), avvenuta nel 1855 (Nathan era morto fin dal 1836), che allentò i vincoli fra le varie case, togliendo alla ditta quel carattere di unità familiare che era stata una delle sue forze maggiori. Intanto, nella rapida fioritura capitalistica ché caratterizza il Secondo Impero, i R. vedono sorgere dei concorrenti temibili e audaci, fra i quali primeggiano i fratelli Pereira. La lotta si chiude col trionfo dei R. e con la caduta del Crédit Mobilier; e i R. sono chiamati ancora una volta a rappresentare nella vita pubblica francese una funzione importantissima quando, dopo la guerra del '70, essi prestano malleveria per il pagamento dell'indennità di guerra alla Germania e partecipano in larga misura all'emissione del prestito dei 5 miliardi. Nello stesso tempo i R. d'Inghilterra riacquistano, durante il governo di Disraeli, l'antica influenza, e hanno la parte principale nell'acquisto delle azioni del Canale di Suez.
Ma ormai, almeno in Europa, l'epoca del dominio dei banchieri privati volgeva al tramonto, e ad essi subentravano, anche e sopra tutto nell'esercizio del credito, le grandi società anonime. I R. conservano la potenza che deriva dalla grande ricchezza accumulata; seguitano a occuparsi di affari bancarî, ma lo fanno ormai attraverso la società a cui essi partecipano, e il loro nome, se compare spesso per opere munifiche di beneficenza e di mecenatismo, per iniziative generose come quella della colonizzazione palestinese, si incontra sempre più raramente nelle cronache finanziarie. Le cinque case, chiusa nel 1860 quella di Napoli, e nel 1901 quella di Fracoforte, si riducono a tre, anzi, per le gravi perdite subite dopo la guerra dai R. di Vienna, si può dire alle due sole di Parigi e di Londra.
Bibl.: E. Demachy, Les Rotschild, Parigi 1896; I. Balla, Die Rothschild, Berlino 1912; Ch. v. Berghöffer, Meyer Amschel Rotschild, Francoforte sul M. 1923; A. Dietz, Frankfurter Handelgeschichte, voll. 5, Francoforte 1921-1925; R. Ehrenberg, Die Fugger, Rotschild, Krupp, 3ª ed., Jena 1925; F. C. Corti, Das Haus Rotschild, voll. 2, Lipsia 1927-28 (trad. fr. in 2 volumi, Parigi 1929-1930); M.F. Ravage, Glanz und Niedergang des Hauses Rothschild, Hellerau 1930.