contraffazione, rotte ed economia della
contraffazióne, rotte ed economia della. – Per tracciare una geografia in grado di cogliere le dinamiche del fenomeno contraffattorio è necessario tenere conto dello sviluppo cronologico subito dalla produzione in questo campo, con diverse localizzazioni e specializzazioni. Se si può indicare il Sud-Est asiatico come la fonte principale delle contraffazioni in quanto titolare del 70% della produzione mondiale, con Cina, Corea del Sud e Taiwan fra i paesi più interessati, l'analisi dei sequestri dimostra come anche l'America Meridionale sia diventata un'area a elevatissima concentrazione di produzioni contraffatte e pirata. Secondo il rapporto Customs and IPR 2009 della World custom organization, su un totale di oltre 290 milioni di prodotti contraffatti sequestrati nel 2009 dalle dogane mondiali, il 34% dei sequestri è avvenuto nella zona asiatica e pacifica, il 30% in Europa, il 18% in Medio Oriente, il 14% in America e soltanto lo 0,7% in Africa. In Europa, il primato delle produzioni contraffatte è detenuto da paesi come la Spagna, alcune Repubbliche ex sovietiche (in partic. le tre Repubbliche baltiche, l'Ucraina e la Bielorussia), la Polonia, la Romania, la Turchia e la Grecia. Tuttavia, uno dei casi emblematici dell'Europa occidentale è rappresentato dall'Italia, dove s'intrecciano, con ingenti interessi della criminalità organizzata, produzione locale, particolarmente presente in Campania, Lazio, Lombardia e Toscana, e commercializzazione di beni contraffatti importati, per i quali peraltro si è verificato sul territorio nazionale un incremento rilevante dei sequestri (dal 5%, nel 2008, all'11%, nel 2009, del totale europeo). Qualsiasi settore merceologico è aggredibile dalle produzioni contraffatte: gli abiti, le calzature, gli occhiali da sole e tutti i capi di moda, in quanto beni ad alto valore aggiunto, ossia ricchi di creatività, design ed elementi innovativi. I progressi dell'industrializzazione e delle tecnologie hanno comportato un'evoluzione anche in questo campo, offrendo la possibilità di falsificare non soltanto oggetti d'arte e di lusso, ma soprattutto beni di largo consumo e prodotti informatici: generi alimentari, vini, giocattoli, compact disc musicali, software, parti meccaniche, pezzi di ricambio per veicoli a motore e così via. Il fenomeno della falsificazione ha raggiunto dimensioni economiche assai rilevanti: l'OCSE valuta in 250 miliardi di dollari il controvalore del commercio internazionale dei soli prodotti contraffatti o piratati (The economic impact of counterfeiting and piracy, 2008), la Banca mondiale stima il volume d'affari della contraffazione in 350 miliardi di euro, equivalente al prodotto interno lordo di 150 dei paesi meno ricchi (World Development Report, 2008). In Italia, secondo il Censis (Centro studi investimenti sociali), nel 2008 il commercio del falso, riferito al mercato interno, avrebbe prodotto un fatturato di circa 7 miliardi di euro, con una perdita per il bilancio dello Stato in termini di mancate entrate fiscali di oltre 5 miliardi di euro; il superamento definitivo del fenomeno si potrebbe tradurre in quasi 130 mila nuovi posti di lavoro (Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare, 2011, Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale). In ambito enogastronomico, quattro sono le pratiche più comuni di falsificazione dell'identità dei cibi e delle bevande: appropriazione dell'identità merceologica oppure aziendale; manipolazione dell'età (date di scadenza alterate); false indicazioni sull'origine geografica. La parte più consistente del falso made in Italy presente sul mercato mondiale non proviene certamente dall'Italia: si tratta di un vero e proprio esercito di prodotti e di vini, alcuni dei quali sfruttano indebitamente nei paesi in cui vengono realizzati la fama dei prodotti e dei vini italiani, assumendo sembianze e denominazioni che li riconducono a produttori e località italiani. Per le paste alimentari, in America Meridionale, Australia, Svizzera e alcuni Stati della UE, vengono utilizzate, con chiare finalità imitatorie dell'origine geografica, denominazioni dei formati in lingua italiana come spaghetti, fettuccine ecc.; confezioni dotate di nomi commerciali italiani, emblemi, paesaggi e richiami più o meno espliciti alla bandiera italiana. Nomi italian sounding sono utilizzati ugualmente nel caso di conserve di pomodoro, salumi, oli d'oliva, formaggi e vini sui mercati di Stati Uniti, Canada, Australia e America Latina. Un notevole rischio per la salute e la sicurezza dei bambini è rappresentato dalla produzione e commercializzazione di giocattoli falsi, realizzati in assenza dei dovuti controlli sulla tossicità delle materie plastiche e dei tessuti sintetici di cui sono in massima parte costituiti. La componentistica meccanica è un altro settore fortemente interessato dalla contraffazione, che si manifesta attraverso la produzione di ricambi non originali, imitazioni di pezzi standard, tutti economicamente convenienti, ma non altrettanto sicuri e controllati quanto quelli autentici. Negli ultimi dieci anni si è assistito a un aumento vertiginoso nella produzione e distribuzione di farmaci contraffatti. Diverse sono le modalità di alterazione dei farmaci: principi attivi in rapporto quantitativo errato, additivi tossici in luogo di sostanze medicinali, principi totalmente inefficaci, date di scadenza modificate. Le vie mondiali interessate dal racket dei medicinali sono molto complesse e difficili da individuare. Tuttavia, in linea di massima si può affermare che l'Asia sia il maggiore produttore, mentre l'Africa e l'America Latina sono i luoghi finali di distribuzione e consumo. La Russia e l'Ucraina sono emersi come paesi produttori interessati da grandi volumi d'affari. La distribuzione si avvale anche della via telematica: Internet offre l'opportunità di acquisti online, spesso poco sicuri e privi di garanzie. Le organizzazioni criminali responsabili della sofisticazione di farmaci disperdono le loro tracce attraverso rotte distributive sempre variabili: la produzione asiatica, realizzata in India e Cina, viaggia alla volta dell'Australia, oppure del Canada e della Repubblica Ceca, prima di raggiungere i mercati finali. Nell'area della pirateria musicale, i rapporti dell'IFPI (International federation of the phonographic industry) identificano le nazioni con percentuale critica di mercato interessata dal fenomeno. Tra queste, nel 2005: Brasile (52%), Cina (85%), India (56%), Indonesia (80%), Messico (60%), Pakistan (59%), Paraguay (99%), Russia (66%), Spagna (24%), Ucraina (68%). Le fonti di approvvigionamento dei dischi pirata (musicali, ma anche multimediali) sono le più disparate: venditori ambulanti, amici e colleghi di lavoro, condivisione e diffusione in Internet, negozi. Azioni antipirateria sono promosse attivamente in modo coordinato a livello internazionale e singolarmente nei vari paesi. Nel settore dell'elettronica, anche il campo del software non è esente da pirateria. Un pacchetto software originale concede il diritto di utilizzazione a chi lo acquista. Il contratto di licenza, dunque, è valido per una sola installazione del software, mentre copie plurime e scambi fra soggetti non autorizzati costituiscono atti di pirateria. La diffusione della pirateria del software a livello mondiale raggiunge tassi elevati in tutte le aree del pianeta, anche se la maggiore incidenza del fenomeno si rintraccia nell'Europa dell'Est e in America Latina. In Europa occidentale si può ricavare un tasso medio del 34% circa ma, considerando un livello disaggregato dei dati, si riscontrano percentuali più elevate in paesi come l'Italia, la Spagna e la Grecia.