ROVIGO (XXX, p. 196; App. I, p. 984; II, 11, p. 754)
La città ha avuto un certo sviluppo demografico in quest'ultimo decennio. Alla data del censimento 1951 il comune contava 46.484 ab. presenti e 45.862 residenti, distribuiti in 14 frazioni di censimento, che contavano tutte, meno una, oltre 1000 ab. e sette oltre 2000 ab. Di più vi è da notare che oltre 13.000 ab. (quasi il 30%) vivono nelle case sparse. La frazione di censimento di R., ove trovasi la città, contava poco più di 21.000 ab. dei quali 17.588 nel centro urbano e gli altri quasi tutti viventi in case sparse. Al censimento del 15 ottobre 1961, la popolaz. residente nel comune era di 45.271 ab., il che, tenuto conto dell'aumento demografico naturale medio, significa l'esistenza sicura di fenomeni di emigrazione che possono trovare le loro cause in una situazione di area sottosviluppata e priva della spinta verso nuove possibilità di sviluppo. Lo scarso incremento demografico postbellico spiega altresì le non rilevanti modificazioni nella struttura morfologica della città, che tuttavia ha visto il rinnovarsi di alcuni quartieri periferici, come quello che è sorto intorno alla ricostruita stazione ferroviaria. Lento, ma tuttavia sensibile è il progresso industriale e più notevole quello agricolo-commerciale. Notevoli anche alcune iniziative culturali che si appoggiano all'Accademia dei Concordi, ricca tra l'altro d'interessanti documenti ancora in parte inediti.
La provincia contava, alla data del censimento del 1951, 350.850 ab. presenti e 357.963 residenti, ridotti a 276.804 al 15 ottobre 1961, il che conferma un sensibile saldo demografico passivo, dovuto, oltre che ad una contrazione del bilancio naturale, ad emigrazione piuttosto sensibile. Con tutto ciò la densità relativa (174 ab. per km2) resta superiore a quella media dell'Italia. Carattere precipuo dell'insediamento di questa provincia è la ripartizione della popolazione vivente in centri (175.800 ab., poco meno della metà); solo circa 59.000 ab., pari a meno di un quinto, risiedono nei nuclei e poco più di un terzo del totale (circa 124.000) nelle case sparse. Tale situazione del 1951 non è attualmente molto mutata, giacché è un fatto legato alla prevalenza dell'economia agricola e alla sua struttura sociale.