rovinare (ruinare)
Con costrutto intransitivo, nel senso di " venir giù ", " cadere a precipizio ", in If XX 35 ei gridavan tutti: " Dove rui, / Anfïarao? perché lasci la guerra? ". / E non restò di ruinare a valle / fino a Minòs che ciascheduno afferra, e XXXIII 133 Ella ruina in sì fatta cisterna; / e forse pare ancor lo corpo suso / de l'ombra che di qua dietro mi verna. Vale invece " esser costretto a scendere ": Mentre ch'i' rovinava in basso loco, / dinanzi a li occhi mi si fu offerto / chi per lungo silenzio parea fioco (I 61); ugualmente in Pd XXXII 138 contro al maggior padre di famiglia / siede Lucia, che mosse la tua donna / quando chinavi, a rovinar, le ciglia.
Figuratamente, per " precipitare alla rovina, a una fine miserabile ", nel passo di Cv IV VII 9 Elli non sanno dove rovinano, che traduce da Prov. 4, 18 " nesciunt ubi corruant ". In Rime dubbie XI 8 la biltà vostra, peregrina / qua giù fra noi, soverchia mia natura, / tanto che quando ven per avventura / vi miro, tutta mia vertù ruina, vale " distruggersi ".
Con costrutto intransitivo pronominale, detto di un fiume in piena, in Pg V 123 come ai rivi grandi si convenne, / ver' lo fiume real tanto veloce / si ruinò, che nulla la ritenne.