ROVO
. Nome volgare del genere Rubus (Linneo, 1707) della famiglia Rosacee. I Rubus sono erbe o arbusti di un tipo speciale (il fusto sotterraneo, legnoso, produce lunghi getti aerei, che fioriscono appena nel secondo anno e poi si seccano); i fusti aerei sono cespugliosi, eretti, penduli o prostrati, quasi sempre muniti, come le foglie, di aculei. Foglie di rado semplici o pennato-composte, per lo più palmato-composte a 3-5 (raramente 7) foglioline dentate; stipole più o meno concresciute col picciolo. Fiori disposti in grappoli semplici o composti, a 5 sepali, 5 petali bianchi, rosei o rossi, stami e pistilli numerosi; questi, liberi l'uno dall'altro, sono impiantati su una sporgenza del ricettacolo; ognuno di essi ha 2 ovuli, di cui uno di solito abortisce. Il frutto, giallo, rosso o spesso nero-violaceo, è composto di tante piccole drupe ed è conosciuto volgarmente col nome di mora, che, per distinguerla dai cosiddetti frutti del moro o gelso, viene detta mora di rovo o di macchia.
I Rubus hanno grande interesse sistematico per lo straordinario polimorfismo, che trova riscontro nella stessa famiglia nei generi Rosa, Alchemilla e Potentilla. Finora sono state descritte più di 3000 entità, di cui parecchie sicuramente ibride, che si raggruppano in circa 300 specie principali. Sono diffuse quasi ovunque, ma soprattutto nell'Emisfero settentrionale. Molte specie sono diffusissime in Italia; le più comuni sono: R. fruticosus L., siepi, sottobosco, incolti, dove, come il seguente, forma spesso macchie impenetrabili; R. ulmifolius Schott (italiano: rovo di macchia), nelle stesse stazioni; R. tomentosus Borkh., nei punti più secchi; R. caesius L., nei luoghi umidi; R. saxatilis L., sui monti; per il R. idaeus L. v. lampone.
Le specie di maggiori dimensioni sono usate per fare siepi. Le more sono mangiate fresche o usate per conserve e sciroppi. Le foglie e i frutti immaturi contengono molto tannino.