Baker, Roy Ward
Regista cinematografico inglese, nato a Londra il 19 dicembre 1916. Nella sua lunga carriera, svoltasi in Inghilterra (con un intervallo a Hollywood) dagli anni Trenta fino agli Ottanta, ha dimostrato la sua versatilità dirigendo film appartenenti a generi diversi, anche se ha raggiunto l'apice del suo stile anarchico e innovativo realizzando, per la casa di produzione Hammer, uno dei più interessanti film di fantascienza del periodo, Quatermass and the pit (1967; L'astronave degli esseri perduti), e alcuni originali horror.Abbandonati presto gli studi, entrò nel 1931 come garzone di bar presso la casa di produzione Gainsborough, divenendo aiuto regista dopo soli tre anni; vi rimase fino al 1939, quando, scoppiata la Seconda guerra mondiale, fu arruolato nel reparto cinematografico dell'esercito. Tra il 1940 e il 1946 collaborò a una serie di documentari bellici girati alle dipendenze dello scrittore Eric Ambler, con cui avrebbe lavorato spesso anche in seguito. Passò alla regia di lungometraggi nel 1947, dando inizio a un'attività prolifica e diseguale. Il suo primo film, The October man (1947; Prigioniero della paura), tratto da un romanzo di Ambler, introduce subito le caratteristiche tematiche e figurative di B.: tensione narrativa, analisi del personaggio in frangenti drammatici e in situazioni atipiche, sapiente uso di una messa in scena al contempo elegante e asciutta. Giunto negli Stati Uniti nel 1951 sull'onda della curiosità suscitata dalla sua opera d'esordio, vi rimase otto anni (tre dei quali sotto contratto con Darryl F. Zanuck della Fox) e vi diresse alcuni film che testimoniano un'abilità fuori della norma nel destreggiarsi tra convenzioni produttive e scelte di grande originalità, fra cui il racconto fantastico I'll never forget you (1951; La grande passione) e il notevole dramma psicologico Don't bother to knock (1952; La tua bocca brucia), che vide per la prima volta Marilyn Monroe in un ruolo da protagonista. Terminata l'avventura hollywoodiana, B. tornò in Gran Bretagna, dove si attirò l'interesse della critica con A night to remember (1958; Titanic, latitudine 41 nord), la prima ricostruzione realistica del tragico affondamento del transatlantico, che ha rappresentato il modello primario per la spettacolare versione del 1997 di James Cameron. Affinate le proprie doti stilistiche, B. si dilettò nell'arte dello spiazzamento del pubblico, alla continua ricerca di storie inattese e paradossali, come dimostra The singer not the song (1961; Il coraggio e la sfida), curioso esempio di western inglese, moderno e disincantato. Con l'approdo alla Hammer, B. diventò a tutti gli effetti un regista di punta della cinematografia nazionale, ottenendo grandi successi. Dapprima con Quatermass and the pit, terzo episodio di una serie assai popolare, poi con l'horror. Negli anni Settanta infatti B., con un linguaggio visionario e barocco, ha inserito in questo genere anche il gusto dell'ambiguo e il fascino di un erotismo macabro. Dopo Scars of Dracula (1970; Il marchio di Dracula), l'ultimo film inglese dedicato al conte della Transilvania, interpretato da Christopher Lee, nel 1971 ha diretto sia Vampire lovers (Vampiri amanti), tratto dal racconto Carmilla di J.Sh. Le Fanu, sia Dr. Jekyll and sister Hyde (Barbara, il mostro di Londra), una rivisitazione in chiave ironica e paradossale del testo classico di R.L. Stevenson. L'anno successivo ha girato uno dei più interessanti film a episodi inglesi, Asylum (La morte dietro il cancello), e nel 1974 si è accostato con humour ai miti del vampirismo e alle arti marziali in The legend of the seven golden vampires (La leggenda dei sette vampiri d'oro). L'ultima parte della sua carriera è stata dedicata soprattutto alla televisione (per la quale aveva lavorato precedentemente, contribuendo al successo di alcune note serie), che ha sfruttato le sue capacità di professionista solido e affidabile. Nell'autobiografia (The director's cut. A memoir on 60 years in film and television, 2000) ha ripercorso tutte le tappe del suo lavoro in cui ha saputo combinare intelligentemente estro e competenza.
Hammer, la casa dai mille volti, Catalogo della VI Mostra internazionale del film di fantascienza e del fantastico, Roma-Milano 1983, con testi di M. Zatterin, in partic. pp. 8-19; P. Bruni, Il cinema northern. Storia del cinema horror e di fantascienza, Chieti 1996, pp. 196-98.