BORCHARDT, Rudolf
Poeta tedesco, nato a Königsberg il 9 giugno 1877. Visse per molti anni in Italia, e, con predilezione, in antiche città di provincia, a Lucca, a Pistoia. Appartenne in origine, per lo meno spiritualmente, al gruppo del George, e vi rappresentò, insieme con Hofmannsthal, la corrente più sensibile alle forme della poesia romanza; poi si staccò dagli antichi compagni d'arte con una polemica che ebbe accenti aspri, specialmente contro il Gundolf. Sugli ultimi sviluppi del pensiero estetico del gruppo, le sue idee (v. Das Gespräch über Formen, 1905; Rede über Hofmannsthal, 1907; Stephan Georges Siebenter Ring, 1909) ebbero, pur fra i contrasti, una certa ripercussione. L'estrema tensione abituale al suo modo di pensare e di scrivere e il mistico senso della potenza dell'espressione verbale gli conciliarono invece le simpatie di una parte degli espressionisti. Dotato di una sensibilità rara per i valori stilistici, così che anche sullo stile della poesia italiana del Trecento poté fare sottilissime osservazioni personali (Epilegomena zu Dante, 1923), considera la parola del poeta come un mondo in sé conchiuso e perfetto, che in tutta la sua integrità "come parola" dev'essere sentita e compresa; e, rivaleggiando con George nel tradurre Dante (1921; la traduzione è oggi, 1930, incompleta; e cfr. sul suo metodo Dante und deutscher Dante, 1909), volle renderne anche l'arcaico colore linguistico, ricorrendo a vocaboli e a forme del mittelhochdeutsch, così come già nello scrivere il Buch Joram (1907) aveva ricorso al tedesco della Bibbia di Lutero. Tradusse anche, oltre alla Germania di Tacito (1914), le Imaginary Conversations del Landor (1923) e una scelta di poesia trovadorica (Die grossen Trobadors, 1924), felicemente Swinburne (1919); e, al pari di Swinburne, ha nel virtuosismo verbale il suo pericolo come poeta. E forse più che nei poemi epici e drammatici (Verkündigung, 1920; Die halbgerettete Seele, 1921; Der Durant, 1921; Die geliebte Kleinigkeit, 1923; Der ruhende Herakles, 1924; Klage der Daphne, 1924) e più che nelle stesse sonanti e armoniose liriche (Jugendgedichte, 1920; Vermischte Gedichte, 1924), diede la misura della sua arte in t lune prose, in cui la sua esperienza umana e la sua sensibilità formale si sono composte in sereno equilibrio, come nella Gartenphantasie (1926) o nel bel saggio sulla villa italiana, che apre il primo volume delle Schriften (1920 e segg.). L'ultimo suo volume è una raccolta di scritti varî, e discorsi, in parte ancora polemici (Handlungen und Abhandlungen, 1928).
Bibl.: A. Happ, R. B.s Schriften, in Die neue Dichtung, 1924, p. 142 segg.; J. Nadler, R. B., in Neue Schweizer Rundschau, XX; K. Vossler, Über B.s deutschen Dante, in Neue deutsche Beiträge di Hofmannsthal, I. Cfr. anche il numero unico dedicato al B. da Die literarische Welt, 1926.