BARTOLUCCI, Rufino (Bartholutius, Rufinus; fra' Rufino d'Assisi)
Si hanno notizie del B. a partire dal maggio 1510. Negli Atti capitolari della cattedrale di Padova si ricorda infatti che in quel giorno venne ricevuto "venerabilis sacre theologie magister Dominus Rufinus de Assisio, futurus magister cantus". Dal titolo di "venerabilis magister", che gli viene dato, si può arguire che, all'arrivo a Padova, il B., frate francescano, non fosse tanto giovane - almeno sulla quarantina - per cui si potrebbe porre la sua data di nascita intorno al 1470. Assunto presso il Capitolo della cattedrale di Padova dal 10 maggio 1510 col compito di "clericos musicam docere instruere ac in choro cantare", nei primi anni della sua attività pare che si segnalasse per il restauro di un graduale, per la cura con cui istruì i suoi putti cantori (si ricorda la sua direzione la sera della vigilia dell'Epifania del 1513) e per gli Improperia, Lamentationes et Responsoria, che presentò il 7 apr. 1515, il cui carattere di novità o di eccellenza gli valse un compenso speciale. Il 15 luglio 1517 i canonici gli decretarono un aumento di stipendio, perché potesse pagare la pigione della casa vicino al duomo in cui abitava. In questa occasione si fa menzione per la prima volta del termine "capella", per cui si può ritenere che egli abbia avuto il titolo di "magister capellae". Si ricava inoltre dalla stessa nota, che aveva ottenuto dai suoi superiori l'inconsueto permesso di abitare extra claustrum. La sua attività presso la Cappella musicale del duomo di Padova ebbe termine il 2 maggio 1520, quando il B. passò alla Cappella musicale della basilica di S. Antonio. Dagli scarsi documenti dell'Arca del Santo ben poco si può desumere su questo periodo della sua attività, salvo che essa ebbe termine nel 1532 e subì una interruzione dal 1525 al 1531. A proposito di questa interruzione, la lacuna nelle notizie è stata almeno in parte colmata dopo il recentissimo ritrovamento a Vicenza di un documento del 22 genn. 1528, con firma autografa del B., e di un'annotazione dell'amministratore della Cappella musicale del duomo di Vicenza - in data 31 ag. 1531 - attestante un versamento a saldo al nome del B. per il servizio prestato come maestro di canto. Pare anche che nel 1521 egli sia stato per breve tempo al servizio di Malatesta Baglioni di Perugia. Nell'anno 1537 è attestata la presenza del B. ad Assisi, desumendosi questa notizia da un documento dell'Archivio di S. Francesco, in cui egli viene ricordato nell'atto di proporre "coram magistris et patribus" una questione circa la sistemazione di un nuovo organo nella basilica. Parrebbe quindi che anche nella sua città natale egli ricoprisse incarichi connessi con l'attività musicale della basilica di S. Francesco e godesse di una posizione eminente.
Negli anni 1537-1539 fu eletto "custode" del sacro convento di Assisi, e questo incarico ci permette di ritenere che fosse ormai in età abbastanza avanzazata. Durante una tempestosa riunione del capitolo di Assisi, il 7 ott. 1538, propose di andare personalmente a Roma per trattare col papa Paolo III, che aveva minacciato la spoliazione del convento; ma si preferì agire altrimenti. Nel 1539 fu inviato presso il capitolo di Verona: è l'ultima notizia che abbiamo di lui.
A giudicare dalle numerose lodi e dai frequenti compensi straordinari che il capitolo del duomo di Padova gli decretò, il B. dovette essere un magnifico organizzatore della sua scuola di putti cantori, senza contare che alcuni compositori e maestri di cappella, primo fra tutti Francesco Santacroce, che furono attivi nel periodo immediatamente successivo, furono suoi allievi a Padova e subirono quasi certamente l'influsso del suo stile, sotto certi aspetti innovatore, specialmente per quanto riguarda il diffondersi dell'uso del "coro spezzato". A questo proposito anzi si è voluto vedere nel B., piuttosto che in Adriano Willaert, il vero inventore del "coro spezzato" o "battente": si contesta infatti al Willaert d'esser stato il primo a valersi di quel tipo particolare di doppio coro (coro spezzato in senso stretto) in cui due cori a quattro voci dialogano strettamente fra loro, rispondendosi e talvolta riunendosi, dando vita tuttavia ad una composizione unitaria. A sostegno di questa tesi, si cita una considerazione del Freher, che del B. dice che "primus fecit modos figuratos cum partibus disiunctis, ab Adriano Musicorum Coryphaeo postea probatos", ma quel che più conta è l'esame di alcune composizioni rimasteci del B., in particolare della Missa supra verbum bonum e di alcuni salmi, in cui il dialogo serratissimo porta alla continua rottura dei versetti del testo. Si osserva al contrario il rispetto quasi costante dei versetti nella trattazione per doppio coro di analoghe composizioni del Willaert, e si ritiene questa una valida riprova che non sua fu l'invenzione del "vero" coro spezzato. Vero, è che Venezia in quel volger di tempo subì ampiamente l'influsso fiammingo, documentabile non solo attraverso i nomi dei compositori ivi presenti, ma anche attraverso i repertori musicali, che si ricavano dai manoscritti pervenutici, per cui appare ben difficile stabilire una qualche legittima priorità nell'uso dei nuovi procedimenti stilistici e accertarne uno sviluppo autonomo e originale.
Le opere profane del B. si inseriscono nel clima del nascente madrigale italiano, presentandosi come tentativi di ampliamento della frottola, e mirando, con l'uso accorto della declamazione ritmica, a drammatizzare il testo, in accordo anche con i contemporanei sviluppi della commedia dell'arte. Non va dimenticata infatti la parallela attività di Ruzzante e la corte di begli ingegni di cui si circondò a Padova in quel tempo Alvise Cornaro, mecenate del commediografo.
Del B. rimangono le seguenti opere: Missa supra verbum bonum, a 8 voci in due cori [con l'indicazione Ruphin], Verona, Biblioteca dell'Accademia Filarmonica, ms. N. 218: Messe e Mottetti a 6-10voci di autori francesi dei secc. XV-XVI, ff. 47-49 r (questa messa è attribuita dal Casimiri al periodo padovano del B.); Nove Salmi per cori antifonali ["frater Rufinus Patavinus"], contenuti nel ms. n. 1209: Liber Variarum 2.usch., Bergamo, Biblioteca del Liceo musicale "G. Donizetti" (solo il secondo coro); Dixit a 4 voci, Dixit a 8 voci e Laudate pueri a 8 voci, Treviso, Archivio musicale del Duomo: il primo nel ms. 11, f. 10, gli altri due nel ms. 24, rispettivamente al E 46 e al f. 52. Si noti che i due salmi Dixit e quello Laudate pueri si possono ricomporre interamente mediante l'integrazione del manoscritto di Bergamo con questi di Treviso; Hayme Amor, hayme Fortuna (mascherata) e Venite donne belle (villotta), in Motetti e Canzone. Libro primo, Roma (A. Antico?) s. d. (ma 1521; v.: A. Einstein, A Supplement. An old Music print at the J. P. Morgan Library in New York, in The Musical Quarterly, XXV, 4 [1930], 2 parte, pp. 507-509); Non finsi mai d'amarte (canzone), in Canzoni. Frottole et Capitoli da diversi eccellentissimi musici composti. Nuovamente stampati et corretti. Libro primo De la Croce, Roma, G. G. Pasoti et V. Dorico, aprile 1526 (v.: A. Schmid, Ottaviano deiPetrucci da Fossombrone..., Wien 1845, pp. 113-115); Lassa fare a mi (villotta), pubblicato da F. Torrefranca, in Ilsegreto del Quattrocento, Milano 1939, pp. 474 s.
Bibl.: P. Freher, Theatrum virorum eruditione clarorum, Norimbergae 1688, p. 296 (parte I, sez. III); G. Franchini, Bibliosofia e memorie letter. di scrittori francescani conventuali ch'hanno scritto dopo l'anno 1585, Modena 1693, pp. 600, 602; B. Gonzati, La Basilica di S. Antonio in Padova, Padova 1852, II, pp. 449 s.; A. Isnenghi, La Cappella musicale della Basilica di S. Antonio, Padova 1854, pp. 72 ss.; A. Cristofani, Delle Storie di Asisi libri sei, Assisi 1875, II, p. 264; G. Fratini, Storia della Basilica e del Convento di S. Francesco in Assisi, Prato 1882, pp. 298 s.; G. Tebaldini, L'Arch. musicale della Cappella Antoniana in Padova, Padova 1895, pp. 2-4; D. Sparacio, Musicisti Minori Conventuali..., in Miscell. Francescana, XXV (1925), p. 20; G. Turrini, Catal. descrittivo dei manoscritti musicali antichi della Società Accademia Filarmonica di Verona, Verona 1937, p. 199 (estr.); F. Torrefranca, Il segreto del Quattrocento, Milano 1939, p. 64; R. Casimiri, Musica e musicisti nella Cattedrale di Padova nei secc.XIV, XV, XVI, in Note d'Arch. per la storia musicale, XVIII, 1 (1941), pp. 29-31; 3-5, pp. 101, 124, 136; 6, pp. 184 s., 187-190; Id., Attività musicologica in Italia, ibid., XIX, 1-2 (1942), pp. 20 s.; Id., Il Coro "battente" o "spezzato" fu una novità di A. Willaert?, in Bollett. ceciliano, XXXVII 1, 4 (1943), pp. 65-70; A. Einstein, The Italian Madrigal, Princeton N. J. 1949, I, pp. 135 ss.; G. D'Alessi, Precursors of Adriano Willaert in the Practice of "Coro Spezzato", in Journal of the American Musicological Society, V, Fall 1952, n. 3, pp. 187, 190-210; Id., La Cappella musicale del Duomo di Treviso (1300-1633), Vedelago (Treviso) 1954, pp. 67, 75 ss., 82, 86-88, 103, 209; G. Reese, Music in the Renaissance, New York 1954, pp. 238, 285; G. Mantese, Storia musicale vicentina, Vicenza 1956, pp. 40-42; Répert. Internationale des Sources Musicales. Recueils Imprimés XVIe-XVIIe siècles, I, Liste chronologique, München 1960, pp. 101 s.