RUFINO
– Nulla si conosce di lui anteriormente al 1186. Sono ignoti l’anno di nascita e la famiglia; forse era originario dell’Emilia o della Romagna.
Che Rufino sia stato vescovo di Nola prima di assurgere alla cattedra vescovile di Rimini, sembra un’ipotesi destituita di fondamento. Come presule della città romagnola è attestato con sicurezza nel novembre del 1186, ma resta il dubbio che fosse già in cattedra quando da Verona il 2 ottobre 1185 Lucio III scrisse al vescovo (non specificandone il nome), ai canonici e a tutti i religiosi, regolari e secolari, della diocesi riminese relativamente ai provvedimenti da prendere contro gli eretici patarini.
Certamente nel novembre del 1186 si trovava a Jesi al seguito di Enrico VI e sottoscrisse due diplomi regi come «Rufinus Ariminensis episcopus» (Sora, 1906, p. 533; Leoni, 1810, p. 142).
Il sovrano svevo in quegli anni rappresentava il capo della causa imperiale in Italia ed era impegnato in una decisa azione di forza contro la Chiesa romana. Ci si deve dunque chiedere se la presenza di Rufino presso la corte di Enrico VI dipendesse da un qualche incarico diplomatico, o possa indicare un suo schieramento filoimperiale in quel torno di tempo; tuttavia, in mancanza di ogni informazione al riguardo, la domanda è destinata a rimanere senza risposta.
Al 19 dicembre 1187 è databile una sentenza dell’arcidiacono Ugo a favore del vescovo Rufino nella controversia che divideva quest’ultimo dai canonici della cattedrale circa la divisione delle rendite ecclesiastiche. L’unica altra testimonianza relativa alla sua amministrazione vescovile di Rimini risale al maggio del 1190: si tratta dell’attestazione dell’avvenuto versamento di otto libbre di cera da parte del monastero di Santa Maria in Porto quale canone per otto anni di alcune terre di proprietà dell’episcopato.
Creato cardinale-prete del titolo di Santa Prassede da Clemente III, sottoscrisse per la prima volta come tale una lettera pontificia del 20 agosto 1190.
Nelle sottoscrizioni a privilegi di Clemente III e di Celestino III continuò a definirsi oltre che con il titolo relativo alla sua altissima dignità curiale anche come vescovo di Rimini («Ego Rufinus tituli Sancte Praxedis cardinalis, Arimensis episcopus»: P.F. Kehr, Papsturkunden in Italien, 1977, p. 119; Morel, 1904, p. 294; J. von Pflugk-Harttung, Acta Pontificum inedita, 1886, p. 379; R. Poupardin, Recueil des chartes..., 1932, p. 36; PL, CCVI, a cura di J.P. Migne, 1855, col. 881).
In una data imprecisata tra il 1190 e il 1192 fu inviato a Imola come legato papale per dirimere una controversia tra i canonici della cattedrale imolese di San Cassiano e i chierici della chiesa di San Lorenzo, come risulta da una lettera papale del 25 maggio 1192 indirizzata al preposto e al Capitolo della Chiesa di Imola con la quale si confermava la costituzione emanata da Rufino stesso.
Molto porbabilmente prese parte all’elezione papale di Celestino III nel marzo del 1191. La sua ultima sottoscrizione di un privilegio papale è del 26 luglio di quell’anno.
Errava Clementini (dal quale anche Cappelletti, 1844, p. 394) affermando che Rufino fu presente alla solenne canonizzazione di s. Giovanni Gualberto celebrata a Roma il 1° ottobre 1193, poiché all’epoca egli era ormai deceduto, come si evince da una lettera di Celestino III del marzo 1192 al doge di Venezia nella quale il pontefice ricorda esplicitamente il cardinale come defunto.
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