Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Rufo e Sorano sono medici accomunati dalla nascita ad Efeso e da una pratica medica sotto i regni di Traiano ed Adriano. A Rufo si devono molte opere, alcune delle quali perdute, molti dei quali dedicati alla pratica anatomica; a Sorano, un trattato sulle Malattie delle donne, ispirato ai principi della setta metodica di cui l’autore è illustre esponente, uno dei primi trattati di formazione dell’ostetrica e di neonatologia.
Rufo e Sorano sono conterranei e coevi; nascono ad Efeso, esercitano Rufo sotto il regno dell’imperatore Traiano, Sorano sotto Traiano e Adriano; il primo nella città natale e forse a Roma e in Egitto, il secondo a Roma. Entrambi completano gli studi medici intrapresi a Efeso nella città di Alessandria.
Le notizie su Rufo provengono parzialmente dalle sue opere sopravvissute, in gran parte da opere di autori bizantini, dal lessico Suda, e da autori arabi che, traducendolo e utilizzandolo in modo estensivo, hanno tramandato liste ricche delle sue opere; la tradizione diretta e indiretta ci ha conservato parte del suo lavoro, a differenza di quanto accade per Sorano, esclusivamente dedicato alla medicina. Rimangono, in greco o in latino, i suoi trattati sulle malattie dei reni e della vescica, sulla satiriasi e gonorrea, le Quaestiones medicinales, un trattato sulla denominazione delle parti del corpo, un libro sulla gotta; in arabo le Storie cliniche ed un trattato sull’itterizia. Sappiamo inoltre che ha dedicato lavori, parzialmente o totalmente andati perduti, alla malinconia, la malattia da eccesso di bile nera, su cui la tradizione antica si era a lungo soffermata, includendo nelle sue manifestazioni la letargia, la depressione e le malattie da amore non corrisposto; opere sulla rabbia, sul trattamento delle malattie per via evacuativa o farmacologica (un’opera sul clistere, una sul vomito, una sui farmaci utili nella cura delle ferite), sul regime delle giovani vergini.
I suoi libri sulle malattie dei reni e della vescica dimostrano una buona conoscenza anatomica delle parti del corpo, che egli racconta acquisita, secondo gli standard alessandrini, attraverso la pratica dissettoria sulle scimmie e sugli animali; l’opera relativa all’“indurimento del rene” rappresenta la prima descrizione clinica attenta e fedele delle alterazioni sclerotiche terminali dell’organo. La tradizione medica lo definisce “dogmatico”, ma la sua posizione è sfumata, come dimostrano alcune suggestioni pneumatiche presenti nell’opera sulla malinconia. L’analisi dei suoi scritti sopravvissuti dimostra una sostanziale fedeltà al modello concettuale ippocratico, integrata però da una tendenza eclettica, appoggiata su una profonda conoscenza di autori più recenti e della tradizione anatomica e farmacologica, rappresentata dalle opere di Erofilo, Prassagora e Dioscoride, che Rufo cita espressamente tra le sue fonti. È anche un buon conoscitore della tradizione filosofica antica, che utilizza nella proposizione di un modello di rapporto medico paziente attento alla dimensione psicologica in cui il dialogo e il confronto con l’esperienza dell’ammalato acquistano importanza per la costruzione di una attendibile storia di malattia.
Le notizie su Sorano sono più ricche, malgrado la sua personale reticenza a rivelare informazioni, se non sulla sua opera; il suo nome compare in un’ampia parte della letteratura medica, da Galeno a Ezio a Paolo di Egina, e notizie estensive sulla sua vita sono fornite dal lessico bizantino Suda (e poi da autori cristiani, da Tertulliano ad Agostino). A differenza di Rufo, ha certamente scritto anche opere non mediche, un libro sull’anima, biografie di medici illustri, tra i quali probabilmente Ippocrate, trattati di filosofia ed etimologia; di molte opere mediche fa menzione direttamente, citando, tra le altre, un trattato sulle “comunità” (concetto caratterizzante la scuola metodica, di cui Sorano è esponente), libri sul seme e sulla generazione, sull’igiene, trattati sulle febbri e opere di farmacologia, tre libri sulle malattie acute e cinque sulle croniche, perduti e conservati nell’adattamento di Celio Aureliano.
L’unica opera giunta in greco è un trattato in quattro libri sulle Malattie delle donne (Gynaekia), scoperto nel 1830 in un manoscritto del XV secolo, a Parigi. Il trattato è un’opera destinata a consegnare alla levatrice “colta” tutte le nozioni di ostetricia e di ginecologia necessarie per la riuscita di un parto felice e di una buona qualità della vita del neonato; il primo libro contiene le indicazioni necessarie alla preparazione della buona ostetrica, che deve possedere una formazione culturale che le consenta di leggere e scrivere e poter apprendere nozioni basilari d’anatomia femminile, nonché nozioni generali di igiene; il secondo notizie sul parto fisiologico e sulle sue possibili complicazioni, e istruzioni per l’accudimento del neonato; il terzo, negando teoricamente l’esistenza di una patologia tipicamente femminile, esamina una serie di alterazioni ginecologiche, di cui il quarto libro fornisce il trattamento farmacologico e chirurgico. L’importanza del testo di Sorano, che è la fonte principale a nostra disposizione per la discussione dello stato delle conoscenze ginecologiche in età imperiale, è nella sua impostazione innovativa, modellata sui principi del metodismo ma mai condizionata totalmente da questi (per esempio, uso dell’anatomia, cui il metodismo nega valore): grande attenzione alle necessità fisiche e psicologiche della partoriente, che deve essere affidata a donne di spirito acuto, buona memoria, grande esperienza tecnica e passione che le renda resistenti allo sforzo fisico; in grado di guidare il parto, sorvegliare l’espulsione della placenta, non causare danni per violenza eccessiva nella trazione del cordone ombelicale, ma anche di rassicurare le donne con parole pacate e serietà, forza e dolcezza. Alla maia così formata sarà assegnata la cura del neonato, ma anche la risoluzione di momenti di rischio, come avviene nei parti distocici, in cui il bambino non deve essere estratto con forza, ma respinto indietro e corretto nella posizione, prima dell’espulsione. Le indicazioni terapeutiche di Sorano rispondono pienamente all’approccio graduale e progressivo tipico del metodismo.