Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel XIII secolo nascono le università in Europa. All’interno di alcune di esse vanno diffondendosi linee di pensiero alternative rispetto alla tradizione filosofica dominante, alimentate dalla diffusione del sapere scientifico greco e arabo. Sentendo superato il principio di autorità e inadeguate le conoscenze, si avvia così un rinnovamento culturale che si propone di rivedere le certezze acquisite.
Ruggero Bacone
Pierre de Maricourt
Opus Tertium, Cap. XIII
Conosco un solo uomo che meriti di essere elogiato per il lavoro svolto in questa scienza; egli, infatti, non si cura dei discorsi e dei conflitti di parole, ma ricerca le opere della saggezza nelle quali ritrova il suo ristoro. Ciò che gli altri si sforzano di cercare a tentoni, come il pipistrello la luce del sole al crepuscolo, lui lo contempla in piena luce, perché è il maestro delle esperienze; conosce le cose naturali per esperienza, la medicina, l’alchimia e sia le cose celesti che quelle terrene; si mostra pieno di rispetto quando un profano, una vecchia donna, un soldato o un contadino sanno qualcosa che lui ignora; ha osservato a fondo tutti i lavori dei fonditori, ciò che si fabbrica con l’oro e l’argento, con altri metalli e con tutti i minerali; conosce personalmente tutto ciò che concerne la vita militare e le armi, e i diversi modi di caccia; ha esaminato tutto ciò che concerne l’agricoltura, la misurazione dei terreni e i lavori dei contadini; ha esaminato i rimedi efficaci delle donne anziane, i sortilegi, i loro incantesimi e tutte le arti magiche, così come i trucchi e le astuzie degli illusionisti; affinché niente di quanto si deve sapere gli sfugga e per confutarli nella misura in cui sono falsi e magici.
Mentre a Parigi si analizza minuziosamente l’opera di Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.), a Oxford prende piede un sempre più marcato interesse per le scienze matematiche, fisiche e naturali in conseguenza del dibattito sorto sulla diffusione del materiale scientifico greco e arabo. A Oxford Roberto Grossatesta e Ruggero Bacone sono autori di ricerche originali che promuovono una concezione del mondo fondata sul ruolo della luce e sulle regole geometriche che ne determinano il propagarsi. I ripetuti spostamenti tra Oxford e Parigi fanno di Bacone un testimone oculare importante del rinnovamento della cultura nella seconda metà del XIII secolo. Nelle università di queste due città Bacone vive il processo di acquisizione della scienza araba e l’interpretazione del pensiero aristotelico da parte dell’Occidente latino.
Testimone diretto, Bacone matura la convinzione dell’importanza della conoscenza delle lingue e del contenuto della materia che viene tradotta; le traduzioni in circolazione gli appaiono inaffidabili per l’ignoranza di chi vi si dedica e l’insegnamento universitario non invita a verificare la validità delle dottrine insegnate, ma ad accettarle come vere. Le polemiche indirizzate più o meno direttamente verso Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e altre autorità riguardano in realtà la totalità dei Francescani e Domenicani, dei quali viene criticato non solo l’approccio allo studio, ma anche il curriculum didattico. Quella di Bacone è, insomma, una battaglia contro un modello di cultura che appare inadeguato e denso di errori. Da queste premesse scaturisce l’idea di comporre un’opera nuova, un’enciclopedia del sapere che metta in discussione il principio dell’accettazione di autorità che tali non sono e la forza di un’organizzazione che non intende recepire queste critiche.
Per Bacone la conoscenza è data dalla ragione che deve appoggiarsi sull’esperienza, vera fonte del sapere: quella esterna è la base dell’apprendimento delle scienze naturali, quella interna è l’illuminazione interiore. Ne consegue un dualismo tra verità di fede e verità di ragione. Dal punto di vista metodologico, Bacone sostiene che per mettere in discussione le ipotesi più deboli e incerte che pure vengono con forza divulgate occorre che gli uomini di scienza abbandonino le consuetudini e comincino a sottoporre il loro sapere a serrate verifiche. Particolarmente interessato all’ottica, Bacone affronta temi già cari a Roberto Grossatesta, che nei suoi studi aveva manifestato un vivo interesse per i fenomeni naturali tentando di ricondurli a un principio unico, la luce. Grossatesta aveva infatti sviluppato una teoria in base alla quale il mondo avrebbe avuto origine da un’energia creativa, la luce, che si diffonde da Dio istantaneamente nel caso in cui non incontri ostacoli e che doveva essere identificata con lo spazio stesso, da studiare attraverso la geometria.
Questa concezione metteva a frutto il notevole sviluppo dell’ottica, successivo alla diffusione anche in Occidente degli studi di Alhazen sulla prospettiva. In precedenza le nozioni di ottica erano legate all’interpretazione del pensiero di Platone, per cui la luce era considerata una emissione del fuoco interiore dell’uomo. L’ Opticae thesaurus di Alhazen, composto nei primi decenni dell’XI secolo, descriveva con esattezza l’organo della vista e secondo la teoria che, diversamente da quanto sostenuto fino ad allora, i raggi visivi partissero dall’oggetto per giungere all’occhio. Mettendo a frutto le ricerche di Euclide e Archimede e rifacendosi all’opera di Alhazen, Witelo aveva maturato alcune felici intuizioni sul comportamento della luce quando incontra la superficie dell’acqua e sui colori dell’iride, effettuando importanti esperienze su specchi e lenti colpiti dai raggi del sole.
Anche Ruggero Bacone considera l’ottica la nuova scienza; pur fondando buona parte delle sue leggi sulla geometria, l’ottica di Bacone non esclude dal percorso di apprendimento la sperimentazione, cui spetta verificare la validità delle ipotesi. Anche se le esperienze sperimentali non portarono a particolari risultati, è importante il percorso attraverso il quale Bacone va convincendosi che la scienza debba essere vista come un mezzo per aumentare la potenza dell’uomo sul mondo.
L’idea di Bacone di combinare un serio studio filologico dei testi antichi con la sperimentazione costituisce un messaggio di notevole importanza per la cultura tecnica e scientifica dell’epoca, ancora dominata dalle summae. Ammettere che niente è certo finché non viene sottoposto a verifica sperimentale implicava infatti la messa in discussione dei grandi sistemi di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. Le nuove conoscenze legate allo sviluppo della tecnica non potevano essere confinate in un mondo a parte e le indagini di personaggi come Bacone, Grossatesta e Piero di Maricourt dimostravano l’esistenza di verità nuove, fondate sull’assunto che lo sviluppo delle scienze fisiche non può prescindere dalla prova sperimentale e dall’esperienza diretta per la comprensione dei fenomeni naturali. Si coglie, nell’opera di Ruggero Bacone, la consapevolezza dell’esistenza di un progresso fondato sulla convinzione di riuscire a scoprire nuove verità.
L’esperienza ha dunque un aspetto tecnico e uno scientifico, conduce alla verità e permette di ottenere un certo risultato. Se l’attenzione per gli sviluppi degli studi di ottica è stata di supporto alla nascita di una scienza sperimentale, l’accurata osservazione sperimentale dei problemi relativi alla rifrazione della luce e all’origine dei colori unitamente all’abilità ormai raggiunta dagli artigiani del vetro costituiscono il presupposto per la nuova invenzione degli occhiali, che si diffonde in Occidente nel XIII secolo.