RUGGERO di Lavello
RUGGERO di Lavello. – Nacque a Lavello, in Lucania, tra il 1270 e il 1280. Non ci sono informazioni sulla sua famiglia di origine, non è verificabile l’ipotesi di Davide Aurelio Perini, secondo la quale era membro di una famiglia napoletana per il semplice fatto che visse a Napoli.
Entrò nell’Ordine eremitano e si addottorò in teologia presso lo Studium napoletano dell’Ordine. La sua prima attestazione è datata 1302, quando risulta tra i testimoni dell’atto testamentario di Giacoma Crescenzio, la quale lasciava dodici once d’oro al convento di Sant’Agostino Maggiore di Napoli. Dal documento si desume che frate Ruggero aveva in quell’anno già il titolo di magister sacrae paginae e che insegnava presso il convento napoletano.
Uno storiografo lavellese (Solimene, 1919, p. 23) ha confuso Ruggero con l’omonimo vescovo, presente nella sede lavellese negli anni Settanta del secolo precedente. L’identificazione è da considerarsi inaccettabile per ragioni cronologiche e perché in tutta la documentazione superstite il vescovo di Lavello non è mai definito come frate.
L’omonimo presule di Lavello (di origine, formazione e carriera incerta, non menzionato da Ughelli e Eubel) resse la sede episcopale fra il 1270 e il 1284. Tentò di ripristinare con qualche successo il patrimonio e le entrate della diocesi, fiaccate dalle confische sveve e dalla guerra angioina, con qualche successo presso Carlo I d’Angiò; partecipò nel 1272 a una sinodo provinciale convocata dall’arcivescovo di Bari fra Giovanni Saraceno. Nel 1274 e nel 1283 è attestato nuovamente all’opera per recuperare la chiesa di S. Maria della Speranza (concessa dal re al gran siniscalco del regno Galeran d’Ivry). Non è più attestato dopo il 1284. Erroneamente gli si attribuisce un documento del 1290 concernente, invece, il vescovo di Ravello.
Si può congetturare che fra Ruggero portò avanti la sua attività di maestro per diversi anni, ma non ci sono informazioni più dettagliate sulla sua vita nella città partenopea. Probabilmente per queste sue doti, in un anno non meglio precisato fu inviato al convento agostiniano di Parigi, dove continuò a insegnare teologia e ricoprì la carica di priore nel 1326. Da quel ruolo di prestigio Ruggero ebbe modo di ascendere i ranghi dell’Ordine eremitano. Dopo il priorato di Parigi, infatti, fu scelto come maestro di teologia di tutto l’Ordine nel 1327 e gli fu concesso il titolo di diffinitor generale. Grazie a questa posizione, il frate ebbe la possibilità di muoversi tra l’Italia e la Francia tra il 1327 e il 1335 e risulta tra i dodici maestri chiamati a comporre il consiglio ristretto dell’Ordine in occasione dei capitoli generali tenuti a Parigi nel 1329 e a Venezia nel 1332.
Nonostante i numerosi impegni, non rinunciò all’insegnamento presso lo Studium agostiniano parigino e partecipò alla disputa sulla visione beatifica di Dio del 1334-35, durante la quale rifiutò le posizioni dell’ormai defunto papa Giovanni XXII. Assieme a Dionigi da Borgo Sansepolcro, partecipò al Capitolo generale del 1335 a Grasse, in Provenza, in occasione del quale entrò in contatto con Roberto d’Angiò, re di Sicilia. Questi ne favorì l’ascesa chiamandolo presso la sua corte a Napoli e proponendone la nomina episcopale.
Nel dicembre del 1337, fra Ruggero risulta già titolare della sede di Lucera/Civitas Sanctae Mariae, in Capitanata, e consigliere e famigliare di re Roberto. È probabile, dunque, che il frate si trasferì in Italia tra il 1336 e il 1337 e che al momento della sua nomina e consacrazione fosse presso la Corte napoletana. Qui continuò a risiedere, assieme al confratello fra Dionigi, come dimostra il fatto che non fu mai presente in sede durante i procedimenti giuridici che lo videro coinvolto.
Le cronotassi di Ferdinando Ughelli e di Konrad Eubel non sono d’aiuto nella ricostruzione della sua esperienza episcopale, dato che il primo non fa menzione del suo episcopato mentre il secondo si limita a riportarne il nome.
La nomina del frate agostiniano si collocava nel più ampio progetto di rifondazione cittadina, che re Roberto stava mettendo in campo in quegli anni, dopo la lunga parentesi di confusione seguita alla morte del figlio Carlo di Calabria, signore feudale della città. Il governo pastorale di Ruggero fu energico, volto a rimettere ordine nelle finanze della sede dauna e a riprendere il controllo del patrimonio feudale, usurpato dalla nobiltà locale durante la sede vacante del 1332-36.
Nel 1337 e nel 1338 Ruggero ordinò la visita pastorale dei due monasteri esenti di S. Giovanni in Piano e di S. Bartolomeo, appartenenti all’Ordine celestiniano e siti il primo sul Gargano e il secondo all’interno della città di Lucera. Dispose, a seguito delle visite, la confisca delle rendite, degli animali e dei prodotti agricoli spettanti ai due cenobi per pagare la decima apostolica. Queste azioni diedero inizio a una vertenza tra i monaci e il clero diocesano, conservatasi nelle carte del monastero di Santo Spirito del Morrone e dalle quali si intuisce il vigore del vescovo nel rivendicare la centralità del proprio ufficio nello spazio diocesano. Nel gennaio del 1338 fra Ruggero ottenne dal sovrano un mandato per la restituzione del patrimonio spettante al castello di Apricena, usurpato dagli ufficiali della Corona negli anni della sede vacante. Roberto gli concesse contestualmente la possibilità di riscuotere tutte le decime non percepite dalla curia diocesana in quegli anni, rinunciando a una parte delle rendite delle masserie regie in Capitanata. Nel giugno il vescovo-frate ricorse ancora una volta al sovrano su richiesta del Capitolo della cattedrale per mettere ordine nelle competenze del sacrista e del tesoriere della chiesa madre cittadina, rispettando il privilegio regio di preminenza del re sull’istituzione capitolare lucerina. Il risultato fu l’unione delle due dignità nella persona dello stesso canonico.
Dopo questa data non si hanno più notizie di lui. Con molta probabilità morì tra la fine del 1338 e il 1339, dal momento che il brevissimo episcopato del suo successore, Marino, è da collocarsi nell’anno 1340.
Della sua attività di maestro di teologia si è conservata una Postilla supra librum Sapientiae (Roma, Biblioteca Angelica, Manoscritti, 381). Lo studio paleografico del manoscritto data la postilla tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo; stando ai documenti a nostra disposizione, dunque, questo commento sarebbe da collocare negli anni di studio e di insegnamento presso il convento napoletano. Si ha notizia anche di un commento alle Sentenze di Pietro Lombardo (Bermon, 2007, p. 51), databile tra il 1326 e il 1328, purtroppo non conservato.
Fonti e Bibl.: Sull’esperienza di frate e di maestro di fra Ruggero di Lavello: L. Torelli, Secoli agostiniani, VI, Bologna 1680, p. 778; J.F. Ossinger, Bibliotheca augustiniana, Ingolstadii et Augustae Vindelicorum 1768, p. 499; Chartularium Universitatis Parisiensis, a cura di H. Denifle - H. Chatelain, II, Paris 1889, p. 291; E. Narducci, Catalogus codicum manuscriptorum praeter graecos et orientales in Bibliotheca angelica olim Cenobi Sancti Augustini de Urbe, I, Roma 1893, p. 185; Codex diplomaticus Ord. E. S. Augustini Papiae, a cura di R. Maiocchi - N. Casacca, I, Pavia 1905, pp. 34, 58, 64; D.A. Perini, De conventu S. Augustini Neapolitano. Documenta et notitiae, in Analecta Augustiniana, XII, (1927-1928), pp. 128-158 (in partic. p. 138); Id., Bibliographia augustiniana cum notis biographicis. Scriptores Itali, II, Firenze 1931, p. 151; P. Bermon, L’assentiment et son objet chez Grégoire de Rimini, Paris 2007, pp. 50 s. Sull’esperienza episcopale di fra Ruggero: Lucera, Archivio diocesano, Pergamene, D04; F. Ughelli, Italia sacra sive episcopis Italiae et insularum adjacentium, a cura di N. Coleti, VIII, Venezia 1721, p. 320; K. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi sive summorum pontificum..., Monasterii 1913, p. 315; R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, I, Firenze 1922, p. 479 n. 3; Digestum scripturarum Coelestinae congregationis, a cura di L. Zanotti, rist. anast., II, parte 2, L’Aquila 1994, pp. 551-569. Su Ruggero, vescovo di Lavello: Le pergamene del duomo di Bari (1266-1309), a cura di G.B. Nitto de Rossi - F. Nitti de Vito, Bari 1897, pp. 43 s.; G. Solimene, Frate Ruggiero da Lavello nuovo vescovo della Chiesa di Lavello e scrittore dell’ultimo Duecento, Melfi 1919; I Registri della cancelleria angioina, a cura di R. Filangeri, VI, Napoli 1954, p. 144, XXVII, 1, a cura di J. Mazzoleni - R. Orefice, Napoli 1979, pp. 32, 267, XXXII, a cura di A. Maresca Compagna, Napoli 1982, p. 184; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, Apulien und Kalabrien, II, München 1975, pp. 638 s.