RUGGERO di Parma
RUGGERO di Parma (Ruggero di Salerno, Ruggero Fulgardo, Ruggero Fugardo, Ruggero Frugardo). – Visse ed esercitò l’arte medica in Italia nel XII secolo, ed elaborò un importante trattato chirurgico (il primo nell’Europa latino-medievale) noto anche con i titoli di Rogerina, Practica chirurgiae e Post mundi fabricam stando alle prime parole del testo.
In base agli incipit ed explicit di alcuni manoscritti, si ricava la notizia che Ruggero era figlio di Giovanni: «cirurgia Rugerii filii quondam Iohannis Fulgardi» (Roma, Biblioteca Corsiniana, 1233); «Rugerii filii quondam Iohannis Furgadini» (Torino, Biblioteca nazionale, H.III.41); «cirurgia magistri Rogerii Fugardi» (Cambridge, Trinity College, R.14.41) (Valls, 1996, p. 6). Al contrario, la tradizione manoscritta non permette di stabilire con certezza il milieu culturale cui appartenne Ruggero: Salerno, o Parma e Bologna.
Sia i due codici latini (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conventi Soppressi, J.10.16; Oxford, Merton College, 218) sia i due manoscritti volgari (Londra, British Library, Sloane 1977; Bologna, Biblioteca universitaria, 2836), che si riferiscono a Ruggero con l’appellativo di ‘salernitano’, rafforzano più verosimilmente l’ipotesi di una precoce appropriazione da parte della scuola medica del trattato chirurgico che l’idea di una vera e propria appartenenza di Ruggero all’entourage medico salernitano; anche il rinvio alla tradizione salernitana presente all’interno della Chirurgia («Superfluitas quedam nascitur in capite, que uulgari Salernitano dicitur runa [sic]...»: Sudhoff, 1918, p. 169; «Alcuna superfluità nasce nel capo, la quale al volgare salernitano si dice ‘ruva’...»: Zamuner, 2012a, p. 263) sembra avvalorare l’opinione di una certa ‘estraneità’ di Ruggero rispetto all’esperienza (o meglio alla lingua tecnica) della nota scuola medica (Valls, 1996, pp. 5 s.). Secondo Adalberto Pazzini (1966), infatti, Giovanni Frugardo, padre di Ruggero e originario di Frugård (e non Frügard, come proposto da Pazzini), in Finlandia, giunse in Italia nel 1154 al seguito di Federico Barbarossa per poi stabilirsi a Parma. Nonostante ciò, l’argomento divide ancora gli studiosi (per una sintesi, cfr. Rinoldi, 2009, pp. 330 s., nota 3, il quale richiama inoltre l’attenzione su un manoscritto di probabile committenza sveva: Roma, Biblioteca Casanatense, 1382).
Recenti acquisizioni, che collegano il trattato di Ruggero a radici germanico-longobarde (Keil, 2002), riaprono con nuove prospettive la questione relativa alle origini e soprattutto agli ambienti frequentati da Ruggero: basti considerare la persistenza di principati longobardi in Italia meridionale anche dopo la conquista dei normanni durante l’XI secolo e l’eredità culturale longobarda in Italia settentrionale e in Toscana ben oltre il declino della Langobardia Maior.
Oltre al termine ruva, legato forse al lessico longobardo (Sudhoff, 1918, p. 169, nota 22), affiora nella Chirurgia l’uso di uno strumento denominato clova, «instrumentum, quod assimilatur tenaculis» (Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 376, c. 13v: Sudhoff, 1918, p. 12), proveniente dall’antico basso francone *klobo «gespaltener Holzklotz» (W. von Wartburg, Französisches etymologisches Wörterbuch, XVI, Basel 1959, 334b) e attestato (alla luce delle ricerche fatte finora) unicamente nella Chirurgia di Ruggero (cfr. Artale - Zamuner, in corso di stampa).
La Practica chirurgiae di Ruggero venne compilata intorno agli anni Settanta del XII secolo da un suo allievo, Guido d’Arezzo il Giovane, autore anche del trattato medico Liber Mitis (ed. a cura di P. Licciardello, Ospedaletto 2009). A conferma si legga l’explicit del ms. Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 376, c. 15v: «Hoc opus in lucem et ordinem redactum fuit ab Aretino Guidone [...] [a]nno ab incarnatione domini M°.c°.lxx°, regnante gloriosissimo rege Guillermo feliciter [Guglielmo II, re di Sicilia, 1166-89]. Explicit cirurgia magistri Rogeri F‹r›ugardi a magistro Guidone Aretino suo discipulo persecuta et ab eius doctore laudata» (Sudhoff, 1918, p. 153). Inoltre, in base al ms. Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conventi Soppressi, J.10.16, si ricava che, oltre a Guido d’Arezzo, altri due collaboratori (anonimi) lavorarono alla stesura del trattato chirurgico: «Relatu igitur quorundam sociorum m° c° lxxx, factum fuit seu compositum istud opus, et non a magistro Rogerio solum sed a tribus aliis cum eo» (Puccinotti, 1859, pp. 376, 665).
La Rogerina si snoda in quattro libri, a capite ad calcem: il primo libro tratta le malattie della testa; il secondo quelle del collo; il terzo le patologie degli arti superiori, del torace e dell’addome; il quarto le malattie delle parti inferiori. La teoria e la diagnostica occupano una parte ridotta del trattato, mentre la terapeutica e le tecniche operatorie sono particolarmente sviluppate.
Infatti, la Rogerina si contrappone all’arabismo di Costantino l’Africano, dettando i principi di una chirurgia ‘nuova’, ‘concreta’, ‘oggettiva’, scritta in uno stile conciso (per questo fu molto apprezzata) e basata su un’ampia esperienza personale (Tabanelli, 1972, p. 313); si spiega dunque l’assenza di auctoritates greche (in particolare Galeno) e soprattutto arabe (Avicenna e Albucasis), a differenza dei più tardi trattati chirurgici redatti tra XIII e XIV secolo.
La Chirurgia di Ruggero ebbe un’enorme fortuna se si considerano: i trenta codici (ventinove descritti da Valls, 1996, pp. 320-332, più il ms. Ravenna, Biblioteca Classense, 215) che trasmettono la Chirurgia di Ruggero in lingua latina; le glosse (o meglio additiones) a opera di Rolando Capelluti (o Capezzuti) da Parma, elaborate (forse in seguito a diverse fasi testuali) a Bologna intorno al 1230, e quelle dei Quattro Maestri salernitani, risalenti alla metà circa del XIII secolo; infine, i numerosi volgarizzamenti nelle varie lingue europee: anglo-normanno, catalano (andato perduto), ebraico, francese, inglese, italiano, occitanico.
Il più antico volgarizzamento pervenuto sino a noi, opera di un certo Raimundo Avin(ionensi), è il compendio occitanico in alessandrini (con struttura 8+4, o 4+8), collocato nella prima metà del XIII secolo e trasmesso dal ms. Bologna, Biblioteca universitaria, 2836, di mano catalana dell’ultimo quarto del XIII secolo. Si tratta dell’unico volgarizzamento in versi di tutta la tradizione, che dimostra inoltre una precoce circolazione del trattato di Ruggero in area catalana in epoca anteriore alla prima traduzione oggi perduta. Va inoltre segnalata la versione anglo-normanna, trasmessa dal ms. Cambridge, Trinity College, 0.1.20, che spicca per il ricco corredo iconografico.
La Practica chirurgiae è stata stampata per la prima volta a Venezia – presso Bonetus Locatellus, per Octavianus Scotus – nel 1498 (consultabile all’indirizzo: http://www.bibliotecavirtualdeandalucia.es/catalogo/catalogo_imagenes/grupo.cmd?path=10059 (8 gennaio 2017), assieme ai più importanti trattati chirurgici medievali di Guy de Chauliac (ad apertura della silloge), Bruno da Longobucco, Teodorico Borgognoni, Lanfranco da Milano.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca universitaria, 2836; Cambridge, Trinity College, R.14.41, 0.1.20; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conventi Soppressi, J.10.16; Biblioteca Riccardiana, 2163; Londra, British Library, Sloane 1977; Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 376; Oxford, Merton College, 218; Roma, Biblioteca Corsiniana, 1233; Torino, Biblioteca nazionale, H.III.41.
Ars chirurgica ecc., Venetiis, apud Juntas, 1546; Collectio salernitana, ossia Documenti inediti e trattati di medicina appartenenti alla Scuola medica salernitana, raccolti e illustrati da G.E.T. Henschel - Ch.V. Daremberg - S. De Renzi, I-V, Napoli 1852-1859; F. Puccinotti, Storia della medicina, 2. Medicina del Medio Evo, II, Livorno 1859; A. Thomas, La Chirurgie de Roger de Parme en vers provençaux. Notice sur un ms. de la Bibliothèque de Bologne, in Romania, X (1881), pp. 63-74, 456; Id., La versification de la chirurgie provençale de Raimon d’Avignon, ibid., XI (1882), pp. 203-212; P. Meyer, Manuscrits médicaux en français, ibid., XLIV (1915-1917), pp. 161-214; K. Sudhoff, Beiträge zur Geschichte der Chirurgie im Mittelalter: Graphische und textliche Untersuchungen in mittelalterlichen Handschriften, Leipzig 1918; La chirurgia di M.o Rolando da Parma detto dei Capezzuti. Riproduzione del codice Latino n. 1382 della R. Biblioteca Casanatense Roma, volgarizzamento e note del dott. 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