Mastroianni, Ruggero (propr. Mastrojanni, Ruggero)
Montatore, nato a Roma il 7 novembre 1929 e morto a Tor Vaianica (Roma) il 9 settembre 1996. Fratello minore dell'attore Marcello Mastroianni, fu uno dei più grandi montatori italiani del dopoguerra, dotato di un istintivo senso del ritmo narrativo che gli permetteva di imprimere alle sequenze una sotterranea musicalità, impiegando peraltro tempi di lavorazione estremamente brevi. Tra i numerosi premi da lui vinti, un Nastro d'argento e cinque David di Donatello.
Crebbe alternando gli studi al lavoro nella bottega di ebanisteria del padre. Ottenne giovanissimo un posto come tecnico all'Istituto poligrafico di Stato, che lasciò dopo il servizio militare, quando, nel 1949, iniziò la carriera cinematografica come assistente della montatrice Dolores Tamburini negli stabilimenti romani della SAFA-Palatino. Lavorò anche al fianco di Mario Serandrei, Roberto Cinquini e Otello Colangeli, prima di esordire come montatore in Vento del Sud (1960) diretto da Enzo Provenzale. Si legò poi ad alcuni giovani cineasti emergenti, considerati la risposta italiana alla Nouvelle vague: Francesco Maselli, per il quale montò I delfini (1960), Elio Petri (L'assassino, 1961), Franco Brusati (Il disordine, 1962), Giuseppe Patroni Griffi (Il mare, 1962), Lina Wertmüller (I basilischi, 1963). In quegli stessi anni esplodeva, grazie ai film di Federico Fellini, la popolarità di suo fratello Marcello, e questa circostanza contribuì a consentirgli un accesso privilegiato ai grandi cineasti italiani dell'epoca. Fu proprio montando un film interpretato dal fratello, I compagni (1963), che M. cominciò a lavorare per Mario Monicelli, con il quale avrebbe collaborato in ben ventiquattro film, tra i quali alcuni appartenenti alla parte più acre e nobile della commedia all'italiana, da L'armata Brancaleone (1966) a La ragazza con la pistola (1968), da Romanzo popolare (1974) a Speriamo che sia femmina (1986), per il quale M. ricevette un David di Donatello e il suo unico Nastro d'argento. Dopo il ritiro di Leo Cattozzo montò tutti i film di Fellini, da Giulietta degli spiriti (1965) in poi, ottenendo i risultati migliori nelle articolate geometrie narrative di Amarcord (1973), che si avvolgono a spirale attorno al tema della memoria. Apprezzato non solo per l'abilità di montatore, ma anche come prototipo della disincantata saggezza dell'artigiano romano, M. venne scelto da Luigi Magni (regista per il quale aveva già lavorato in Nell'anno del Signore…, 1969) come coprotagonista ‒ a fianco del fratello ‒ di Scipione detto anche l'Africano (1971), dove interpretò con umorismo scettico e amaro il ruolo di Scipione l'Asiatico. Questa prova d'attore rimase un episodio isolato nella sua carriera, che si dipanò negli anni Settanta al fianco dei maggiori registi italiani. Sostituì Serandrei, deceduto, come montatore di Luchino Visconti, di cui firmò tutti i film da La caduta degli dei (1969) fino all'ultimo, L'innocente (1976). Collaborò a lungo con Petri, imprimendo un ritmo incalzante al thriller politico Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e a molti altri suoi film, da Un tranquillo posto di campagna (1968) a La classe operaia va in Paradiso (1971). Fu il montatore prediletto di Marco Ferreri, insieme al quale lavorò in una decina di film, da Touche pas la femme blanche (1974; Non toccare la donna bianca) a Diario di un vizio (1993). Fu di lunga durata la sua collaborazione con Francesco Rosi, per il quale elaborò una scrittura di montaggio asciutta ed essenziale, soprattutto in Uomini contro (1970) e Il caso Mattei (1972); venne colpito dall'infarto che gli risultò fatale proprio mentre era impegnato in uno dei suoi film, La tregua (1997), il cui montaggio venne portato a termine da Bruno Sarandrea, e per il quale a M. fu attribuito postumo il David di Donatello.
Tra gli altri registi con cui lavorò vanno ricordati Nanni Loy, Liliana Cavani, Luigi Comencini, Franco Giraldi, Gianfranco Mingozzi, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Mauro Bolognini, Roberto Faenza, Giuliano Montaldo, Alberto Sordi, Pasquale Squitieri.
F. Cuel, Ruggero Mastroianni, in "Cinématographe", 1981, 72, pp. 24-26; S. Masi, Conversazione con Ruggero Mastroianni, in S. Masi, Nel buio della moviola: introduzione alla storia del montaggio, L'Aquila 1985, pp. 96-111; R. Keller, Ruggero Mastroianni, in "epd Film", 1992, 8, pp. 12-19.