FLOR, Ruggiero di
L'unica fonte per il primo periodo della vita del F. è il cronista catalano Ramon Muntaner. Secondo il suo racconto il F. nacque nel 1267 a Brindisi, ultimo figlio del falconiere tedesco dell'imperatore Federico II Riccardo Blum e di una ricca dama della città. Il padre morì nella battaglia di Tagliacozzo (1268), e quando il F. aveva otto anni un templare di Marsiglia lo prese con sé sulla sua nave, promettendo alla madre di fame un cavaliere dell'Ordine. Nella flotta templare il F. fece rapidamente carriera e già a sedici anni fu creato dal gran maestro dell'Ordine frate servente. Poco dopo ottenne anche il comando sulla principale nave della flotta.
Dopo la caduta di San Giovanni d'Acri (1291) il F. trasse in salvo a Cipro e a Marsiglia una serie di nobili e di donne, nonché un cospicuo tesoro. Tuttavia. poco dopo questa spettacolare fuga fu incolpato dal gran maestro dell'Ordine di essersi appropriato di grossa parte del denaro. Non appena ebbe sentore di queste accuse, il F., che nel frattempo era stato espulso dall'Ordine, abbandonò Marsiglia e si recò a Genova, dove con denaro preso in prestito comperò una galera. Quindi si diresse per mare a Catania e offrì i suoi servigi al duca Roberto di Calabria, che nel 1300-1301 da quella città conduceva azioni militari contro Federico III di Sicilia. Il duca rifiutò l'offerta del F. e questi, sempre nel 1301, entrò al servizio del suo rivale, il re aragonese di Sicilia Federico III.
Gli studiosi hanno a lungo prestato fede a questo racconto, sebbene il cronista catalano sia noto per la coloritura fantastica e leggendaria conferita alla vita dei suoi "eroi". In effetti, un falconiere Riccardo Blum non è attestato in nessun documento di Federico II né di Manfredi o in un'altra fonte cronistica. Suscita sospetto anche la narrazione che il cronista dà della fuga da Acri, dell'espulsione dall'Ordine templare e dell'offerta di aiuto a Roberto d'Angiò. Merita credito solo la notizia della nascita del F. a Brindisi, che viene confermata da diversi documenti.
Contrariamente a quanto afferma il Muntaner, nel 1300 il F. si trovava ancora nel Regno di Napoli, ma all'inizio del 1301 Ci fu evidentemente una rottura tra lui e Carlo II d'Angiò a causa della quale il F. passò al servizio del sovrano aragonese della Sicilia. Per conto di Federico III nella primavera del 1301, con una flottiglia di cinque navi, condusse una fruttuosa spedizione contro gli Angioini sulle coste della Puglia, nella quale riuscì ad impadronirsi ripetutamente di navi cariche di granaglie. Le cibarie e le merci predate furono impiegate per soccorrere diverse città della Sicilia colpite dalla carestia, ovvero vendute per pagare le guarnigioni dislocate in Sicilia e in Calabria. Nell'estate 1301 il F. condusse una seconda scorreria sulle coste di Maiorca, della Catalogna e della Provenza. Quando, alla fine dell'estate 1301, Roberto d'Angiò attaccò Messina dal mare e da terra, fu soprattutto merito del F. se la città ridotta alla fame non cadde nelle mani del nemico. Nell'autunno infatti il F. riuscì a caricare di grano dodici galere a Sciacca e quindi a forzare il blocco posto dalla flotta angioina davanti a Messina. I considerevoli successi ottenuti dal F. sul mare dovettero consigliare Federico III a nominarlo alla fine del 1301 viceammiraglio della flotta siciliana e a conferirgli la signoria feudale sui castelli di Tripi e Licata nonché le entrate dell'isola di Malta.
La stipula della pace di Caltabellotta (29 ag. 1302), che poneva fine alla prima fase del conflitto tra Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia, portò a radicali cambiamenti in tutto il Mediterraneo. Ne furono investiti anche gli almogavari, le truppe mercenarie catalane, che sinora avevano combattuto dalla parte di Federico III, e lo stesso F., che era loro comandante. Bonifacio VIII, infatti, su richiesta del gran maestro dell'Ordine dei templari Jacques de Molay, chiese a Federico III la consegna del F. che poco prima era stato espulso dall'Ordine, probabilmente a causa dei suoi atti di pirateria.
Il comportamento del re siciliano verso gli almogavari e il loro condottiero era piuttosto ambiguo. Da un lato queste truppe turbolente costituivano un pericolo per la pace, dall'altro il re non voleva rinunciare alla sua arma più efficace, dato che il carattere provvisorio della pace di Caltabellotta faceva prevedere nuovi sviluppi militari. Obiettivo di Federico dovette perciò essere quello di collocare gli almogavari in una posizione di riserva fuori dalla Sicilia, da dove le truppe avrebbero potuto essere richiamate in caso di bisogno.
L'interlocutore naturale del F. era l'imperatore bizantino Andronico II. I Turchi all'inizio del XIV secolo erano riusciti a sottomettere quasi tutta l'Asia minore e a ridurre il dominio bizantino a una sottile fascia costiera tra Nicea ed Efeso. Dato che le annate bizantine si erano dimostrate impotenti di fronte alla minaccia turca, Andronico cercava con urgenza rinforzi. Si presentò così l'occasione per il F. che, d'accordo con Federico III, nella primavera 1303 offrì i suoi servigi all'imperatore. Per sé pretese la mano della nipote dell'imperatore e figlia dello zar bulgaro Giovanni Asen, Maria, nonché il titolo di "megadux" (comandante generale della flotta); per le sue truppe richiese quattro mesi di stipendio anticipato. Al "basileus", nella situazione disperata in cui si trovava, non rimase altra scelta che accettare le richieste del F.; così dopo poche settimane i due inviati tornarono in Sicilia con una crisobolla imperiale con la quale Andronico nominava il F. "megadux" e si dichiarava pronto a soddisfare anche le altre richieste. All'inizio di agosto 1303 il F. con 36 navi e 5.000 fanti poté prendere il mare. Nel settembre 1303 la flotta arrivò a Costantinopoli. Qui la compagnia catalana ricevette una solenne accoglienza e fu celebrato il matrimonio tra il F. e la nipote dell'imperatore.
Prima ancora che i Catalani marciassero contro i Turchi in Asia minore scoppiarono scontri armati con i Genovesi, che risiedevano numerosi in città. All'origine dei contrasti fu un prestito di 20.000 ducati che il F. aveva contratto presso mercanti genovesi per finanziare la spedizione e che ora l'imperatore non voleva (o non poteva) estinguere. Ma il vero motivo del conflitto era il timore di un'espansione commerciale dei Catalani anche nel bacino orientale del Mediterraneo.
Dopo la nomina di Ferran d'Aunés ad ammiraglio ("magnus drongarius") della flotta catalana, la compagnia, congiuntamente alle truppe alane guidate dal loro comandante Georgios, nell'ottobre 1303 si portò a Cizico sulla costa meridionale della Propontide assediata dai Turchi. Qui il F. riuscì a sbaragliare il nemico, ma la stagione avanzata mise fine alle operazioni militari e i Catalani svernarono a Cizico. All'inizio di marzo 1304 il F. tornò con una piccola scorta a Costantinopoli, dove, secondo le clausole del contratto, riscosse il soldo delle sue truppe per altri quattro mesi e stabilì con Andronico che la compagnia catalana in primavera sarebbe corsa in aiuto di Filadelfia assediata dai Turchi. Dopo il ritorno del F. a Cizico il 15 marzo 1304 eventi imprevisti lo costrinsero tuttavia a rinviare la partenza per l'Anatolia interna.
All'inizio di maggio 1304 il F. si mosse finalmente con 6.000 almogavari e 1.000 alani verso Filadelfia, dove la compagnia catalana inflisse una cocente sconfitta all'esercito turco liberando la città, la quale tuttavia fu saccheggiata dai Catalani insieme con il suo territorio. Poi il F. decise di tornare sulla costa frigia attraverso la valle dell'Enno. Durante la marcia la compagnia conquistò Magnesia "ad Meandrum" che si trovava nelle mani del funzionario bizantino ribelle Attabeota, che si sottomise al Flor.
Dopo la presa di Magnesia i Catalani accorsero in aiuto di Tyrraium (Tira), assediata dai Turchi; quindi marciarono su Efeso, che fu depredata così come il suo territorio. Dato che nel frattempo la flotta era approdata ad Anaea (Kusadasi) anche l'esercito spostò il suo accampamento nella città costiera. Il consiglio della compagnia alla fine di luglio decise dì marciare in direzione della Porta di ferro che divide l'Anatolia dall'Armenia, dove il F. il 15 agosto conseguì una grande vittoria sui Turchi. Poi decise di ritirarsi e di svernare ad Efeso ed Anaea. Al loro ritorno sulla costa i Catalani ebbero però una sgradita sorpresa: a Magnesia, diffusasi la notizia della morte del F., la guarnigione catalana era stata massacrata o incarcerata. Mentre il F. era ancora impegnato nell'assedio della città, ricevette da Andronico l'ordine di spostarsi in Europa con le sue truppe.
Il motivo più immediato di questo ordine era la minaccia portata alla Tracia da parte dei Bulgari; la compagnia catalana avrebbe dovuto soccorrere il figlio di Andronico, Michele IX (associato dal padre al trono), nella sua campagna difensiva dinanzi ad Adrianopoli. Ma Andronico temeva probabilmente anche la crescente potenza dei Catalani e il possibile tentativo da parte loro di creare uno Stato in Asia minore più o meno indipendente da Bisanzio. Tuttavia, poiché Michele IX, invidioso dei successi militari dei Catalani contro i Turchi, era un feroce rivale del "megadux", anche il F. si rifiutò in un primo momento di eseguire l'ordine dell'imperatore, visto che nell'estate 1304 erano sorte nuove tensioni a causa del mancato pagamento delle paghe restanti.
Nell'ottobre 1304 il F. si spostò finalmente con le sue truppe in Europa e pose un accampamento fortificato sulla penisola di Gallipoli. Per giustificare l'arbitraria decisione di occupare questa città, il "megadux" alla fine di ottobre 1304 si recò a Costantinopoli dove richiese l'enorme somma di 300.000 iperperi per le paghe arretrate. Le tensioni tra Andronico e il condottiero catalano furono inasprite dagli intrighi di Michele IX, che cercava di impedire l'accesso ad Adrianopoli, e dal tentativo del "basileus" di pagare il soldo con moneta deprezzata.
Poco dopo la partenza del F. da Gallipoli per Costantinopoli sbarcò nella penisola il nobile aragonese Berengar d'Entenza, con nove galere e 1300 uomini. L'Entenza era stato indotto dai successi del F. a tentare anch'egli la fortuna in Oriente. Per desiderio del F. il nuovo arrivato si recò nel dicembre 1304 a Costantinopoli, dove s'impegnò attivamente nelle trattative con Andronico. Sebbene l'Entenza pretendesse dall'imperatore enormi garanzie di sicurezza, Andronico non vide altra via che arrivare ad un compromesso con l'ospite indesiderato: non era riuscito a mettere l'Entenza contro il F., anzi, i due condottieri conclusero tra loro un accordo per cui in caso di morte senza figli di uno l'altro avrebbe ereditato i suoi possedimenti. Dato che Andronico fece intravedere al F. l'investitura a Cesare, questi rinunciò alla dignità di "megadux", che il 25 dic. 1304 fu conferito all'Entenza. Ma ancor prima che il F. fosse nominato Cesare scoppiò un nuovo conflitto con il "basileus", perché il condottiero pretendeva ancora il pagamento dei 300.000 iperperi, cosa che l'imperatore si rifiutava di fare a causa della situazione disastrosa in cui versava l'erario. Alla fine di dicembre 1304 il F. interruppe le trattative e ritornò a Gallipoli, dove fece mettere l'accampamento in stato d'allerta.
Nel frattempo era apparsa nelle acque di Costantinopoli una flotta di tredici galere al comando del fratellastro di Federico III, Sancho; l'imperatore non osò quindi rompere definitivamente con il Flor. Nel febbraio 1305 fece perciò al F. una nuova proposta: come concordato, il F. sarebbe stato nominato Cesare e, oltre a ciò, investito della signoria feudale su tutta l'Asia minore eccetto le città principali; in più l'imperatore promise una grossa quantità di granaglie. Il F. rifiutò la proposta perché erano scoppiate tensioni all'interno della compagnia catalana, che spingeva sempre più per un attacco diretto a Costantinopoli. Tuttavia il F. dovette rendersi conto che aveva poche probabilità di successo e si dichiarò infine disponibile ad ulteriori trattative con il "basileus".
All'inizio di aprile 1305 il F. ritornò sul Bosforo e, questa volta, arrivò ad un rapido accordo con Andronico: il 10 aprile il F. fu nominato e acclamato Cesare e l'imperatore promise il pagamento di 33.000 iperperi e l'invio di 100.000 moggi di grano. Il F., per parte sua, si impegnò a ridurre le sue truppe a 3.000 uomini e a rientrare in Asia minore. Subito dopo il ritorno a Gallipoli il nuovo Cesare prese tuttavia l'incomprensibile decisione di recarsi con una piccola scorta dal suo irriducibile rivale Michele IX ad Adrianopoli, forse nell'intento di riconciliarsi con lui prima della partenza per l'Asia minore e per ottenere l'approvazione ai suoi piani di creare un dominio feudale in Anatolia. Al suo arrivo ad Adrianopoli, il 24 apr. 1305, fu accolto da Michele IX con tutti gli onori, ma il 30 aprile, nel corso di un banchetto, fu assassinato dal comandante degli alani Georgios. Lo stesso giorno fu uccisa anche la maggior parte della scorta che aveva accompagnato il F. ad Adrianopoli.
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