KHOMEINI, Ruhollah
(H̱omeyn·i, Rūḥ Allāh Mūsav·i)
Capo religioso iraniano sciita, nato a H̱omeyn il 17 maggio 1900, morto a Teherān il 3 giugno 1989. Terminata la scuola secondaria, studiò presso il maggior teologo del tempo, l'āyatollāh Baieri, seguendolo poi all'università coranica di Qumm dove si specializzò in etica e giurisprudenza islamica. Dopo la morte del supremo leader religioso sciita Borūǧerdī (1960), K. entrò a pieno titolo nella politica guidando l'opposizione allo scià Reẓā Pahlavī, accusato di voler asservire l'Iran agli interessi degli Stati Uniti.
Dedicatosi all'insegnamento della teologia, nel 1962 divenne capo della comunità sciita iraniana. Arrestato nel 1963 a causa del ruolo sempre più importante svolto nell'opposizione al regime, fu costretto all'esilio l'anno successivo e, dopo un breve periodo passato in Turchia, si rifugiò a Naǧaf, città santa dell'῾Irāq. La radicalità del suo messaggio sociale e religioso, il suo rigore morale, la sua indisponibilità a qualsiasi compromesso ne fecero ben presto il punto di riferimento di tutti gli oppositori allo scià. Tra la fine del 1977 e l'inizio del 1978 imponenti manifestazioni si svolsero in Iran a favore di K., che nel novembre 1978 veniva espulso anche dall'῾Irāq. Recatosi in Francia, divenne ben presto il simbolo vivente dell'opposizione allo scià e guidò da Parigi la rivoluzione. Anche alcuni paesi europei intravidero, in quegli anni, nell'oppositore al regime iraniano una possibile alternativa allo scià, la cui credibilità internazionale era sempre più bassa. A metà gennaio 1979, Reẓā Pahlavī abbandonò l'Iran e il 1° febbraio K. rientrò in patria acclamato dall'intero paese. Il 1° aprile proclamò l'istituzione della Repubblica Islamica dell'Iran, e all'inizio di dicembre un referendum approvò la nuova Costituzione. K. fu in quell'occasione formalmente designato capo spirituale a vita (walīFaqīh) della Repubblica Islamica, e assunse il pieno controllo della vita politica e istituzionale del paese.
Il regime assunse da quel momento un carattere fortemente integralista, e qualsiasi opposizione interna fu repressa con estrema durezza. In politica estera la linea intrapresa da K. fu caratterizzata da una violenta polemica nei confronti degli Stati Uniti e da un rapido allineamento dell'Iran al mondo arabo in funzione antisraeliana. L'assalto degli studenti iraniani all'ambasciata degli USA (novembre 1979), con la cattura di 63 ostaggi (rilasciati dopo estenuanti trattative nel 1981), è da ricondurre a quella scelta di fondo. In politica interna, nel contrasto che oppose Banī-Ṣadr, moderato, eletto presidente della Repubblica nel 1980, e gli estremisti islamici, si schierò con questi ultimi. Il conflitto con l'῾Irāq, esploso nel settembre 1980, accentuò la mobilitazione nazional-religiosa di cui K. fu il massimo ispiratore, mentre i rapporti con l'Occidente peggiorarono negli anni seguenti anche per la condanna a morte emessa (febbraio 1989) dall'āyatollāh nei confronti di S. Rushdie (scrittore indiano di lingua inglese e cittadino britannico) per il suo romanzo Versetti satanici ritenuto offensivo per l'Islam.
Tra i suoi scritti ricordiamo: Islam and revolution. Writings and declarations (1985).
Bibl.: M. Heikal, Khomeiny et sa révolution, Parigi 1983; S. Bakhash, The reign of the ayatollahs. Iran and the Islamic revolution, New York 1984; A. Taheri, Lo spirito di Allah. Khomeini e la rivoluzione islamica, Firenze 1989; M. Gordon, Khomeini, Milano 1990; R. Wright, In the name of God. The Khomeini decade, New York 1990; H.E. Chebabi, Iranian politics and religious modernism: the liberation movement of Iran under the Shah and Khomeini, Ithaca 1990.