SCHROEDER, Runolf Alexander
Scrittore, compositore, pittore, architetto e teologo tedesco, nato a Brema il 26 gennaio 1878. Figlio d'un commerciante, si trasferì - conclusi gli studî liceali - a Monaco, dove nel 1899, assieme a A. W. Heymel e O. J. Bierbaum, diede vita alla rivista Die Insel. Legatosi d'amicizia con Hofmannsthal, Borchardt, Wiegand, ecc., trascorse un anno a Parigi (1901), quindi, assolti gli obblighi militari, un triennio a Berlino (1905-1908). Dal 1908 al 1935, con le parentesi di numerosi viaggi all'estero, visse a Brema, svolgendovi attività di arredatore e architetto; ritiratosi alla vigilia della guerra a Bergen (Chiemgau) per dedicarsi, lontano dai contrasti politici, alla pittura, nel 1942, quando le autorità hitleriane gli avevano proibito ogni pubblica apparizione, venne nominato lettore della chiesa evangelica bavarese; tornato alla sua multiforme attività dopo la fne del conflitto, ha ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti culturali.
Formatosi nel clima poetico dell'impressionismo e del decadentismo, vicino a Rilke, Hofmannsthal, Borchardt, ha esordito con alcuni cicli lirici - Unmut (1899), Lieder an eine Geliebte (1900), Empedoklss (1900), Sprüche in Reimen (1900), An Belinde (1902). Sonette zum Andenken an eine Verstorbene (1904), Elysium (1906), Die Zwillingsbrüder (1908) - in cui il virtuosismo formale, palesemente legato a moduli estetizzanti, raggiunge toni di rarefatta purezza in cui ben si rivela la nota dominante del lirismo di S., "conservatore" si è detto (si pensi all'analoga formulazione della "rivoluzione conservatrice", coniata in quegli stessi anni dall'amico Borchardt per indicare una posizione culturale che aveva più d'un punto in comune con la sua) nell'insistente richiamo ad una tradizione millenaria di cui egli si sente consapevole parte. Dopo l'intermezzo bellico durante il quale S. pubblica poesie civilmente impegnate - Deutsche Oden (1913), Heilig Vaterland (1914) - l'ispirazione dell'autore è andata sempre più colorandosi - attraverso le raccolte Audax omnia perpeti (1919), Widmungen und Opfer (1925) e soprattutto i versi sacri di Mitte des Lebens (1930) - d'un afflato profondamente religioso che trova negli stilemi solenni del canto e della preghiera la sua più congeniale forma d'espressione. Variamente modulati su una gamma tonale che attinge anche alla schietta semplicità del canto popolare, gli stessi temi e motivi ritornano poi in Ein Weihnachtslied (1935), Ein Lobgensang (1937) e Die Ballade vom Wandersmann (1937), velato rifiuto del regime nazista, mentre in chiave mistica S. affronta un argomento di bruciante attualità - la colpa dell'uomo tedesco - in Der Mann und das Jahr (1946). Dopo aver dato alle stampe alcuni altri cicli in cui è venuto svolgendo con innegabile coerenza il suo discorso poetico e umano (Weihnachtslieder, 1947; Auf dem Heimweg 1946; Alten Mannes Sommer 1947), S. ha infine riunito in Die geistlichen Gedichte (1949) la sua produzione "sacra", così come aveva già fatto con Die weltlichen Gedichte (1940) per quella "profana". Delle sue opere più recenti ricorderemo Das Sonntagsevangelium in Reimen (1952), che in forma di ballate e romanze si riallaccia alla tradizione dei canti evangelici del Cinque e Seicento.
Profondamente lirica, del resto, è pure l'ispirazione delle pagine narrative di S. da Der Wanderer und die Heimat (1931) all'autobiografico Aus Kindheit und Jugend (1934). Assai importante anche la produzione saggistica (cfr. soprattutto Die Aufsätze und Reden 1939), magistrale galleria di congeniali ascendenze stilistiche e umane in cui primeggiano le vette della tradizione classica - Omero, Virgilio, Orazio, di cui S., traduttore insigne (anche da Corneille, Racine, Molière), ha recato in tedesco le opere complete - i grandi della letteratura tedesca - Goethe, Schiller, Jean Paul - e infine i "compagni di strada" Hauptmann, Rilke, Hofmannsthal.
Bibl.: L. Denkhaus, R.A.S., Stoccarda 1947; K. Berger, Die Dichtung R.A.S.s, Marburgo 1954; R. Adolph, R.A.S., Aschaffenburg 1958.