RUTEBEUF (nella firma antica Rustebeuf)
Poeta francese, nato nella prima metà del sec. XIII, forse a Parigi (ma certo non molto lontano da Parigi), morto poco dopo il 1280. Di condizione umile, R. è il trovero che dall'oscurità del proprio ambiente sale a conoscere, per tramite della poesia, classi sociali superiori e a interpretare correnti di vita e di pensiero d'ordine più generale. Tuttavia R. conservò sempre i caratteri giullareschi con cui aveva cominciato e quell'esperienza umana e stilistica del rimatore di mestiere che scrive per lucro e trae gli argomenti della sua poesia dal fondo della cultura comune e popolare e dagli interessi più pedissequamente occasionali. La varietà stessa della sua opera, che tenta i generi più svariati - dal salace fabliau all'edificante Miracle -, attesta le finalità divulgative a cui s'ispira, ma rivela anche, per la serietà e il vigore rappresentativo che vi si traducono, il temperamento trasmutabile eppur sempre schiettamente realistico e concreto del poeta, tanto che R. appare come lo scrittore francese più personale del sec. XIII. Venuto a contatto di principi e della stessa corte reale, R. poté dare una certa stabilità alla sua esistenza vagabonda e poté anche nobilitare la sua ispirazione con un contenuto più largo: si può anzi affermare che egli ha partecipato e riflesso nella sua poesia gli aspetti e i motivi più significativi che affioravano alla vita letteraria, sociale e nazionale di Parigi nella seconda metà del sec. XIII.
R. ha abbandonato del tutto gli schemi della poesia trovadorica che ancora vigevano nella lirica francese, portando nell'ispirazione gli echi diretti della sua particolare esistenza, fatta di piccole noie, di ambizioni modeste, di nostalgie per la vita comoda e borghese: i componimenti che esprimono con arguzia e semplicità questo mondo realistico e puramente personale (si vedano: Le mariage Rustebeuf; La repentance R.; La complainte R.; La pauvreté R.; La prière R.) sono tra la poesia più deliziosa del tempo: precedute soltanto da qualche componimento di Colin Muset.
In altre liriche, ch'egli faceva per commissione, ha commemorato alcuni degli uomini più potenti della sua epoca: nel 1267 ha "pianto" in versi il conte Eudes de Nevers, morto in Terrasanta; nel 1271 il re di Navarra, Alfonso di Poitiers, fratello del re di Francia, morto in Italia al ritorno dalla crociata; nel 1285 Anceau de L'Isle-Adam, morto in Aragona. E per ordinazione ha composto la Vie de Sainte Elisabeth de Hongrie e la Vie de Marie l'Egyptienne. Con questi propositi di devozione ha scritto la Vengeance de Charlot le Jnif, il Dit de Frère Denyse, la Histoire du sacristain et de la femme du Chevalier, e l'opera drammatica del Miracle de Théophile, in cui riprende la vecchia leggenda dell'ambizioso prete della Cilicia che ha venduto l'anima al diavolo, da cui lo libera l'intervento miracolistico di Maria Vergine. Fanno contrasto a questo contenuto gl'ideali grossolani e triviali di due fabliaux (Le Testament de l'âne e La dame qui fit trois tours autour du moûtiers), nei quali si dispiega largamente la vena satirica e si rivela quel suo temperamento spregiudicato, aggressivo, pronto ad assumere le responsabilità: R. è l'esponente di quelle lotte che si accesero intorno all'università di Parigi e dell'ostilità di cui furono oggetto gli ordini ecclesiastici, specie i domenicani e i francescani, che avevano invaso l'insegnamento universitario a discapito dei secolari. R. vi partecipò con fermezza e con audacia, e ci fu un momento in cui dovette anche correre qualche serio rischio, specie per la coraggiosa difesa fatta in favore di Guglielmo di Sant'Amore (si vedano le sue composizioni, tutte dettate da un atteggiamento risoluto, violento, senza attenuazioni: Les ordres de Paris; Chanson des Ordres; Dit des Béguines; Dit des Cordeliers; Dit des Jacobins; Dit de l'université de Paris; Vie du monde; Plaies du monde; Dit de la mensonge; Dit de l'hipocrsie; Dit de Maistre Guillaume; Complainte de maistre Guillaume, ecc.); riprendendo con rinnovato vigore e con più concreta esigenza i temi tradizionali della mondanità degli ecclesiastici, della loro ingerenza nella politica, della sete di ricchezza, di dominio, di fasto, del difetto di spirito religioso. Viceversa in altre poesie, ispirate da motivi occasionali, egli ha cantato la spedizione in Italia di Carlo d'Angiò, la necessità di un rinnovamento nel mondo della fede, la santità delle crociate (Chanson de Pouille; Dispute du Croisé et du Décroix; La voie de Tunis; Nouvelle complainte d'Outre-mer; Complainte de Constantinople, ecc.). Qualche volta si fa sorprendere in qualche sfogo personale, di mestiere, contro altri giullari: il Dit des ribaudes de Grève si può considerare come la poesia dei guitti del sec. XIII (inoltre: Dispute de Charlot et du barbier de Melun; Dit de Brichemer; Dit de la Grièche d'hiver; Dit de la Grièche d'été, ecc.). Per il teatro compose, oltre al Miracle, un monologo drammatico, che è tra le più antiche rappresentazioni del genere: il Dit de l'herberie, cioè di un ciarlatano che vende le sue erbe medicinali. Sotto l'influsso del Roman de la Rose da un canto e in parte del Roman de Renart, R. tentò anch'egli l'allegoria con il Renart le bestourné, satira di uomini e cose del suo tempo.
Ediz.: Oeuvres complètes, a cura di A. Jubinal, voll. 3, Parigi 1839; 2ª ed., 1874; R.s Gedichte, a cura di A. Kressner, Wolfenbüttel 1885; Le Miracle de Théophile, a cura di G. Franck, Parigi 1925 (Classiques français du moyen âge).
Bibl.: L. Clédat, R., Parigi 1891; 2ª ed., 1898; L. Jordan, Metrik und Sprache R.s, diss., Gottinga 1888; U. Leo, in Beihefte z. Zeitschrift f. rom. Phil., LXVII (1922), su Renart le bestourné e sulle poesie politico-morali.