MANETTI, Rutilio
Pittore, nato a Siena il 1° gennaio 1571, morto ivi il 22 luglio 1639. Il suo valore artistico, così elevato da porlo fra i migliori e più robusti caravaggeschi, fu rivelato soltanto da studî recenti. Il M. apprese la pittura presso Francesco Vanni, che lo educò a forme del tutto contrarie al suo forte temperamento, e poi presso Ventura Salimbeni. Le opere della sua giovinezza oscillano fra le influenze del Vanni e del Salimbeni, senza alcuna originalità. Le cose cambiarono quando, e sempre più, gli si fece presente il Caravaggio. Quanto il M. è ancora fermo e provinciale nelle forme manierate dello Sposalizio di Maria della Collegiata di Sinalunga (1615), altrettanto appare libero e vivo nella Morte del B. Antonino Patrizi a S. Agostino di Monticiano (1616), tutto pervaso di spirito caravaggesco, per la violenza della luce che irrompe da sinistra, intensificando gustosi rapporti cromatici. Fa seguito a questa un primo gruppo di opere, databili fra il 1615 e il 1620, di cui stanno al culmine la Allegoria della Vanità (coll. Langton Douglas, Londra), vivace e veloce di tocco, in un mirabile accordo di colore, poi I tre bevitori (coll. Chigi Saracini, Siena), ecc.
Dopo il 1620 il M. sembra abbassare la luce, ottenebrare l'atmosfera. Ricordiamo il Riposo in Egitto di S. Pietro in Castelvecchio di Siena (1621), un capolavoro per la forza plastica e per il taglio del quadro, gli Sponsali di Palazzo Pitti, e, al termine di questo periodo, l'Indemoniata di S. Domenico a Siena (1627-1628), in cui figure e colore hanno tale foga che quasi precorrono l'arte di Mattia Preti. Le opere compiute dopo il 1630 sembrano imbevute di tenebre finché, confusa e soverchiata la personalità del M. dalla presenza sempre maggiore di scolari - Stefano Volpi e forse Niccolò Tornioli, oltre il figlio Domenico - le sue opere perdono quasi ogni chiarezza. Tra le ultime è il Trionfo di David della Pinacoteca di Lucca, arcaisticamente composto, che lascia godere tutta la vivace gamma coloristica, un po' cruda e popolaresca, particolare del M.
Educò alla pittura il figlio Domenico (nato a Siena nel 1609, ivi morto nel 1663), che fu diffonditore delle sue forme, in maniera un po' grossolana, ma sempre robusta.
Bibl.: C. Brandi, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930; id., R. M., Firenze 1932; H. Voss, L'opera giovanile di R. M., in Vita artistica, 1932, pp. 57-68.