VISCO, Sabato
– Nacque a Copersito, una frazione del comune di Torchiara (Salerno), il 9 aprile 1888 da Vincenzo e da Merope del Mercato.
Terminato il liceo ginnasio Torquato Tasso di Salerno, nel 1907 s’iscrisse a medicina nell’Università di Napoli, frequentando l’istituto di anatomia comparata. Nel 1908 si spostò all’Università di Roma dove, tra il 1910 e il 1913, fu allievo interno nell’istituto di fisiologia sperimentale di Luigi Luciani. Qui venne seguito dall’aiuto di questi, Ugo Lombroso, figlio di Cesare, e pubblicò già prima della laurea alcune ricerche sulla biologia degli enzimi. Con il 1911 iniziò la collaborazione al quotidiano La Tribuna proseguita fino al 1923.
Laureatosi in medicina e chirurgia nel luglio del 1913 con una tesi sulle isole di Langherans del pancreas che vinse il premio Girolami, in ottobre fu nominato assistente volontario alla clinica medica romana di Guido Baccelli. Nel febbraio del 1915 fu tra i vincitori del concorso per assistente medico-chirurgo presso gli Ospedali di Roma. Tra il 1914 e il 1916 pubblicò studi sulla critica della metodologia alla base della dottrina del potere antitriptico del siero del sangue e sulla cura sperimentale della meningite diplococcica.
Ufficiale medico durante la prima guerra mondiale, il 12 settembre 1919 entrò a Fiume con Gabriele D’Annunzio. Il 22 maggio 1920 sposò Maria Bonmartini, figlia di Linda Murri e nipote di Augusto, con la quale ebbe due figlie (Francesca, nel 1921, Augusta Vittoria, nel 1925) e un figlio (Marcello, nel 1928). Con la morte di Baccelli nel 1916 e il ritorno a Roma dopo Fiume, Visco fu accolto nell’istituto di fisiologia sperimentale di Silvestro Baglioni, allievo e successore di Luciani, per essere subito dopo nominato assistente volontario presso l’istituto di chimica fisiologica di Domenico Lo Monaco a decorrere dal novembre del 1920. I suoi lavori si concentrarono decisamente sull’alimentazione (in particolare sul valore alimentare dei semi di Ervum Ervilia e sul fenomeno del latirismo); si occupò anche della secrezione interna del pancreas regolatrice del ricambio degli idrati di carbonio, avvicinandosi alle posizioni di Nicola Pende.
Conseguite tra il 1922 e il 1923 le libere docenze per titoli in chimica e microscopia clinica e in chimica fisiologica, l’8 marzo 1923, completando così il percorso personale dal nazionalismo al fascismo, s’iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF, iscrizione poi retrodata al 1919 in quanto legionario fiumano), divenendo console medico della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) e in seguito segretario della sezione locale dell’Associazione fascista dei liberi docenti. Nominato nel marzo del 1924 assistente incaricato presso l’istituto di materia medica e farmacologia sperimentale di Roma di Gaetano Gaglio, dopo il concorso del settembre 1925 divenne assistente di ruolo presso l’istituto di chimica fisiologica.
Le ricerche pubblicate in questo periodo riguardarono i rapporti tra nutrizione e attività sessuali e tra accrescimento e alimentazione, il valore alimentare dei prodotti di altri vegetali, l’azione dell’insulina e altri temi di farmacologia sperimentale.
Nel 1925 iniziò a collaborare con l’Enciclopedia italiana, mentre nel 1926 sotto la sua direzione apparve La scuola superiore, rivista pubblicata fino al 1928 e poi dal 1933 al 1935. Conseguita la seconda laurea in chimica nel 1926 e classificatosi al terzo posto nella terna del concorso di fisiologia svoltosi a Cagliari, il 31 dicembre 1926 fu nominato professore straordinario di fisiologia presso la facoltà di medicina e chirurgia di Sassari. Qui insegnò dall’anno accademico 1927-28 anche chimica biologica, procedendo all’organizzazione del nuovo istituto di fisiologia e divenendo preside della facoltà di farmacia. Gli studi compiuti tra il 1927 e il 1930 interessarono la chimica biologica, l’alimentazione e la fisiologia sociale. Nel periodo sardo egli fu inoltre nominato fiduciario della sezione locale dell’Associazione fascista dei professori universitari e membro della commissione presso la direzione del partito fascista per lo studio dell’ordinamento universitario.
I lavori sull’alimentazione, coerenti con il programma portato avanti da Filippo Bottazzi, consentirono a Visco di divenire nel 1928 segretario generale del Comitato nazionale per la biologia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e di essere promosso a stabile nel 1930 da una commissione composta da Amedeo Herlitzka, Carlo Foà e dallo stesso Bottazzi. Con la morte di Giulio Fano, che occupava a Roma la cattedra di istologia e fisiologia generale, egli poté tornare nella capitale: la facoltà romana di scienze matematiche, fisiche e naturali, nonostante il voto contrario di chi lo riteneva inadatto alla materia per l’indirizzo esclusivamente chimico-biologico e chimico-fisico delle sue ricerche, propose la sua chiamata giustificandola come quella di un professore di fisiologia generale capace di affrontare i problemi biologici generali anche con i metodi della chimica.
A Roma dal novembre del 1930 Visco svolse un intenso lavoro politico al servizio del regime fascista, dei propri progetti personali e del gruppo di fisiologi guidati da Bottazzi. Il cumulo di cariche occupate fino al 1943 corrispose al disegno di una biologia politica quale emerge dalle sue molteplici attività: il controllo e la direzione di alcuni centri di produzione scientifica e applicazione della biologia in funzione delle esigenze del regime nell’ambito del progetto totalitario di costruzione dell’uomo nuovo e della nazione fascista. Nominato membro della consulta della scuola del PNF, tra il 1933 e il 1935 fu rappresentante del partito nel Consiglio superiore dell’educazione nazionale.
Dal 1930-31 al 1943-44 direttore dell’istituto di fisiologia generale, insegnò tale materia nella facoltà di scienze e dal 1934-35 anche alla scuola di perfezionamento in scienze biologiche, che diresse in seguito fino al 1940-41; dal 1935 al 1938 fu preside della facoltà di farmacia, entrando così nel Senato accademico dove rimase fino al 1943; nominato preside della facoltà di scienze nel 1938 dopo la morte di Nicola Parravano e fino al 1943-44, nel 1939 istituì un corso annuale di perfezionamento in biologia delle razze umane per creare specialisti del settore; dal 1939-40 fu nominato rappresentante del rettore dell’Università di Roma nel consiglio d’amministrazione dell’Istituto nazionale di alta matematica e dal 1940-41 direttore della scuola di perfezionamento in scienza dell’alimentazione da lui stesso promossa, in cui tenne l’insegnamento di dottrina generale dell’alimentazione e un corso di conferenze su alimentazione e razza; nel 1941-42 risultò direttore dell’Istituto di scienza dell’alimentazione della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, il cui nucleo era stato creato negli anni precedenti.
Numerose furono anche le cariche occupate al CNR, soprattutto nell’ambito della biologia. Dal 1932 segretario (poi vicepresidente nel 1941 e presidente nel 1943) della commissione per lo studio dei problemi dell’alimentazione del Comitato nazionale per la biologia, nel 1935 divenne segretario della commissione per lo studio delle applicazioni della cinematografia alla ricerca scientifica; dal 1937 fondò e diresse l’Istituto nazionale per la biologia, carica mantenuta fino al 1943, e fu anche rappresentante del CNR nel consiglio d’amministrazione dell’Istituto di biologia per l’Egeo a Rodi. Socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1936, dal 1937 al 1943 fu inoltre membro del Consiglio superiore di sanità del ministero dell’Interno.
Altre cariche ricoperte in enti commerciali, in ambito corporativo e sindacale fascista e nuovi incarichi istituzionali accrebbero la sua influenza specialmente nel periodo della seconda guerra mondiale e furono giustificate dal fisiologo con l’estensione dello studio dell’alimentazione anche alle sfere della produzione, del commercio e della distribuzione. Incaricato dal 1935 al 1939 dalla commissione suprema di difesa dello studio del vettovagliamento del Paese in caso di guerra, dalla metà degli anni Trenta fu nominato membro della corporazione dei cereali in rappresentanza del PNF, divenendone poi vicepresidente; alla fine di quel decennio presidente della Federazione nazionale fascista dei commercianti di cereali, legumi e foraggi, nel 1940 fu commissario della Federazione nazionale fascista dei grossisti dell’alimentazione divenendone poi presidente; alla fine di quell’anno fu nominato presidente dell’Ufficio distribuzione cereali, farine e paste; nel 1941 divenne presidente del Comitato per il controllo sulla macinazione e pastificazione e sull’attuazione dei piani industriali del ministero dell’Agricoltura e Foreste.
Attiva fu la sua partecipazione alla politica razzista e antisemita del fascismo come parte integrante del progetto di biologia politica. Già da tempo Visco aveva legato il proprio indirizzo di ricerca sulla nutrizione agli studi sulla fisiologia comparata delle razze umane. A fine luglio 1938 fu convocato alle riunioni istituzionali sul documento Il fascismo e i problemi della razza, noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti, da pochi giorni pubblicato. In quell’occasione insieme a Nicola Pende espresse forti critiche in nome di un razzismo differente (sempre a base biologica e altrettanto razzista e antisemita) da quello biologista di Guido Landra e del suo gruppo, il cosiddetto razzismo romano-italico-spiritualistico. Il suo nome comparve comunque nel comunicato del 25 luglio tra i dieci firmatari del Manifesto. Nominato dal 1939 al 1941 capo dell’Ufficio propaganda e studi sulla razza del ministero della Cultura popolare in seguito alla destituzione di Landra, Visco svolse un’intensa attività razzista e antisemita in campo culturale, accademico-universitario e scientifico, oltre che nella propaganda. Solo la guerra impedì l’inaugurazione della «Mostra nazionale della razza» dal fisiologo meticolosamente preparata. Come membro designato dal ministero della Cultura popolare fece parte del Consiglio superiore per la demografia e la razza del ministero dell’Interno che nel 1942 produsse una revisione del Manifesto con un nuovo documento sostitutivo improntato al razzismo spiritualistico. Al razzismo fu connessa anche almeno una parte della sua azione in qualità di vicepresidente della commissione ordinatrice della «Mostra della scienza» dell’E42.
Deputato dal 1934 al 1939, intervenne nell’esame di disegni di legge di materia diversa, anche come relatore, e nella discussione di bilanci ministeriali, partecipando il 14 dicembre 1938 alla votazione della legge istitutiva della Camera dei fasci e delle corporazioni. Nominato poi consigliere nazionale dal 1939 al 1943, fu relatore di sei disegni di legge come membro della commissione legislativa per l’agricoltura.
Nella seduta del 2 maggio 1939, partecipando alla discussione del bilancio del ministero dell’Educazione nazionale, ricordò l’applicazione della legislazione razzista: in questa circostanza, a proposito delle affermazioni dei «ben pensanti» i quali «facevano delle previsioni catastrofiche sull’effetto che questo allontanamento di 110 professori dovesse avere sulle sorti dell’alta cultura nazionale», dichiarò, collegando la politica fascista della razza alla «formazione spirituale dell’italiano nuovo», che tali predizioni «si sono dimostrate assolutamente infondate. L’università italiana ha perduto i suoi insegnanti di razza ebraica con la più serena indifferenza. Essa, inoltre, per effetto di questi provvedimenti, ha guadagnato quella unità spirituale che prima le mancava, ha acquistato la sicura coscienza che si può provvedere a tutti gli insegnamenti superiori occorrenti al Paese, traendo gli insegnanti da italiani al cento per cento» (intervento alla Camera, 1939, pp. 50 s.).
Dopo la liberazione di Roma, esonerato dall’insegnamento e dallo stipendio dal luglio del 1944 a norma dell’ordinanza del governatore alleato Charles Poletti, Visco fu sottoposto a procedimento di epurazione amministrativa: dispensato dal servizio nel dicembre 1944, fu collocato a riposo dal Consiglio dei ministri nel gennaio del 1946, mentre a luglio fu decretato il rigetto del suo ricorso. Il 25 giugno 1948 la IV sezione del Consiglio di Stato accolse il suo nuovo ricorso e, in seguito alla deliberazione unanime della facoltà di scienze e al parere favorevole del rettore di Roma Giuseppe Cardinali, fu reintegrato all’Università con decreto del 4 maggio 1949. Eletto preside della facoltà di scienze e quindi membro del Senato accademico dal 1951 fino al collocamento a riposo, tornò a dirigere l’Istituto nazionale della nutrizione, fino al 1958 nell’orbita del CNR nel cui ambito fu pure reintegrato come membro del Comitato nazionale per la biologia e la medicina. In tale veste nel 1952 contribuì ad affossare la proposta di ricostituzione del Centro di studio sull’accrescimento e sulla senescenza degli organismi presentata da Giuseppe Levi.
Nominato commendatore al merito della Repubblica nell’aprile 1957, con decreto del presidente della Repubblica del 2 giugno 1957 gli fu conferito il diploma di medaglia d’oro di prima classe in quanto benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Dichiarato fuori ruolo nel 1958, ricoprì altre cariche accademiche fino al suo collocamento a riposo il 1° novembre 1963.
Morì a Roma il 1 maggio 1971.
Opere. Un elenco incompleto delle pubblicazioni, soprattutto scientifiche e d’occasione, di Visco si trova nella commemorazione celebrativa di A. Orrù, Ricordando il maestro, in Archivio di fisiologia, LXVIII (1971), pp. 251-271, ora in A. Mariani Costantini, Dalla scienza alle politiche della alimentazione e della nutrizione. Pagine scelte di Sabato Visco, Roma 2011, volume antologico di taglio apologetico di testi del fisiologo.
Fonti e Bibl.: Intervento alla Camera, 2 maggio 1939, pubblicato in Camera dei fasci e delle corporazioni XXX Legislatura, Atti dell’assemblea plenaria Discussioni, Resoconto stenografico della riunione di martedì 2 maggio 1939, Discussione del disegno di legge: Stato di previsione della spesa del Ministero dell’educazione nazionale per l’esercizio finanziario dal 1° luglio 1939 al 30 giugno 1940, intervento di Sabato Visco, pp. 50-51; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Fascicoli personali dei professori ordinari, 3° versamento, b. 481, f. Visco Sabato e liberi docenti II serie, b. 342; Ministero della Cultura popolare, Gabinetto, b. 151 e altri fondi; Archivio storico della Camera dei deputati, fascicolo personale; Archivio storico dell’Università La Sapienza, Archivio generale, serie Fascicoli personale docente AS4481, Visco Sabato.
M. Raspanti, I razzismi del fascismo, in La menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e dell’antisemitismo fascista, Bologna 1994, pp. 73-89; M. Ricci, Una testimonianza sulle origini del razzismo fascista, a cura di M. Toscano, in Storia contemporanea, XXVII (1996), pp. 879-897; G. Israel - P. Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Bologna 1998, ad ind.; R. Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, Firenze 1999, ad ind.; Per una storia del Consiglio nazionale delle ricerche, a cura di R. Simili - G. Paoloni, I-II, Roma-Bari 2001, ad ind.; A. Gillette, Racial theories in fascist Italy, London-New York 2002, ad ind.; T. Dell’Era, L’Università di Roma e le leggi razziali: il processo di epurazione di S. V., in Le radici storiche dell’antisemitismo. Nuove fonti e ricerche, a cura di M. Caffiero, Roma 2009, pp. 189-238; G. Battimelli, La facoltà di scienze dell’Università di Roma e S. V., in Le leggi antiebraiche del 1938, le società scientifiche e la scuola in Italia, Roma 2010, pp. 191-206; T. Dell’Era, Destino degli scienziati razzisti nel dopoguerra, in Storia della Shoah in Italia. Vicende, memorie, rappresentazioni, a cura di M. Flores et al., II, Memorie, rappresentazioni, eredità, Torino 2010, pp. 234-247; G. Israel, Il fascismo e la razza. La scienza italiana e le politiche razziali del regime, Bologna 2010, ad ind.; T. Dell’Era, Il processo di epurazione di S. V. Storia e documenti, Roma 2011.