SABINA (Vibia Sabina)
Figlia di Matidia e di L. Vibio, nipote di Marciana sorella di Traiano, nacque intorno all'85 d. C.; nel 100 sposò P. Elio Adriano; assunse il titolo di Augusta poco prima che il marito accettasse quello di Pater Patriae (21 aprile?) nel 128; morì verso la fine del 136 (o nel 137?) e venne consacrata.
Almeno a partire dal 127 circa il suo ritratto era caratterizzato da una acconciatura di tipo traianeo: un turbante largo e pieno di capelli (posticci) e tre diademi metallici. Dal 120 al 126 circa il diadema doveva essere costituito da una naturale (o, forse, anch'essa artificiale) parata di capelli leggermente e simmetricamente mossi su due registri e spartiti da un fregio centrale, mentre, a partire dal 134 circa, si nota che i capelli si atteggiano in modo più semplice, libero e "classico", quasi fino ad annullare la struttura del turbante, ed i diademi da tre si riducono a due, poi a uno. Accanto a questa capigliatura fondamentale, larghissimamente attestata dai ritratti in marmo, le monete documentano altre acconciature che l'Augusta dovette portare soltanto occasionalmente, il che è provato dal fatto che esse non compaiono che eccezionalmente nella ritrattistica in marmo. Una prima acconciatura era caratterizzata da un rigonfiamento dei capelli sulla fronte, trattenuto da un diadema a forma di anello o da una stephàne vegetale che cingeva il capo per intero, e da una coda di capelli che dalla nuca scendeva alle spalle: era evidentemente una pettinatura di significato dinastico-familiare, in ricordo di Plotina, consorte dell'imperatore precedente, Traiano. Un'altra acconciatura, ancora più semplice, presentava i capelli raccolti dietro la nuca in una piccola crocchia; una corona vegetale (per lo più di spighe di grano) cingeva il capo: la capigliatura aveva un chiaro significato religioso, stava forse ad indicare l'Augusta imziata ai misteri di Eleusi; essa verrà poi prescelta per le effigi di Diva Augusta Sabina, ed allora appare sempre velata, con corona di spighe e diadema. È quindi necessario distinguere nell'iconografia di S. le acconciature private da quelle ufficiali-imperiali, da quelle propriamente "dmastiche" (busto con ritratto, già idealizzato, del Museo dei Conservatori, sala dei Fasti) e da quelle "religiose" (nessun esemplare in scultura, ora che la critica assegna a una data più alta la testa del Museo Capitolino, Imperatori, nr. 33; ma cfr. il ritratto Inst. neg., 53.690, commercio antiquario romano) come da quelle relative all'apoteosi (testa del Museo Nazionale Romano n. 727), del museo di Ostia (n. 25) e testa che compare sul rilievo dell'apoteosi dello Scalone del Palazzo dei Conservatori.
Anche i tratti fisionomici subiscono grosse varianti. Dai primi ritratti assolutamente individuali dove il tratto personale (capo grande, fronte piana, zigomi evidenti, naso pronunciato e fino, bocca sottilmente delineata e chiusa) si accorda con il carattere di famiglia (occhi larghi, orecchie grandi), fino alle ultime idealizzazioni che rendono canonico un tipo giovanile, leggermente ambiguo, raffinato e assottigliato, fino a distruggere quello che vi era di greve nei primi ritratti; passando così da un classicismo freddo e pomposo, tutto grandi piani in luce, interrotti da ombre molto ordinate - dove però la verità fisionomica non veniva tradita - ad un neo-ellenismo, ove il chiaroscuro pittorico crea forme diverse, le quali sembrano prima assecondare le più personali pieghe dell'animo, e che finiscono poi invece per comporsi in nuovo classicismo, tutt'altro che freddo - ove però si affermano ideali etici estranei alla persona, che le fonti ci dicono essere morosa et aspera, ed invece perfettamente pertinenti ad un universale ed equilibrato concetto dell'Impero.
Dobbiamo la più sicura cronologia delle monete di S. al succedersi delle diverse leggende; le monete con sabina augusta hadriani aug pp sono databili tra il 128 e il 134; quelle con sabina augusta tra il 134 e il 136; quelle con diva aug sabina e diva sabina tra il 136 e il 139. Questa cronologia sostituisce quella tradizionale (ancora la più seguita) che data le monete a seconda del tipo di pettinatura (Strack). La cronologia invece che si propone (Mattingly), è preferibile, perché fondata su elementi antiquari più sicuri, e perché si accorda meglio con i dati forniti dalla ritrattistica in marmo. Si può tuttavia osservare che, se è vero che a partire dal 132-134 circa si nota un grande mutamento nella iconografia di S., non per questo si possono suddividere così assolutamente - come ha fatto il Mattingly - le leggende monetali. Si può quindi ricavare uno schema indicativo:
1) 121-124 (viaggio di Adriano nelle province occidentali). Ritratto di Vaison (la visita in Gallia accade nel 121), ritratto da Italica del museo di Siviglia (la visita in Spagna accade nel 122). Caratteristica di questi ritratti provinciali è l'aspetto specialmente personale e privato che essi presentano. Il loro rapporto con lo stile ritrattistico dell'età traianea è ancora palese.
2) a) 125 (viaggio ad Atene). Ritratto del Museo Nazionale di Atene (Magazzino, 449). Lo stile è greco: si cura la disposizione naturale, e non iconografica, dei capelli, secondo i moduli di un vivace chiaroscuro pittorico il quale sta a segnare gli aspetti più evidenti dell'eticità personale, anziché il tipo fisionomico di famiglia.
b) 126-128 (Adriano soggiorna a Roma, celebrazione del decennale, della Pax Romana, l'imperatore accetta il titolo di Pater Patriae, S. quello di Augusta). Ritratto da Villa Mattei a Marbury Hall, quello da Ostia del museo Ny Carlsberg (Copenaghen), quello di una collezione privata presso Malmò, quello (con pettinatura ritardataria) del Metropolitan Museum (New York), una gemma della Collezione Sangiorgi (Roma) e finalmente quello con tre diademi dal mercato antiquario romano (collezione privata). Notiamo in questa serie la formazione del ritratto ufficiale urbano della Augusta, dove iconografia e carattere tipologico personale si fondono perfettamente assieme (questi caratteri sono testimoniati anche dalle prime monete).
3) 129-132 (grande viaggio nel Mediterraneo orientale). In una delle visite ad Atene (129 o 131/2) si era forse creato il terzo tipo iconografico: il ritratto religioso. C'è la possibilità che S. tornasse a Roma già nel 132.
4) 132-134 (ritorno a Roma). Due corniole del Museo Archeologico di Firenze (Furtwängler, Gemmen, tav. 48, ii, 16), un ritratto del Museo Torlonia (n. 547), uno della Galleria degli Uffizi (Mansuelli, 86), uno del Museo Nazionale Romano (Felletti, 198), uno da Holkham Hall (Poulsen, Greek a. Roman Portraits in English Country Houses, 72). Si nota il rapporto con il gusto artistico greco. Si rompe l'iconografia stabilita, per seguire dei tipi più varî ed individuali, ed insieme già volti nel senso di una idealizzazione. È il momento meno sicuro dell'iconografia di Sabina.
5) 134-136 (Adriano è tornato a Roma: perfeziona i lavori di Villa Adriana; si dedica all'introduzione della cultura greca nell'Urbe: fondazione dell'Athenaeum; infine, stanco e malato, organizza il culto della sua memoria: costruzione del mausoleo e prepara la successione). Ora si definisce un secondo tipo di ritratto ufficiale, forse riconducibile a due prototipi (tipo Musei Vaticani, Sala dei Busti, n. 359; tipo Museo Nazionale Romano, n. 725). L'abile idealizzazione del volto, l'adombramento dello schema iconografico che si fonde in una naturalistica - anti-veristica - e classica libertà di forme, non sono più atteggiamenti artistici riconducibili ad una moda, bensì invece ad una esperienza diversa, ove il classico - più che non il classicistico - è l'espressione della nuova organizzazione data all'Impero, come totalità di occidente e di oriente, cioè dell'ordine imperiale nell'Aeternitas Imperii. Citiamo a questo proposito, fra gli altri, due ritratti del Museo Nazionale Romano (Felletti, 195, 196), uno da Tolosa (museo S. Raymond, 30.133), una testa in acquamarina del Museo Archeologico di Firenze, una di Margam Park (trovata a Villa Adriana, vicino ad un ritratto di Adriano, databile intorno al 135; Poulsen, op. cit., n. 62), uno del museo Ny Carlsberg (n. 683); ricordiamo poi ancora due ritratti dei Musei Vaticani (Amelung, i, 86; ii, 71, 75), quello del Museo Capitolino (S. H. Jones, tav. 40), quello del museo di Ostia (Magazzino, 457), quello della Galleria degli Uffizi (Mansuelli, 95), quello del museo di Berlino (R. 54), uno del magazzino di sculture del Museo Capitolino (n. 1433) ed uno del Prado (Madrid).
6) 136-139. Monete e ritratti di S. divinizzata.
Bibl.: P. L. Strack, Untersuchungen zur römischen Reichsprägung des zweiten Jahrhunderts, II (Die Reichsprägung zur Zeit des Hadrian), Stoccarda 1933; Röm. Mitt., 1933, p. 284 ss. (bibliografia per le gemme); H. Mattingly, Coins of the Roman Empire, in the British Museum, III (Nerva to Hadrian), Londra 1936; M. Wegner, Hadrian, Plotina, Marciana, Sabina (Das römische Herrscherbild. II Abteilung Band 3), Berlino 1956; U. Hausmann, Bildnisse zweier junger Römerinnen in Fiesole, in Jahrbuch, 74, 1959, p. 164 ss.