SABINA (lat. scient. Juniperus sabina L.)
Arbusto o alberetto eretto, piramidale, molto ramificato, della famiglia Pinacee-Cupressee; i rami sono coperti da quattro file di foglie verdi, squamiformi, ineguali, embriciate, munite sul dorso d'una ghiandola resinifera. Le infiorescenze staminifere sono piccole, ovoidi, disposte lateralmente sui giovani rami; le ovulifere sono stipitate, reflesse e formano galbuli pisiformi, neri a maturità e un po' pruinosi.
Questa pianta vive nell'Europa centrale e meridionale, nell'Asia settentrionale e centrale e nell'America Settentrionale: in Italia si trova qua e là nelle Alpi ed anche negli Appennini fra 1300-1700 m. s. m.
Si usano in farmacia i giovani rami (ramuli aut summitates sabinae) con odore lieve di trementina e sapore acre e amaro e anche l'olio essenziale (olium sabinae): la droga è anche tossica, contiene il glucoside pinicrina e deve essere rinnovata ogni anno. Era conosciuta dai Romani e ne fanno menzione i Capitolari di Carlomagno: è iscritta nella Farmacopea ufficiale (5ª ed.). Ha proprietà emmenagoghe all'interno; all'esterno invece è irritante e stimolante.
Tossicologia. - L'avvelenamento da sabina è ormai raro mentre un tempo era assai comune per l'impiego della droga a scopo abortivo. L'olio essenziale di sabina è un terpene isomero dell'olio essenziale di trementina, possiede proprietà irritanti e venefiche. Ingerito provoca fenomeni congestizî a carico della mucosa gastroenterica, e anche una vera flogosi catarrale. Insorgono violenti dolori addominali, vomito, diarrea mucosa o mucosanguinolenta. Giungendo al rene per esserne eliminato, lo danneggia gravemente congestionandolo e inducendovi spesso una nefrite emorragica. La congestione è particolarmente intensa negli organi del piccolo bacino, donde tenesmo rettale e vescicale, stranguria e, nella donna gravida, contrazioni violente uterine e anche aborto. Questo talora manca mentre appaiono convulsioni, talora trisma, tetano, stato comatoso. La morte può tardare anche alcuni giorni. La cura d'urgenza è lo svuotamento dello stomaco e il lavaggio; la somministrazione di decozioni mucillagginose, la purgazione; i revulsivi cutanei, i calmanti oppiacei. La nefrite già manifesta impone un indirizzo ben definito alla cura.