SABOREI (aram. sābōrā'ē, sing. sābōrā, probabilmente nel senso di "opinanti")
Denominazione dei dottori ebrei di Babilonia del periodo intermedio fra quello degli amorei (v. āmōrā) e quello dei gĕ'ōnīm (v.). Circa l'ampiezza del periodo saboraico le opinioni sono discordanti: il suo inizio è quasi concordemente posto alla fine del sec. V (morte di Rābīnā, 499), ma sulla sua fine si disputa, non solo per la divergenza dei pareri circa l'inizio del periodo gaonaico, ma anche perché vi ha chi pensa che non si abbia una precisa coincidenza cronologica fra la scomparsa degli ultimi saborei e l'inizio del gaonato. Secondo alcuni il periodo saboraico fu molto breve, essendosi esteso solo fino al 540 o al 550; altri lo fanno giungere fino al 589; altri invece pensano che l'esistenza dei saborei continui anche nel sec. VII, e magari anche nella seconda metà di esso, contemporaneamente alle prime generazioni dei gĕ'ōnīm. Assai discordanti sono altresì le opinioni intorno a quella che fu la forma di attività dei saborei. All'ingrosso si può dire che la concezione dominante, salve divergenze nei particolari, è presso a poco questa: che l'opera di redazione del Talmūd babilonese, dovuta agli ultimi amorei, ricevette dai saborei l'ultima mano, con un riesame critico del materiale, col chiarimento e la determinazione di ciò che ancora era rimasto oscuro o dubbioso, con la fissazione della norma giuridica nei casi di controversia fra i precedenti dottori, e con l'addizione di brevi note intese a tali scopi, e talvolta anche di passi relativamente un poco più lunghi, ma comunque non toccanti essenzialmente la hălākāh. Non più dunque un'attività originale come quella degli amorei, e non ancora un'attività semplicemente esegetica sull'ormai fisso testo talmudico, come quella dei gĕ'ōnīm. Recentemente (1933) è stata esposta dal Kaplan una nuova teoria: secondo lui gli amorei non avrebbero redatto il Talmūd, ma solo una breve ed estremamente concisa formulazione delle norme giuridiche, che sarebbe stata designata col nome di gĕmārā; i saborei avrebbero fatto oggetto di minuta indagine questa compilazione amoraica, per chiarirne le oscurità e le difficoltà e per determinarne la genesi; e il risultato del loro lavoro di commento, di delucidazione e di ricostruzione delle antecedenti discussioni, costituirebbe il Talmūd.
L'opera dei saborei è pressoché interamente anonima, e appunto perciò difficilmente determinabile con precisione. Dei nomi dei principali saborei abbiamo diversi elenchi, spesso discordanti fra loro, nella letteratura dell'epoca dei gĕ'ōnīm.
Bibl.: H. L. Strack, Einleitung in Talmud und Midrasch, 5ª ed., Monaco 1921, pp. 70-71, 149; N. Brüll, Jahrbücher für jüdische Geschichte und Litteratur, II, pp. 23-49; J. Kaplan, The Redaction of the Babylonian Talmud, New York 1933, passim, con bibliografia.