SACCHI, Bartolomeo detto il Platina
– Nacque a Piadena, presso Cremona, intorno al 1421, come si deduce dall’affermazione, non necessariamente precisa, che alla sua morte nel 1481 era sexagenarius (Maffei, 1506, c. 299v). Fu di famiglia umile e deve il suo pseudonimo Platina (o Platyna, forma preferita da lui) al nome latino della città di origine.
Inizialmente si arruolò come mercenario («miles levis armaturae»), servendo per quattro anni sotto i condottieri Francesco Sforza e Niccolò Piccinino. Intorno al 1449, in età ormai adulta, cominciò gli studi umanistici frequentando la Casa Giocosa di Mantova, fondata da Vittorino da Feltre che allora era diretta da Ognibene Bonisoli da Lonigo. Già nel 1453 Platina stesso prese la direzione della scuola, diventando anche precettore dei figli del marchese di Mantova, Ludovico Gonzaga. Nel 1457 si recò a Firenze, dove iniziò un secondo periodo di studio sotto la direzione del filosofo bizantino Giovanni Argiropulo. In quell’occasione conobbe i Medici ed entrò in contatto con gli umanisti fiorentini.
Intorno al 1462 seguì il giovane cardinale Francesco Gonzaga a Roma, dove entrò nell’Accademia romana di Pomponio Leto e ottenne la protezione dei cardinali Iacopo Ammannati Piccolomini e Bessarione. Nel 1464 acquistò la posizione di abbreviatore nella cancelleria di Pio II, pagando la somma per lui importante di cento fiorini (Märtl, 2005, pp. 192 s.); lo stesso anno fu però licenziato, insieme con molti colleghi, dal nuovo pontefice Paolo II. Dopo essersi ribellato al papa, minacciando che per ottenere la sua riassunzione si sarebbe rivolto a un concilio, fu arrestato e trascorse, tra il 1464 e il 1465, i mesi invernali nel carcere di Castel S. Angelo. Una volta liberato, cercò invano un lavoro stabile e, in conseguenza di ciò, dovette restare ospite a Roma presso il cardinale Gonzaga. Nel 1468 fu di nuovo arrestato, questa volta con l’accusa di aver partecipato alla ‘congiura’ – la cui realtà storica non si è tuttora potuta né verificare né smentire – ordita dagli accademici della cerchia di Pomponio Leto contro la vita di Paolo II. In quell’occasione fu anche accusato di eresia ed epicureismo, ma la sua fede cristiana è fuori di dubbio. Dopo il duro periodo di un anno trascorso nuovamente in carcere, durante il quale fu sottoposto ad alcuni interrogatori sotto tortura, fu liberato e si ritirò per curarsi presso i Gonzaga, nei bagni di Petriolo e ad Albano.
Dopo la morte di Paolo II (1471) Platina fu ampiamente riabilitato da Sisto IV che, ben disposto nei confronti degli umanisti, lo chiamò a dirigere e riordinare la Biblioteca Vaticana. Il conferimento del nuovo incarico, avvenuto nel 1475, è rappresentato nell’affresco di Melozzo da Forlì, oggi nei Musei Vaticani, che mostra Platina inginocchiato davanti al papa. Gli anni seguenti trascorsero per Platina in modo alquanto tranquillo; solo nel 1477 si espose di nuovo pubblicamente, schierandosi a favore del vescovo di Trento Johannes Hinderbach che aveva aperto un processo contro gli ebrei della città.
Platina morì a Roma il 21 settembre 1481, forse a causa della peste (Gherardi, 1904-1911, p. 67; Fonzio, 1847, p. 159). Fu sepolto a S. Maria Maggiore dove era già stato deposto suo fratello Stefano due o tre anni prima (Bauer, 2011, pp. 238-240, 247). Fu commemorato dagli amici sia a S. Maria Maggiore sia nella sua casa sul Quirinale, il 18 aprile 1482 (Diversorum academicorum panegyrici, in Platina, Hystoria de vitis pontificum, 1504, cc. F8r-G5v; Gherardi, 1904-1911, p. 98).
Non è noto il nome di un altro fratello che gli sopravvisse; lasciò un figlio, Latino, di madre sconosciuta.
Umanista di forte temperamento, Platina fu autore di biografie, elogi, opere filosofiche e storiche. Compose il primo libro di cucina a stampa, il De honesta voluptate et valitudine, probabilmente scritto negli anni 1466-67 e uscito dall’officina romana di Ulrich Han intorno al 1470. Il testo ebbe grande successo editoriale, con numerose ristampe e traduzioni, e ha contribuito a creare, fino a oggi, la fama del suo autore. Anche se fondamentalmente un ricettario, Platina lo considerava, a causa dei consigli medico-morali in esso contenuti, piuttosto un’opera filosofica. Le due fonti principali furono la Naturalis historia di Plinio il Vecchio e il Libro de arte coquinaria di Martino de Rossi.
Come moralista, Platina disapprovava gli atteggiamenti profani e la corruzione nella Chiesa. Nonostante ciò, partecipò al programma di Sisto IV per la renovatio della città di Roma nello stile degli imperatori antichi, con la quale si voleva esprimere il consolidamento del potere del Papato dopo la fine del conciliarismo. Nella sua opera principale, le Vitae pontificum (scritta negli anni 1471-75), basandosi sul Liber pontificalis, Platina riuscì a elaborare «il più efficace rimodellamento della storia papale secondo gli ideali umanistici ed etici» (Fuhrmann, 1989, p. 142).
I papi di Platina si muovono nel campo della politica come principi secolari. Attingendo sia agli storici profani sia a quelli ecclesiastici, Platina fu «il primo autore che abbia liberato la storia generale della Chiesa dal suo isolamento clericale» (Fueter, 1936, 1970, p. 62). Platina, tuttavia, non fu interessato a tracciare la storia delle istituzioni interne alla Chiesa, quanto piuttosto a realizzare una raccolta di biografie in cui le priorità dichiarate erano l’istruzione moralistica e l’eleganza nella presentazione. Inoltre, egli non approfondì l’esame critico sulle fonti a sua disposizione, anche se il suo scetticismo verso alcune leggende medievali (per esempio, il caso della papessa Giovanna) a volte fu preso come esempio dagli storici successivi.
Platina può essere considerato il più importante precursore di storici della Chiesa come Onofrio Panvinio e Cesare Baronio, che lo superarono di gran lunga nella critica filologica delle fonti. In ambito cattolico le Vitae pontificum, spesso ristampate con l’aggiunta di biografie redatte da altri autori, conobbero grande successo e furono lette come opera quasi ufficiale. Dopo l’editio princeps di Venezia (Johannes de Colonia e J. Manthen, 1479) edizioni di particolare importanza furono quella di Venezia (F. Pinzi, 1504 con la prima edizione di alcuni altri testi di Platina) e quelle di Venezia (M. Tramezzino, 1562) e Colonia (M. Cholinus, 1568), curate da Panvinio, che pure vi aggiunse un commento e le biografie dei papi più recenti. Anche i protestanti apprezzarono il libro di Platina per la sua critica aperta alla morale della Chiesa: Matthias Flacius Illyricus, per esempio, considerò Platina un «testimone della verità» (Flacius, 1556, pp. 971-973). Dall’inizio del Cinquecento traduzioni delle Vitae furono pubblicate in cinque lingue vernacolari (francese 1519, italiano 1543, tedesco 1546, olandese 1650, inglese 1685). Fra queste, dal 1592 la versione italiana fu pubblicata con le censure volute dalla congregazione dell’Indice e stabilite, tra gli altri, dal teologo controversista Roberto Bellarmino. Non subì invece alcuna censura il testo latino, che però dal 1568 fu stampato solo a nord delle Alpi, l’ultima volta nel 1664.
Opere. Divi Ludovici Marchionis Mantuae somnium (ca. 1454-1456), a cura di A. Portioli, Mantova 1887; Oratio de laudibus illustris ac divi Ludovici Marchionis Mantuae (ca. 1457-1460), in F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, II, Mantova 1955, pp. 226-234; Vita Nerii Capponi (ca. 1457-1460), in RIS, XX, Milano 1731, coll. 478-516; Vocabula Bucolicorum, Vocabula Georgicorum (ca. 1460-1461), Berlino, Staatsbibliothek, Lat. qu. 488, cc. 58r-59v, 59v-65r; Commentariolus de vita Victorini Feltrensis (ca. 1462-1465), in Il pensiero pedagogico dello Umanesimo, a cura di E. Garin, Firenze 1958, pp. 668-699; Epitome ex primo [-XXXVII] C. Plinii Secundi libro De naturali historia (ca. 1462-1466), Siena, Biblioteca comunale, L.III.8, cc. 73r-357v; Oratio de laudibus bonarum artium (ca. 1463-1464), in T.A. Vairani, Cremonensium monumenta Romae extantia, I, Roma 1778, pp. 109-118; Vita Pii Pontificis Maximi (1464-1465), a cura di G.C. Zimolo, in RIS2, III, 3, Bologna 1964, pp. 89-121; Dialogus de falso ac vero bono, dedicato a Paolo II (1464-1465), Milano, Biblioteca Trivulziana, Mss., 805; Dialogus de flosculis quibusdam linguae Latinae (ca. 1465-1466), a cura di P.A. Filelfo, Milano, Giovanni da Legnano e A. Zarotto, 1481; Dialogus contra amores (de amore) (ca. 1465-1472), in Platina, Hystoria de vitis pontificum, Venezia, F. Pinzi, 1504, cc. B8r-C5r (a cura di L. Mitarotondo, tesi di dottorato, Università di Messina, 2003); De honesta voluptate e valitudine (ca. 1466-1467), a cura di E. Carnevale Schianca, Firenze 2015 (con trad. it. a fronte); Historia urbis Mantuae Gonziacaeque familiae (1466-1469), a cura di P. Lambeck (1675), rist. in RIS, XX, Milano 1731, coll. 617-862; Tractatus de laudibus pacis (1468), in W. Benziger, Zur Theorie von Krieg und Frieden in der italienischen Renaissance, I, 2, Frankfurt a.M. 1996, pp. 1-21; Oratio de pace Italiae confirmanda et bello Thurcis indicendo (1468), Frankfurt a.M., pp. 95-105; Panegyricus in laudem amplissimi patris Bessarionis (1470), in P.G., CLXI, 1866, coll. CIII-CXVI; De principe (1470), a cura di G. Ferraù, Palermo 1979; De falso et vero bono, dedicato a Sisto IV (ca. 1471-1472), a cura di M.G. Blasio, Roma 1999; Liber de vita Christi ac omnium pontificum (ca. 1471-1475), a cura di G. Gaida, in RIS2, III, 1, Città di Castello 1913-1932, e a cura di A.F. D’Elia, Lives of the Popes, Cambridge (Mass.) 2008 (con trad. inglese a fronte, in corso di stampa); De vera nobilitate (ca. 1472-1477), in Platina, Hystoria de vitis pontificum, cit., cc. C5v-D3v; De optimo cive (1474), a cura di F. Battaglia, Bologna 1944; uno scritto polemico contro Battista de’ Giudici (1477), perduto ma citato in parte in B. De’ Giudici, Apologia Iudaeorum; Invectiva contra Platinam, a cura di D. Quaglioni, Roma 1987, pp. 94-127; Plutarco, De ira sedanda, trad. di Platina (ca. 1477), in T.A. Vairani, Cremonensium..., cit., pp. 119-135; Vita amplissimi patris Ioannis Melini (ca. 1478), a cura di M.G. Blasio, Roma 2014; Liber privilegiorum (ca. 1476-1480), Archivio segreto Vaticano, A.A. Arm. I-XVIII, 1288-1290. Platina curò inoltre un’edizione di Flavio Giuseppe: De bello Iudaico, Roma, A. Pannartz, 1475. Lettere: Platinae custodia detenti epistulae (1468-1469), in T.A. Vairani, Cremonensium..., cit., pp. 29-66; Lettere, a cura di D. Vecchia, tesi di dottorato, Università di Firenze, 2012 (in corso di pubblicazione). Alcune lettere e poesie sono rimaste manoscritte.
Fonti e Bibl.: Per una più ampia informazione biografica e bibliografica si rimanda a S. Bauer, The censorship and fortuna of Platina’s “Lives of the Popes” in the sixteenth century, Turnhout 2006 e a Compendium auctorum Latinorum Medii Aevi, II, 1, Firenze 2004, pp. 39-45. R. Maffei, Commentaria Urbana, Romae 1506, c. 299v; M. Flacius, Catalogus testium veritatis, Basel 1556, pp. 971-973; B. Fonzio, Annales, in F. Villani, Liber de civitatis Florentiae famosis civibus, a cura di G.C. Galletti, Firenze 1847, p. 159; A. Luzio - R. Renier, Il Platina e i Gonzaga, in Giornale storico della letteratura italiana, XIII (1889), pp. 430-440; J. Gherardi, Diarium Romanum, a cura di E. Carusi, in RIS2, XXIII, 3, Città di Castello 1904-1911, pp. 67, 98; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto, Roma-Grottaferrata 1909-1912, passim; G.J. Schorn, Die Quellen zu den Vitae Pontificum Romanorum des B. P., in Römische Quartalschrift, XXVII (1913), pp. 3*-19*, 57*-84*; E. Fueter, Storia della storiografia moderna (1936), Milano-Napoli 1970, pp. 61-63; L. von Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1961, ad ind.; M. Miglio, Storiografia pontificia del Quattrocento, Bologna 1975, ad ind.; E. Lee, Sixtus IV and Men of Letters, Roma 1978, ad ind.; O. Merisalo, Platina e le Liber pontificalis, in Arctos, XVI (1982), pp. 73-97; B. S. il Platina (Piadena 1421-Roma 1481). Atti del Convegno..., a cura di A. Campana - P. Medioli Masotti, Padova 1986; Un pontificato ed una città. Sisto IV (1471-1484), a cura di M. Miglio et al., Roma 1986, ad ind.; H. Fuhrmann, Papstgeschichtsschreibung. Grundlinien und Etappen, in Geschichte und Geschichtswissenschaft in der Kultur Italiens und Deutschlands, a cura di A. Esch - J. Petersen, Tübingen 1989, p. 142; M.G. Blasio, Il “De honesta voluptate et valitudine” di Bartolomeo Platina, in Roma nel Rinascimento, 1999, pp. 7-28; P. Scapecchi, Un nuovo codice del “Liber de vita Christi ac omnium pontificum”..., ibid., pp. 247-252; R. Bianchi, Bartolomeo Platina, Pomponio Leto e il vitulus di Menecmo. Note sul “De flosculis” del Platina, in Confini dell’umanesimo letterario. Studi in onore di F. Tateo, a cura di M. De Nichilo et al., I, Roma 2003, pp. 127-154; S. Bauer, “Platina non vitas, sed vitia scripsit”. Le censure sulle Vite dei papi, in Nunc alia tempora, alii mores. Storici e storia in età postridentina, a cura di M. Firpo, Firenze 2005, pp. 279-289; E.D. Howe, Art and culture at the Sistine Court. Platina’s “Life of Sixtus IV” and the frescoes of the Hospital of Santo Spirito, Città del Vaticano 2005; C. Märtl, Der Papst und das Geld. Zum kurialen Rechnungswesen unter Pius II., in Kurie und Region. Festschrift für B. Schwarz, a cura di B. Flug et al., Stuttgart 2005, pp. 175-195; L. Mitarotondo, Virtù del principe, virtù del cittadino. Umanesimo e politica in Bartolomeo Platina, Bari 2005; B. Laurioux, Gastronomie, humanisme et société à Rome au milieu du XVe siècle. Autour du “De honesta voluptate” de Platina, Firenze 2006; S. Bauer, Platina e le “res gestae” di Pio II, in Enea Silvio Piccolomini, Pius Secundus: Poeta Laureatus, Pontifex Maximus, a cura di A. Antoniutti - M. Sodi, Roma-Città del Vaticano 2007, pp. 17-32; M.G. Blasio, Bartolomeo Platina e l’identità del laico, in Roma nel Rinascimento, 2007, pp. 17-32; S. Bauer, Platina, 2008, in Repertorium Pomponianum, http://www.repertoriumpomponianum.it/pomponiani/platina.htm; A.F. D’Elia, A sudden terror. The plot to murder the pope in Renaissance Rome, Cambridge (Mass.) 2009, ad ind.; P. Piacentini, Platina, la Biblioteca Vaticana e i registri di Introitus ed Exitus, Roma 2009; A. Tallon, L’histoire “officielle” de la papauté du XVe au XVIIe siècle, les “Vitae pontificum romanorum” de Platina, Panvinio, Ciaconius, in Liber, Gesta, histoire..., a cura di F. Bougard - M. Sot, Turnhout 2009, pp. 199-213; Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, I, a cura di A. Manfredi, Città del Vaticano 2010, ad ind.; S. Bauer, “Quod adhuc extat”. Le relazioni tra testo e monumento nella biografia papale del Rinascimento, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XCI (2011), pp. 217-248; M. Minardi, in Melozzo da Forlì (catal.), a cura di D. Benati et al., Forlì-Cinisello Balsamo 2011, pp. 218-221; D. Vecchia, L’“Historia urbis Mantuae Gonzagaeque familiae” di Bartolomeo Platina, in Medioevo e Rinascimento, XXVII (2013), pp. 53-81; C. Märtl, “Pauca de origine Enee suaque vita”. Ein unbekanntes Selbstzeugnis Piccolominis, das erste Buch der Commentarii und Platinas Vita Pii II, in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, LXXI (2015), pp. 149-174.