Guitry, Sacha (propr. Alexandre-Georges-Pierre)
Commediografo, sceneggiatore, attore e regista teatrale e cinematografico francese, nato a San Pietroburgo il 21 febbraio 1885 e morto a Parigi il 14 luglio 1957. La forma teatrale è senza dubbio la struttura primaria dei film di G., quasi sempre tratti da sue commedie (non di rado diretti insieme ad altri registi, di formazione più nettamente cinematografica rispetto alla sua): tale ambiguità assume comunque una propria ragione espressiva, e non sfocia mai nella soluzione paralizzante del 'teatro dentro il cinema', dato che la narrazione drammaturgica rimane in ogni caso essenzialmente cinematografica. Risultano quindi paradossali le riflessioni negative sul cinema di G., il quale sosteneva che tale mezzo è ammirevole soltanto quando riproduce la verità e non la finzione, e affermava di non amarlo perché è nemico del teatro, soprattutto quando a esso si ispira. Di fatto, il tessuto vero dei suoi film, cioè la loro forza narrativa e la loro 'fascinazione', è la voce, maestosa: una presenza fissa, come quella della macchina da presa, che sa dominare il ritmo della visione e della vicenda. In tal senso, la sottolineatura del rapporto tra l'allusività di G. e la precisione affabulatoria di Ernst Lubitsch, proposta da vari critici, è importante per capire il tenore del suo lavoro come i suoi limiti, la superficialità e la frivolezza. Secondo François Truffaut (che fu tra coloro che operarono per una sua rivalutazione), G. era riuscito a controllare e a dominare la tecnica cinematografica, ma non al punto da far ridere con un movimento di camera, come Lubitsch, o a commuovere con un ampio piano, come Jean Renoir. Ciononostante il peculiare 'tocco' di G. risiede in un piacere affabulatorio che si traduce nella fantasia della forma filmica.Nacque in Russia, dove il padre (Lucien-Germain G., famoso attore di prosa) risiedeva dal 1882. Trasferitosi con lui a Parigi nel 1890, vi fece studi irregolari; abbandonate le scuole, nel 1901 scrisse la prima commedia e nel 1904 debuttò come attore. Ottenne il primo vero successo come autore nel 1911, e negli anni Venti e Trenta fu uno dei massimi protagonisti della vita teatrale parigina. Le sue commedie (circa centoventi) sono inventive e divertenti ma dal gusto facile e narcisistico, non esenti da una fatua volgarità. L'esordio di G. nel cinema avvenne come regista del cortometraggio documentario Ceux de chez nous (1915), una specie di 'conferenza illustrata' sulle gloires nationales francesi dell'epoca, in uno spazio scenico irrigidito davanti a una camera fissa: una scelta che del cinema privilegiava un'idea retorica e illustrativa. Lavorò quindi come sceneggiatore e attore, e tornò alla regia solo nel 1935 (insieme a Fernand Rivers), con il biografico Pasteur. Il suo film migliore è forse Le roman d'un tricheur (1936; Il romanzo di un baro): seduto al tavolino di un caffè, G. vi assume il ruolo di una voce off, piuttosto che quello di un 'punto di vista' implicito nella narrazione; un meccanismo tipicamente teatrale, che utilizzò anche in altre opere. I film successivi furono spesso sovraffollati di eventi e personaggi come maestosi arazzi, e immersi in vere e proprie 'cavalcate' lungo la storia (Le nouveau testament, 1936, insieme ad Alexandre Ryder; Mon père avait raison, 1936; Faisons un rêve, 1936; Les perles de la couronne, 1937, Le perle della corona, insieme a Christian-Jaque, per la cui sceneggiatura G. fu premiato alla Mostra di Venezia; Quadrille, 1937; Le destin fabuleux de Désirée Clary, 1942, insieme a René Le Hénaff). Nell'agosto 1944, pochi giorni dopo la liberazione di Parigi dalle truppe tedesche, G. fu arrestato per collaborazionismo e tenuto in carcere per due mesi; processato a varie riprese, venne definitivamente assolto nel 1947. Quando riapparve sulle scene, nel 1948, fu accolto tra grandi contrasti; dovette anche abbandonare l'Académie Goncourt, al cui seggio era stato eletto nel 1939. Dopo altre grandi avventure storiche (tra cui Si Versailles m'était conté, 1954, Versailles; e Napoléon, 1955, Napoleone Bonaparte), i suoi ultimi film (Assassins et voleurs, 1956; Les trois font la paire, 1957, insieme a Clément Duhour) mostrano un'ironia, e forse un'autoironia, feroce, pervasa da un'amarezza devastante. Il suo pubblico era stato cancellato per sempre dalla guerra e G., con il suo sguardo attonito dall'alto di un palcoscenico deserto, non poteva e non sapeva vedere più niente.
Oltre alle commedie, scrisse una trentina di romanzi e di saggi. Tra questi ultimi, anche tre a carattere autobiografico, uno del 1934 (Souvenirs, noto anche come Si j'ai bonne memoire) e gli altri pubblicati postumi (Le petit carnet rouge, 1979; A bâtons rompus, 1981), così come gli scritti sul cinema (Le cinéma et moi, 1977).
J. Harding, Sacha Guitry: the last boulevardier, London 1968.
B. Liebowitz Knapp, Sacha Guitry, Boston 1981.
H. Jadoux, Sacha Guitry, Paris 1982.
R. Castans, Sacha Guitry, Paris 1993.
H. Gidel, Les deux Guitry, Paris 1995.
A. Keit, Le cinéma de Sacha Guitry: vérités, représentations, simulacres, Liège 1999, a cui si rimanda per una bibliografia più completa.
J. Lorcey, Sacha Guitry et son monde, 3 voll., Paris 2001-02.