Vierny, Sacha
Direttore della fotografia francese, nato a Bois-le-Roi (Seine-et-Marne) il 19 giugno 1919 e morto a Parigi il 15 maggio 2001. Pur avendo lavorato con numerosi registi, fondamentali furono le collaborazioni con Alain Resnais e Peter Greenaway, dei quali illuminò quasi tutti i film, instaurando con loro un rapporto totale e simbiotico. I chiaroscuri, l'intensità e i contrasti dei colori sono il segno distintivo e inconfondibile della sua maniera di manipolare con raffinatezza ed eleganza le fonti luminose.
Dopo essersi diplomato nel 1946 all'IDHEC, nel 1948 V. iniziò la sua carriera come assistente alla regia di André Berthomieu e Louis Daquin, per dedicarsi nel 1953 alla fotografia come assistente di Ghislain Cloquet del quale fu aiuto in Nuit et brouillard (1955; Notte e nebbia) di Resnais, sconvolgente documentario sui campi di sterminio nazisti. Sempre per Resnais diresse la fotografia del cortometraggio a colori Le chant du styrène (1958), sul lavoro in una fabbrica di materie plastiche. V. diventò così l'operatore preferito del regista per il quale lavorò lungo un quarto di secolo, riuscendo a mettere in atto indicazioni precisate ricorrendo a disegni e illustrazioni di riviste. Fino a ottenere le atmosfere di Hiroshima mon amour (1959), di cui V. illuminò le parti girate in Francia, mentre Takahashi Michio curò le sequenze filmate in Giappone. V. si dedicò così alla parte dedicata al doloroso ricordo della protagonista (Emanuelle Riva) alla fine della guerra a Nevers, alternando alle atmosfere quasi astratte di Hiroshima quelle brumose della Francia, con grandi contrasti di luce fra le diverse scene e l'utilizzo di scarse fonti di illuminazione artificiale. Nel 1961 curò la fotografia di L'année dernière à Marienbad (L'anno scorso a Marienbad), dove le architetture dell'albergo all'interno del quale si svolge il racconto vengono messe in evidenza dai forti contrasti del bianco e nero: dai lunghissimi corridoi ricchi di stucchi e specchi, alle colonne dai confini netti e puliti, alle statue, ai lampadari, sino alle geometrie del giardino all'italiana. V. raccontò che, per spiegare quale tipo di atmosfera avrebbe voluto dare al film, Resnais gli aveva mostrato vecchi quotidiani e film muti chiedendogli che i bianchi fossero abbaglianti e i neri limpidi. Per Resnais illuminò poi Muriel ou le temps d'un retour (1963; Muriel, il tempo di un ritorno), La guerre est finie (1966; La guerra è finita), Stavisky (1973; Stavisky il grande truffatore), Mon oncle d'Amérique (1980).Tra gli altri autori con cui V. ebbe modo di lavorare, da ricordare Chris Marker per Lettre de Sibérie (1958), Louis Buñuel per Belle de jour (1967; Bella di giorno), Raúl Ruiz per L'hypotèse du tableau volé (1978), Bertrand Blier per Beau-père (1981; Ormai sono una donna).Dopo quello con Resnais, l'altro incontro fondamentale della sua carriera fu quello con Greenaway del quale assecondò il gusto pittorico e le ricerche sperimentali. A partire da A zed and two noughts (1985; Lo zoo di Venere) V. fotografò tutte le opere del regista inglese. Nel primo film, i colori freddi, acidi degli esterni, le luci intermittenti dei proiettori che illuminano gli stadi progressivi di decomposizione, si alternano ai toni caldi degli interni, dove vengono ripetute le fonti luminose dei quadri di Vermeer. The cook, the thief, his wife & her lover (1989; Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante), girato in Cinemascope, è caratterizzato soprattutto dai numerosi carrelli laterali, utilizzati sia all'interno di una scena, sia per passare da un ambiente all'altro, quasi come fondali teatrali che si alternano sullo schermo. Ogni ambiente ha un suo colore: il rosso del ristorante, il verde della cucina, il bianco del bagno, l'oro della biblioteca, il blu degli ambienti esterni: così il linguaggio simbolico del regista e quello tecnico del direttore della fotografia si intrecciano in un legame profondo e indissolubile, che segna fortemente anche The belly of an architect (1987; Il ventre dell'architetto), Drowning by numbers (1988; Giochi nell'acqua), Prospero's books (1991; L'ultima tempesta), The pillow book (1996; I racconti del cuscino) nonché 8 ¹/₂ women (1999; 8 donne e ¹/₂ ).
Y. Lardeau, M. Chion, Entretien aves Sacha Vierny, in "Cahiers du cinéma", mars 1988, nr. spécial 345, pp. 50-52.