SACRAMORO da Parma
SACRAMORO da Parma. – Nacque, probabilmente nel primo decennio del Quattrocento, da un Giacomo Palmia, deceduto prima del 1439.
La famiglia, favorevole ai Rossi (la grande casata aristocratica radicata nel Parmense), traeva il proprio cognome dall’omonima località appenninica, attualmente frazione di Fornovo di Taro. I Palmia dovevano far parte di una più ampia consorteria familiare nota anche come Miraldo (Smeraldi): come Miraldo o come da Palmia, infatti, sono noti i fratelli Giovanni, Guglielmo e Ruffino, nipoti di Sacramoro, che abbracciarono come lo zio la carriera delle armi. Sacramoro da Parma non va dunque confuso con il coevo condottiero Sacramoro Visconti (dei Visconti di Brignano), figlio di Leonardo Visconti signore di Pagazzano e fratello di Elisabetta Visconti sposa del condottiero Colella da Napoli.
Sacramoro dovette formarsi tra le fila del ‘braccesco’ Niccolò Piccinino: con lui, e con il figlio ed erede Francesco, Sacramoro collaborò per gran parte della propria vita. Le prime notizie certe della sua attività risalgono al 1432, quando militava, con una condotta di 156 cavalli, nella compagnia di Niccolò Piccinino, al servizio di Filippo Maria Visconti contro la Repubblica di Venezia. Nel 1434, sempre nella compagnia di Piccinino e al servizio di Visconti, operò in Romagna, impegnato nella guerra al pontefice, Eugenio IV: si impadronì di Forlimpopoli con l’aiuto di Antonio Ordelaffi; entrò poi in Imola con Giovanni da Casale e difese la città dalle mire di Guidantonio Manfredi. Ritiratosi in Emilia, dopo aver liberato a Crevalcore Francesco Fantuzzi che la governava per i Bentivoglio, dovette però arrendersi alle truppe papali. Conobbe un altro insuccesso nell’estate del 1435, quando nei pressi di Cesena fu sorpreso e catturato da Troilo da Rossano e dal Ciarpellone; ma fu rilasciato dopo alcuni giorni da Francesco Sforza. La pace del 16 agosto 1435, tra il Visconti e le forze collegate di Eugenio IV, Venezia e Firenze, cita espressamente Sacramoro tra i condottieri che avrebbero dovuto lasciare il Modenese.
Nel 1437, sempre ingaggiato da Niccolò Piccinino per Visconti, partecipò alla guerra di Lucca contro Francesco Sforza, ma non riuscì a mantenere il possesso della città, da lui presidiata con Giacomo da Lonate e Moretto da Sannazzaro. Nel frattempo i bolognesi si erano arresi a Piccinino, che incaricò Sacramoro di presidiare il castello di porta Galliera. In questa veste egli riusciva a conciliare la fazione filoviscontea dei Canetoli con quella ostile dei Bentivoglio, ma nell’ottobre del 1439 fu sostituito da Cervato Secco da Caravaggio.
Secondo il cronista bolognese, a Sacramoro, «huomo di animo piacevole et humano et che desiderava di esser più tosto amato che temuto», il duca di Milano e Piccinino preferivano Cervato, «huomo iniquo, scelerato et crudele» (Della historia di Bologna, in RIS, XXIII, 1, 1912, p. 60).
Nel frattempo, il 25 luglio 1439, Sacramoro era stato investito, tramite il suo segretario e procuratore Damiano Cantelli da Parma, del castello bresciano di Seniga, che doveva garantirgli un introito annuo di quattrocento fiorini per il pagamento della sua condotta. In novembre è attestato, con trecento cavalli, a Tenno nel Trentino meridionale, sul confine tra Ducato di Milano e Repubblica di Venezia, dove fu di nuovo sconfitto da Francesco Sforza. Dopo essere stato fatto prigioniero nella battaglia di Anghiari (giugno 1440), negli anni successivi Sacramoro operò in Romagna e nelle Marche, sempre al soldo di Visconti e dei Piccinino: nell’estate del 1441 presidiava il Forlivese e nel 1442 conquistò Montefortino sottraendolo a Francesco Sforza.
Nel 1447 era di nuovo in Lombardia, alla difesa di Lecco, e alla morte di Filippo Maria Visconti (nel mese di agosto), passò al servizio della Repubblica Ambrosiana. Fu impiegato nel settembre del 1448 a Caravaggio, ma già nel mese successivo fu tra i ‘bracceschi’ che passarono al servizio di Francesco Sforza contro la Repubblica. Nel 1449 partecipò all’assedio di Monza, nei primi mesi del 1450 all’assedio di Milano. Pertanto, nell’aprile del 1451 Francesco Sforza, ormai duca di Milano, ordinò al Comune di Parma di versare a Sacramoro 4425 lire di imperiali, che i maestri delle entrate gli avevano riconosciuto ma che non gli erano state ancora liquidate.
Negli anni difficili della guerra di Venezia (1452-54), durante la quale il Ducato di Milano fu stretto nella morsa di Venezia (a est) e di Guglielmo del Monferrato (a ovest), il contributo di Sacramoro fu rilevante. Nel luglio del 1452 fu il principale artefice della vittoria sforzesca a Cassine, nell’Alessandrino; nell’agosto del 1453, passato sotto Bartolomeo Colleoni, ebbe inoltre un ruolo fondamentale nell’espugnazione di Castelleone nel Cremonese.
Nella località, afflitta pure da una pestilenza, si trovavano anche la moglie e i figli di Sacramoro. Con un audace attacco notturno, il condottiero parmense la tolse ai veneziani, privandoli anche di bombarde e cavalli. A guerra finita fu alloggiato nell’Alessandrino con 150 cavalli.
Nei primi mesi del 1455 fu inviato nel Bolognese per presidiarlo contro le eventuali mire di Jacopo Piccinino, licenziato dai veneziani al termine della guerra. La morte colse Sacramoro prima del 22 luglio 1457. In quella data, infatti, una lettera del duca ordinò che la sua compagnia, che contava allora 120 cavalli, fosse posta sotto il comando del nipote Guglielmo Miraldo (omonimo di un fratello di Sacramoro), coadiuvato da Giovanni Miraldo, Antonio Rossi, luogotenente di Sacramoro, e Andrea Albanese.
I nipoti Miraldo avrebbero militato ancora per lungo tempo al servizio degli Sforza: Guglielmo fino al 1469, dopo di che il suo nome scomparve dalle liste delle genti d’arme sforzesche; Giovanni almeno fino ai primi anni Settanta. Il terzo fratello, Ruffino Miraldo (al quale, nel 1470, il duca aveva proposto in moglie la vedova di Giovanni Antonio Maletta fratello di Francesco) fu castellano di Alessandria dal 1491.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XII, 451 (Conselice); Archivio di Stato di Milano, Archivio ducale visconteo-sforzesco, Carteggio interno, 667 (1457 luglio 27, Milano); ibid., Registri missive, 15, cc. 107v-108r; 91, c. 295; J. Du Mont, Corps universel diplomatique du droit des gens, II, 2, Amsterdam-La Haye 1726, p. 303; Matthei Palmerii Liber de temporibus (aa. 1-1448)..., a cura di G. Scaramella, in RIS, XXVI, 1, Città di Castello 1906, pp. 168 s.; C. Gherardacci, Della historia di Bologna parte terza, a cura di A. Sorbelli, ibid., XXXIII, 1, Città di Castello 1912, pp. 40, 56, 60, 63, 154; Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononie edita a fratre Hyeronimo de Bursellis, a cura di A. Sorbelli, ibid., XXIII, 2, Città di Castello 1912, p. 83; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 2, IV, Bologna 1924, pp. 93 s., 99, 233, 375; P.C. Decembrio, Opuscula historica, a cura di A. Butti - F. Fossati - G. Petraglione, ibid., XX, 1, Bologna 1925-1958, pp. 127, 463 s., 525, 669 s., 710, 926; G. Simonetta, Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium ducis commentarii, a cura di G. Soranzo, ibid., XXI, 2, Bologna 1932-1934, pp. 53, 71, 330, 357, 380 s.; Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca (1450-1500), VII (1466-1467), a cura di M.N. Covini, Roma 1999, pp. 348, 350.
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