Sacrum Commercium Beati Francisci cum do] mina Paupertate
Commercium Beati Francisci cum do] mina Paupertate. Operetta francescana, di anonimo minorita del sec. XIII, che, sotto la forma di un racconto allegorico e drammatico, descrive l'ansiosa ricerca, la conquista e l'amore di s. Francesco e del suo ordine per ‛ madonna Povertà ', illustrando la bellezza di quell'ideale (solo da Cristo seguito, nella lunga storia del mondo, sino a Francesco), e invitando i nuovi amanti minoriti alla sua più rigida osservanza, nel velato richiamo storico al fervore delle origini.
Il titolo Commercium, come si deduce dal testo, dice propriamente " conversazione ", " trattenimento ", " alleanza ", e solo indirettamente " sposalizio ". " nozze " (donde il titolo di un celebre volgarizzamento trecentesco: Mistiche nozze del S. Francesco con Madonna Povertà). La Povertà ivi è più signora (domina) che sposa.
Non accertate ancor oggi la paternità (più probabile quella del beato Giovanni da Parma, m. nel 1289) e la data dell'opuscolo (tra il 1227 e il 1280), e neanche il suo intento puramente asceticoparenetico o fors'anche velatamente polemico (sugli sviluppi dell'ordine tra il 1250 e il 1280), esso è stato illustrato da circa un secolo ed è entrato tra le fonti almeno indirette di Dante. Egli infatti attraverso le citazioni di Ubertino da Casale, per alcune concezioni e per l'idea generale, ed esplicita, ne ha fatto il perno del profilo biografico di s. Francesco in Pd XI 43-117 (in partic. vv. 55-75), che fu definito da Pio XI il " canto dello sposalizio tra Francesco e la Povertà " nell'enciclica Rite expiatis (1926).
Punti specifici d'imprestito, presenti in Ubertino (Arbor vitae V 3), sono senza alcun dubbio la guerra col padre terreno intrapresa per tal donna dal santo giovinetto (vv. 58-59), nel momento della rinunzia ai beni terreni o perfetta conversione (nel 1206: Sacr. Comm. n. 4); l'abbandono della Povertà, rimasta dopo Cristo dispetta e scura (" vedova ", secondo la fonte) sino a Francesco (vv. 64-66; Sacr. Comm. nn. 13,17); la sua costanza e fierezza (v. 70; Sacr. Comm. nn. 19-21); la sua partecipazione sulla croce di Cristo (v. 73 pianse; Sacr. Comm. n, 21 " secum patiebaris "; cfr. Fioretti XIII). E si veda pure, nel riflesso della concordia e lieti sembianti (v. 76) dei due nuovi amanti (v. 74), la vita gioiosa e fraterna dei primi soci del santo (Sacr. Comm. n. 37; Tomm. da Celano I 38-39, 42 e 102).
Ma va tenuto presente che D. attinge dai soliti biografi, più direttamente da s. Bonaventura (Legenda maior), tutto il contorno di quella vita del Poverello (comprese alcune delle scene riferite: 1, 2, 4) e, in più, i nuovi tratti in essa descritti in chiave di Povertà: viaggio a Roma con la sua donna (v. 86), ultima raccomandazione ai suoi frati (vv. 112-114), ritorno a Dio dal suo grembo (vv. 115-117), e infine, contrariamente alle apparenze, anche il concetto prepotente ed essenziale del mistico ‛ sposalizio ' (appena accennato in Sacr. Comm. n. 13, e anodino in Ubertino; cfr. Tomm. da Celano II 55; s. Bonaventura VII 1, 6, ecc.).
Bibl.-Ediz. del S.C., testo latino, Quaracchi 1929; ediz. italiane, a. c. di R. Manselli, Firenze 1953; di N. Vian, Milano 1963; ediz. tedesca con introduzione critica di K. Esser-E. Grau, Werl, Westfalia, 1966 (bibl., con i più recenti studi di A. Van Corstanje, J. Engels, K. Esser); v. inoltre J. Cambell, in " Archivio Ibero-Americano " XXV (1965) 227-230. Per i testi di Ubertino, cfr. la versione ital. di F. Casolini, in Ubertino Da Casale, Arbor vitae crucifixae Jesu, Lanciano 1937, 58-68 (dall'unica ediz. latina, Venezia 1485). Le biografie di Tommaso da Celano e di s. Bonaventura in Analecta Franciscana, X, Quaracchi 1926-1941.
Per le derivazioni dantesche, oltre alle diverse ‛ lecturae ' del c. XI del Paradiso e ai più validi commenti alla Commedia, rimangono fondamentali gli studi di U. Cosmo, Le mistiche nozze di Frate Francesco con Madonna Povertà, in " Giorn. d. " VI (1898) 49-82, 97-111; ID., Noterelle francescane, ibid. VIII (1900) 163-182; ID., Con Madonna Povertà, Bari 1940, 33-58; E.G. Gardner, D. and the mystics, Londra 1913, 225-242.