LEVALOSSI, Sagacino
Figlio di Giovanni (I), nacque forse nel 1272, come egli stesso scrisse in un passo di una sua cronaca poi interpolata da Pietro Della Gazata nel Chronicon Regiense (ed. Muratori, col. 13). Se invece si presta fede a quanto narrato in un altro luogo testuale della cronaca, in cui si racconta che la morte colse il L. ormai ottantacinquenne, si può forse anticiparne la nascita al 1270, dal momento che un atto del 29 marzo 1355 lo ricorda come "quondam" (Corradini, in La cronaca di Pietro della Gazzata, p. XCIV).
Poco si conosce della famiglia dei Levalossi, la cui ascesa sociale non sembra comunque antecedente al secondo Duecento, quando Giovanni (I) ricoprì ripetutamente la carica di statutario del Comune di Reggio nell'Emilia.
Secondo il Liber focorum, del 1315 (Tacoli), il L. abitava a Reggio, "in contrata d. Gilioli Blasmatorti". Partecipò con impegno alla vita politica della sua città durante il governo popolare: nel 1313 fu membro del Consiglio dei quaranta sapienti, eletti per nominare il capitano del Popolo; nel 1320 risulta tra i venticinque incaricati di esaminare i bandi adottati contro gli esponenti di alcune famiglie signorili; nel 1324 venne invece eletto fra i Cento difensori del Popolo unitamente al fratello Giuliano.
Con quest'ultimo il L. condivideva anche la professione notarile, mentre un terzo fratello, Albertino (I), si era fatto monaco benedettino e nel 1306 - segno della preminenza ormai raggiunta dal casato in città - era diventato abate di S. Prospero, il più prestigioso tra i monasteri reggiani.
Da questo momento le fonti mostrano un intensificarsi dei rapporti fra il cenobio e l'intera parentela dei Levalossi. Furono infatti il L, il fratello Giuliano e Bonifacio, loro parente, a soccorrere con un mutuo il monastero, travagliato nel 1311 da una grave crisi economica. Lo stesso L. fu poi tra gli affittuari dell'ente ecclesiastico per alcuni terreni a Vigozoario e nella sua veste di notaio rogò almeno in un'occasione proprio per conto del cenobio (Corradini, in La cronaca di Pietro della Gazzata, pp. XCIV-XCVI).
La politica di radicamento nel monastero di S. Prospero, da cui il casato traeva ricchezze e prestigio, fu perseguita con perseveranza e fu ripagata nel 1336 dall'elezione abbaziale di Albertino (II), figlio del Levalossi. Pochi anni dopo un altro figlio del L., Niccolò, fu elevato alla dignità di priore nel medesimo cenobio.
Con l'avvento della signoria gonzaghesca, il L. fu accusato di avere cospirato, con il figlio abate Albertino (II) e gli altri suoi figli, contro il nuovo governo: imprigionato nel 1345, fu rilasciato solo dopo il pagamento di un cospicuo riscatto, ben 1500 lire, tratto interamente dal patrimonio del monastero.
Divenuto cieco all'età di ottantuno anni (Chronicon Regiense, ed. cit., col. 72), il L. morì dopo poco: di certo entro il marzo 1355, quando un documento ne attesta con certezza l'avvenuta scomparsa.
Ebbe numerosa prole: Cerlini (1941, p. 59) gli attribuisce la paternità di Giovanni (II), Albertino (II), Niccolò, Giovannino, Giuliano, Agnesina, Francesca e Flandina, quest'ultima nonna di Pietro Della Gazata, dal 1363 abate di S. Prospero e soprattutto autore del Chronicon Regiense, che attinse pienamente a una precedente cronaca del L., dallo stesso Della Gazata indicata come Gesta Lombardiae e oggi perduta.
La mancanza di un'autonoma tradizione manoscritta dei Gesta fa dunque del Chronicon Regiense la via obbligata per ricostruire i caratteri dell'opera del L.: anzi, proprio il debito di Pietro Della Gazata verso quest'ultima è stato lungamente al centro di un dibattito che ha posto in discussione la stessa paternità del Chronicon. Malgrado la critica sia ormai orientata a considerare il Della Gazata quale autore principale del Chronicon Regiense (rigettando, dunque, la tesi dei due o tre autori, tra cui il L., alternatisi nella redazione della medesima cronaca), si ritiene che i Gesta Lombardiae abbiano costituito per Pietro Della Gazata una sorta di canovaccio per la ricostruzione degli eventi compresi fra il 1306 e il 1353, ovvero per l'arco cronologico coperto dai Gesta (e, peraltro, non coincidente con quello del Chronicon Regiense, che nei suoi diversi testimoni spazia invece dall'anno 800 alla fine del Trecento).
Si deve allo stesso Della Gazata l'indicazione del punto della sua narrazione in cui il testo del L. fu interpolato, pur con molti rimaneggiamenti e aggiunte. Sotto l'anno 1303 Pietro Della Gazata chiosava infatti: "Hic incepit dompnus Sachazinus de Levalosis scribere gesta Lombardie" (Chronicon Regiense, ed. Artioli - Corradini - Santi, p. 90). In realtà, successive ricerche di Cerlini e di Corradini hanno permesso di posticipare al 1306 l'effettivo principio della narrazione del Levalossi. Al Della Gazata si deve anche l'indicazione della cessazione dell'attività cronistica del L., divenuto cieco nel 1353. Sotto quell'anno, infatti, Pietro annotava: "Et ipso mensse [aprilis] defecit visus dompno Sachacino proavo meo, qui ab hinc retro scripsit gesta, ita quod amplius scribere non videbat et nihil amplius scripsit et etatis erat tunc annorum LXXXJ" (ibid., p. 272).
Se difficilmente provabile appare la tesi di Cerlini, secondo cui i Gesta sarebbero stati scritti in volgare dal L. e poi tradotti in latino dal Della Gazata (1941, pp. 178-182, 189; ma contro la tesi della primitiva composizione in volgare: Zabbia, 1999, p. 176 e Corradini, in La cronaca di Pietro della Gazzata, pp. LXIX, CXXIX), fuor di dubbio è invece il successivo rimaneggiamento dell'opera, la cui originaria stesura riaffiora solo in alcuni luoghi del testo di Pietro. Lo stile del L. appare in questi passi asciutto ed essenziale, a differenza di quello del Della Gazata, assai più arioso e ricco di commenti e giudizi personali: tutti elementi - come già notarono Cerlini e Corradini - che consentono di intravedere gli interventi di Della Gazata sul testo del Levalossi.
Composta in forma annalistica, la cronaca del L. si presenta come una fonte solitamente ben informata: il L., del resto, come esponente di spicco della vita politica reggiana era ben addentro a tutte le grandi questioni che agitavano la "Lombardia" del primo Trecento: anche per questo la cronaca, pur riservando un'attenzione prevalente per le vicende di Reggio e del Reggiano - e segnatamente del monastero di S. Prospero, per il L. e poi per Pietro Della Gazata centro di mille trame, politiche come familiari - offre interessanti e originali squarci anche sulle vicende di altre aree padane.
Accanto ai Gesta, il L. fu autore anche delle biografie di Attila, di Ezzelino da Romano, di Corradino di Svevia e di "alia plura", come si premura di riferire Pietro Della Gazata: tutte opere andate però perdute durante il sacco di Reggio del 1371, quando proprio il Della Gazata smarrì il manoscritto in cui erano, oltre alla propria cronaca, anche gli scritti del L. (Chronicon Regiense, ed. Muratori, col. 72).
Se dei Gesta Lombardiae non si conserva alcun manoscritto, assai più articolata è la traditio del Chronicon Regiense: dei tre principali testimoni, sono editi R (Reggio nell'Emilia, Biblioteca municipale A. Panizzi, Mss. Regg., C.8.1) e C (Ibid., Codice Crispi): rispettivamente Sagacius et Petrus de Gazata, Chronicon Regiense, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, coll. 6-98 e Chronicon Regiense. La cronaca di Pietro della Gazzata nella tradizione del codice Crispi, a cura di L. Artioli - C. Corradini - C. Santi, Reggio nell'Emilia 2000. Il testimone indicato come F, invece, è tuttora inedito (Arch. di Stato di Modena, Manoscritti della Biblioteca, 21). Più in dettaglio, sulla traditio del Chronicon Regiense, si veda la precisa messa a punto di C. Corradini, Il Chronicon Regiense: autori e tradizione manoscritta, in Chronicon Regiense. La Cronaca di Pietro della Gazzata, cit., pp. XLVII-CLI.
Fonti e Bibl.: C. Affarosi, Memorie istoriche del monastero di S. Prospero di Reggio, Padova 1733, pp. 251-261; N. Tacoli, Parte seconda d'alcune memorie storiche della città di Reggio di Lombardia, Reggio 1742, p. 2; I. Malaguzzi Valeri, Per una nuova edizione del Memoriale potestatum Regensium e del Chronicon dei Gazadii, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie modenensi e parmensi, s. 3, V (1888-89), 1-2, pp. XLI s.; F.E. Comani, Il terzo autore del Chronicon Regiense, in Studi storici, XII (1903), 1, pp. 3-39, 141-160; Id., Per un punto (Al Chronicon Regiense RIS, XVIII 27E), ibid., XIII (1904), pp. 447-455; G. Bertoni, Un nuovo codice del Chronicon Regiense dei Gazadii, in Archivio Muratoriano, I (1907), 4, pp. 226 s.; I. Nembrot, Il codice Loschiano del Chronicon Regiense, Reggio 1922; Id., Le fonti della storia comunale di Reggio Emilia, I, Critica delle fonti, Chieti 1922, pp. 65-104; A. Cerlini, Fra Salimbene e le cronache attribuite a Alberto Milioli, II, I codici e la ricostruzione del Chronicon Regiense, in Bull. dell'Istituto storico italiano per il Medio Evoe Archivio Muratoriano, XLVIII (1932), pp. 57-130; Id., Le "Gesta Lombardiae" di S. L. e Pietro della Gazata, ibid., LV (1941), pp. 1-206; C. Corradini, S. L. inviato speciale del "Chronicon", in Reggio storia, n. 8 (maggio-agosto 1980), pp. 67-69; Id., Pietro della Gazzata. Scorci biografici di un abate del monastero di S. Prospero, ibid., n. 18 (ottobre-dicembre 1982), pp. 46-49; O. Rombaldi, Il monastero di S. Prospero di Reggio Emilia, Reggio nell'Emilia 1982, pp. 112-114; Id., Della Gazata, Pietro, in Diz. biogr. degli Italiani, XXXVII, Roma 1989, pp. 5-8; P. Rossi, Reggio Emilia, in Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), Roma 1991, pp. 234-238; M. Zabbia, Cronache e cronisti nelle città dell'Emilia Romagna, in Ricerche storiche, XXIV (1994), p. 182; Id., I notai e la cronachistica cittadina italiana nel Trecento, Roma 1999, pp. 173-176; L. Artioli, Una storia perduta e ritrovata, in Chronicon Regiense. La Cronaca di Pietro della Gazzata, cit., pp. XV-XLVI; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, IV, p. 654.