Vedi SAGALASSO dell'anno: 1965 - 1997
SAGALASSO (v. vol. VI, p. 1063)
In anni recenti un gruppo belga-inglese diretto da S. Mitchell e poi da M. Waelkens ha svolto ricerche sul luogo; nel 1990 sono iniziati gli scavi condotti dall'Università Cattolica di Lovanio, sotto la direzione di M. Waelkens.
All'inizio del periodo ellenistico, la città vera e propria non era fortificata, ma risultava comunque protetta dalla sua posizione, da un muro in blocchi poligonali a Ν della sommità della montagna che sovrasta la città e da un sistema di torri di guardia a Ν e a E del sito. In epoca tardo-ellenistica, tuttavia, almeno l'estremità O della città ebbe mura di fortificazione in blocchi pseudo-isodomi. Nella tarda antichità fu creato un nuovo sistema di difesa, che proteggeva però solo una parte del sito, come l'area di abitazione a NO, circondata da un rozzo muro di ciottoli, e anche il centro monumentale della città, dove i monumenti furono fra loro collegati per mezzo di un muro in blocchi, di buona tessitura.
I monumenti più antichi rinvenuti finora nel luogo sono osteoteche di epoca ellenistica a forma di casa, databili fra il III e il I sec. a.C. Decorate con armi e simboli funerari, esse testimoniano la straordinaria abilità tecnica degli scultori locali di quel periodo, durante il quale la città subì molto gli influssi pergameni, fatto che non sorprende, giacché gli Attalidi erano, almeno teoricamente, i suoi sovrani. Anche la disposizione urbanistica a terrazze - che seguono e anzi enfatizzano in senso scenografico le differenze di livello e l'orientamento dei pendii naturali - riflette i principi di pianificazione urbana applicati a Pergamo. Alla metà del periodo ellenistico, S. ebbe anche due agorài con pianta trapezoidale: l'agorà superiore (di c.a 70 X 30 m), che divenne il centro politico, e l'agorà inferiore (45 X 31 m), di poco più recente, che servì essenzialmente come raccordo fra la città inferiore e quella superiore, a O della quale era situata la maggior parte dei monumenti di età ellenistica. L'angolo NO dell'agorà superiore doveva essere dominato dall'heròon, in passato datato in epoca ellenistica (v. infra), ma in realtà costruito in età augustea, come rivelano i frammenti architettonici rinvenuti negli scavi degli anni 1994-1995. A S di questo sono stati rinvenuti i resti di un bouleutèrion, che per forma e dimensioni (22 X 21 m) è quasi identico a quello di Priene, con sedili che salgono parallelamente alle pareti su tre lati, ma che a S mostrano entrambi i blocchi laterali di sedili più alti di due file rispetto al blocco centrale. L'esterno a due piani presentava un muro liscio di blocchi rustici in basso e un muro interrotto da pilastri alternati a finestre e scudi o altre armi in alto, una soluzione che ricorda i bouleutèria di Eraclea al Latmo e di Mileto. A S il muro orientale del piano superiore in direzione dell'agorà era interrotto al centro da una loggia con una serie di semicolonne corinzie appoggiate a stipiti con rilievi di divinità e prigionieri all'interno. L'edificio può essere datato all'ultimo quarto del II sec. a.C. A O di esso, intorno alla fine del I sec. a.C., sulla metà orientale di una sporgenza rocciosa allargata verso O con mura di terrazzamento fu eretto un distilo dorico in antis. Il tempio, ben conservato, si elevava su un basso podio con gradini solo sulla fronte. Appena al di sotto del bouleutèrion, un edificio rettangolare, con una falsa facciata corinzia a semicolonne rivolte verso l'agora superiore, può essere stato un agoranòmion, databile al terzo quarto del I sec. a.C. A NE dell'agorà sono stati rinvenuti resti di un altro heròon, assai simile a quello già descritto. Questo edificio, che è leggermente più tardo del'agoranòmion, aveva un fregio rappresentante un combattimento tra Greci e Orientali. Una fontana monumentale, scavata negli anni 1990-1993, si presenta come un cortile con un portico dorico su tre lati e può essere datata nella tarda età ellenistica.
Durante il periodo augusteo, l'agorà superiore fu ulteriormente abbellita con quattro colonne corinzie (alte 10 m), poste su ciascuno degli angoli, sostenenti statue di benefattori locali. Nell'angolo SO un arco onorario, dedicato a Caligola, fu ridedicato a Claudio; un altro quasi identico nell'angolo SE doveva onorare Tiberio o Claudio. Al tempo di Augusto fu anche costruito il c.d. heròon ellenistico all'angolo NO dell'agorà.
Un'altra porta dell'inizio dell'età tiberiana, costituita da una singola fila di colonne corinzie tra due muri laterali, con un fregio di ghirlande di frutta pendenti da maschere teatrali, dava accesso all'agorà inferiore. A O di essa un primo tempio romano, di età augustea, fu costruito su terrazze ben conservate, con muratura irregolare. Dell'edificio originale rimangono solo frammenti del muro del témenos, finemente decorato (ingressi dorici all'esterno, ionici all'interno); i resti attuali del tempio, che era un períptero ionico di 6 X 11 colonne sostenenti una trabeazione quasi piatta, con un liscio fregio pulvinato, sono riferibili a una completa ricostruzione da parte di un cittadino locale, T. Flavius Collega, e della sua famiglia, che dedicava l'edificio ad Apollo Klàrios, agli imperatori e alla città, sotto il regno di Traiano. Durante il V sec. d.C. il tempio fu completamente smantellato e letteralmente rovesciato dall'interno verso l'esterno per la costruzione di una basilica.
A Ν dell'agorà inferiore sono visibili i resti di un odèion molte volte rimaneggiato: era un edificio di altezza considerevole, con una facciata piuttosto disadorna e una capienza di c.a 3.000 persone. Negli anni venti o trenta del secolo successivo questa facciata fu occultata dalla costruzione di un ninfeo con edicole a tre piani, del tipo a frontescena teatrale (alto 13 m, largo 14 m), decorato con rilievi di divinità fluviali e ninfe sul podio inferiore, e con fregi a ornato vegetale molto ricco nei due piani superiori. Nello stesso periodo una ricca famiglia locale faceva costruire una biblioteca tra l'agorà superiore e il teatro della città.
Poco dopo il completamento del ninfeo un altro imponente progetto costruttivo ebbe inizio nella parte meridionale della città, quando al centro di un'amplissima piazza (45 X 70 m), circondata da portici su tutti e quattro i lati, fu eretto e dedicato ad Antonino Pio un grande períptero corinzio di 6 X 11 colonne. Durante il V o VI sec. ne fu smontata la trabeazione e il fregio venne parzialmente riutilizzato nella basilica occidentale. Negli anni 160-168 d.C. fu addossato a un edificio commerciale all'estremità N dell'agorà superiore un secondo ninfeo monumentale, con un unico piano di sei edicole e cinque nicchie nelle quali si rinvennero sculture in marmo provenienti da Afrodisiade e Docimio. Probabilmente risale alla fine del II sec. d.C. un enorme complesso termale, con la parte centrale, di c.a 840 m2, completamente interrata; ne emergono solo i muri, molto ben conservati, del secondo piano. Nel 1995 è stato scoperto un sistema di ipocausto, in ottimo stato di conservazione, tra il primo e il secondo piano.
Il teatro, situato a 1.700 m sul livello del mare, è in parte appoggiato a un pendio naturale, in parte sostenuto da una serie di volte artificiali: sembra sia anch'esso da riferire alla fine del II sec. d.C. Dell'imponente triplice porta appena a Í delle terme, eretta nel primo quarto del III sec. d.C., si può ancora vedere solo la parte settentrionale, crollata.
Durante il primo periodo cristiano, S. divenne la seconda sede vescovile di Pisidia (dopo Antiochia), ed è menzionata come tale ancora nel X secolo. Come sede vescovile, ebbe tre chiese: due furono costruite all'interno o nelle vicinanze della città, rispettivamente l'una sul luogo del Tempio di Apollo Klàrios, di cui fu riutilizzato il materiale costruttivo e l'altra verso l'estremità occidentale del sito. Quest'ultima chiesa, anch'essa di tipo basilicale, edificata utilizzando il materiale di almeno tre costruzioni pagane, molto probabilmente non fu mai portata a termine.
Il complesso dell'abitato è anche circondato da estese necropoli con chamosòria (tombe a fossa), sarcofagi e tombe scavate nella roccia del tipo ad arcosolio. Tra le scoperte recenti, una delle più importanti è il rinvenimento di un vasto quartiere di vasai, di c.a 25 ha, su un pianoro a E del teatro dove, dal tardo periodo ellenistico fino al VI sec. d.C., veniva prodotta per l'esportazione ceramica di alta qualità. Uno scavo di emergenza, condotto nel 1989 in uno degli enormi depositi di scarti ceramici, ha portato all'identificazione di una ricca tipologia di terrecotte e ceramiche locali, e ha provato che S. deve essere stata uno dei principali centri di produzione ceramica in Oriente.
Il sito sembra essere stato abbandonato durante il VII sec. d.C., forse a causa di terremoti che avevano danneggiato nel secolo precedente il rifornimento artificiale di acqua. E probabile che la parte superstite dell'antica popolazione si sia allora stanziata nella vicina Ağlasun, che continua il vecchio nome della città. Da allora, le rovine vere e proprie ebbero localmente il nome di «Bodrum».
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(M. Waelkens)