SAGRATO
Le facciate delle chiese sono spesso precedute da un ripiano elevato per qualche gradino sul livello stradale. Questo ripiano detto sagrato ha la duplice funzione di creare una zona che potremmo dire di rispetto tra il luogo sacro e la pubblica strada, e di conferire, unitamente alla sua scala d'accesso, una sorta di basamento alla facciata.
Il sagrato è un luogo di diretta pertinenza della chiesa; nel suo stesso nome è difatti indicato che esso deve considerarsi luogo sacro. In esso molto spesso durante l'alto Medioevo e poi fino al Rinascimento e, in qualche territorio anche più tardi, vennero scavate delle sepolture. Per usi e convezioni rispettati in alcuni paesi fino ad epoca relativamente recente, il sagrato, come l'interno della chiesa, ha goduto della immunità. Sul sagrato si svolgevano durante il Medioevo le sacre rappresentazioni che in qualche regione sono ancora oggi in uso; e sul sagrato, in determinate circostanze, appare il sacerdote in paludamenti per fare allocuzioni o benedire il popolo raccolto nella piazza o nella via prospiciente la Chiesa.
L'origine del sagrato va dunque essenzialmente ricercata in ragioni di comodo, ma la sua origine strettamente architettonica si può spiegare con una sorta di semplificazione o trasformazione del portico. Lo si può tuttavia anche avvicinare, specie per l'idea della scala d'accesso, al pronao che precede l'ingresso di molti templi pagani.
Doveva difatti essere preceduta da un sagrato e da una scala d'accesso anche la facciata del San Salvatore di Spoleto che è opera del sec. IV, strettamente collegata con le forme architettoniche classiche e, con ogni probabilità, come lasciano supporre documenti e ricerche fatte sul luogo, doveva essere preceduta da una scalea e da un sagrato anche la chiesa di S. Gennaro extra moenia a Napoli, costruzione che può anch'essa risalire alla fine del sec. IV.
Così era anche in altre numerose costruzioni medievali. Ma è durante l'età romanica che il sagrato acquista un chiaro e determinato valore architettonico. Gli esempî mirabili di S. Miniato al Monte a Firenze e della Badia di Fiesole, dove la scalea di accesso e la zona del sagrato conferiscono una nuova imponenza all'edificio, da cui non possiamo prescindere nel darne un giudizio estetico, sarebbero sufficientissimi a dimostrarlo.
Allora il sagrato acquista il valore di basamento vero e proprio, basamento che talvolta, come nel caso del duomo di Pisa, poggiato come un cofano d'avorio e smalti sullo spazio erboso, gira torno torno la costruzione seguendone docile l'andamento della pianta e accrescendo in maniera straordinaria il valore delle salienti membrature architettoniche.
Il sagrato durante il periodo goticizzante venne sempre meglio determinando tale sua funzione e nel duomo d'Orvieto e in quello di Siena per la chiarezza delle sue linee orizzontali sembra accrescere lo slancio delle facciate irte di guglie e pinnacoli, agitate per le sculture, sfavillanti di musaici.
Lo stesso si dica per le costruzioni del Rinascimento, anche se in tale periodo le scalee d'accesso alle chiese e spesso anche il sagrato vennero ridotti di proporzioni, come già era nell'età romanica, per mantenere tra fianchi e facciata un senso di maggiore unità alle membrature dell'edificio.
Durante l'età barocca l'andamento curvilineo dei prospetti influì naturalmente anche su quello del sagrato e della scala d'accesso. Basterà rammentare a Roma quello di S. Agnese a Piazza Navona, così bene armonizzato con la linea curva della facciata e l'altro maestosissimo della Basilica di S. Pietro, e a Venezia quello della chiesa della Salute di Baldassarre Longhena.
Nuova rigidezza di linee appare anche in questo elemento nelle costruzioni neoclassiche, già preannunciate nella settecentesca basilica di Superga, opera di Filippo Juvara.
Nelle chiese moderne il sagrato e la scalinata d'accesso s'incontrano di frequente, giustificati da quelle stesse necessità pratiche ed estetiche che in tempi lontani favorirono il loro primo apparire.