Sahara occidentale
<saàra ...>. – Nel corso del 2012 il territorio del S. o. è stato al centro di importanti negoziati che a più riprese, sotto l’egida delle Nazioni Unite, hanno visto riaprirsi la discussione sul futuro di questa regione dell’Africa occidentale dove nel 1976 il movimento indipendentista Frente Polisario aveva proclamato la nascita della Repubblica araba democratica sahrawi (al-Ğumhūrīyyah al-‘Arabīyya al-Ṣaḥrāwīyya). Pochi anni dopo, però, il S. o. veniva parzialmente occupato dal Marocco che ne rivendicava la sovranità e faceva erigere un muro difensivo intorno alla regione contesa incoraggiando la colonizzazione dei cittadini marocchini. La missione di pace istituita dalle Nazioni Unite nel 1991, MINURSO (Mission des Nationes Unies pour l’organisation d’un référendum au Sahara occidental), di cui ancora nel 2012 veniva rinnovato il mandato, nasceva con l’obiettivo dichiarato di accelerare i tempi di realizzazione del referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi, originariamente previsto per il 1992, ma da allora sempre rinviato. Nel primo decennio del 21° secolo riprendeva, seppure tra molte difficoltà, il dialogo tra le parti che nel 2007 raccoglievano l’invito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (risoluzione 1754) e avviavano un tavolo di negoziati organizzato in più sessioni tra il giugno 2007 e il marzo 2008. Gli incontri lasciavano emergere una sostanziale rigidità di posizioni: il Marocco era favorevole a una forma di autonomia della regione ma solo sotto la sua sovranità, mentre il Frente Polisario ribadiva l’urgenza di un referendum per decidere sull’indipendenza del Sahara occidentale. Negli anni successivi si allontanavano le prospettive di pace e si arenava di nuovo la discussione in merito al referendum, l’organizzazione del quale appariva di non facile attuazione. Infatti, la presenza nel S. o. di numerosi cittadini marocchini che avevano raccolto l'invito delle autorità a colonizzare il territorio conteso e, sul fronte opposto, l'alto numero di profughi sahrawi che avevano abbandonato la loro terra d'origine, complicavano la decisione sull’ammontare complessivo della popolazione avente diritto al voto. Nel 2012, in seguito agli sconvolgimenti generati dalle rivolte delle popolazioni arabe (v. ) e soprattutto al radicamento della rete di al Qā῾ida nel nord del Mali, in Mauritania e nella fascia del Sahel, si è manifestata una nuova, seppure poco incisiva, spinta della comunità internazionale a risolvere la questione sahrawi per evitare un ulteriore fronte di destabilizzazione nella regione, già duramente messa alla prova dall’infiltrazione qaedista.