Sahara Occidentale
Territorio dell’Africa occidentale. Popolato da tribù berbere, il territorio del S.O. fu raggiunto, a partire dal sec. 13°, da tribù beduine di lingua araba, che fondendosi con le prime costituirono il nucleo originario della popolazione sahrawi. In epoca moderna la regione fu investita dai tentativi espansionistici del Marocco. Nel 1884 la zona meridionale divenne un protettorato spagnolo, che nel 1912 si estese anche alla zona settentrionale. Solo nel 1934 Madrid assunse l’effettivo controllo dei territori che, dopo la scoperta di un importante giacimento di fosfati, furono costituiti in provincia metropolitana (1958) con il nome di Sahara Spagnolo. La sedentarizzazione e l’urbanizzazione della popolazione autoctona favorirono intanto l’emergere di una coscienza nazionale: alla fine degli anni Sessanta sorse un movimento di liberazione e nel 1973 venne fondato il Frente Polisario (Fronte popolare per la liberazione della Saguia el-Harma e del Río de Oro), che chiese l’indipendenza della regione. Malgrado l’ONU avesse riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del popolo sahrawi, nel nov. 1975 la Spagna concluse un accordo col Marocco e la Mauritania per la spartizione del S.O. fra i due Stati. Forze marocchine occuparono quindi il Saguia el-Hamra e la Mauritania invase il Río de Oro: gran parte della popolazione sahrawi fuggì nella zona di Tindouf, in Algeria, mentre nel febbr. 1976 veniva proclamata in esilio la Repubblica araba sahrawi democratica (RASD) e iniziava la guerriglia. Dopo la pace con la Mauritania (1979) il Sud del S.O. fu occupato e in parte presidiato dal Marocco. A partire dal 1980 quest’ultimo, con l’aiuto statunitense, eresse un muro circoscrivente un territorio di 200.000 km2, al cui interno fu incoraggiato il trasferimento di cittadini marocchini. Intanto la RASD veniva riconosciuta e ammessa nell’Organizzazione dell’unità africana (1982). Nel 1988 l’ONU chiese lo svolgimento di un referendum di autodeterminazione nel S.O., ma la situazione rimase bloccata. Malgrado il raggiungimento di un cessate il fuoco nel 1991, il Marocco ha mantenuto le proprie truppe nella regione, mentre lo spiegamento di una forza di pace ONU (MINURSO) è avvenuto solo parzialmente. Il referendum, previsto per il 1992, è stato ripetutamente rinviato per le divergenze tra il Marocco e il Frente Polisario in merito alla consistenza della popolazione sahrawi. Nel 2003 la risoluzione 1495 del Consiglio di sicurezza dell’ONU affermò la necessità di raggiungere un accordo secondo le linee del piano di pace di J. Baker, inviato personale di K. Annan; tale piano prevedeva per quattro-cinque anni l’autogoverno del S.O. sotto l’amministrazione del Marocco, e poi lo svolgimento del referendum. Mentre il Frente Polisario si mostrò disponibile alla trattativa, il Marocco dichiarò di non accettare alcuna imposizione esterna. Nel 2004-05 il Frente Polisario rilasciava gli ultimi soldati marocchini rimasti nelle sue mani, mentre nel 2006 il re del Marocco Muhammad VI concedeva il perdono reale a 216 prigionieri sahrawi. La situazione tuttavia non si è sbloccata, e il conflitto è proseguito. Nel nov. 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione di condanna delle violenze perpetrate dalle forze di occupazione marocchine, chiedendo all’ONU di inviare sul posto una Commissione d’inchiesta.