ŠAHR-E SOKHTA
È il maggiore insediamento protostorico dell'Iran orientale, situato nel bacino endoreico del fiume Helmand (Sistan iraniano). Si trova c.a 40 km a Í del Kuh-e Malek Siāh, cardine della divisione di frontiere di Iran, Pakistan e Afghanistan. Il sito misura c.a 150 ha ed è localizzato sulla sommità di un terrazzo fluviale di argille e ghiaie plio-pleistoceniche. Tra la fine del IV e la prima metà del III millennio a.C. l'intera superficie del terrazzo venne occupata da quartieri abitativi, aree industriali e necropoli. Assieme alle aree satelliti identificate nel raggio di c.a 5 km, Š. S. domina in questo periodo il popolamento dell'intero bacino sistanico. Dopo una rapida fase di abbandono, collocata nel terzo quarto del III millennio, le testimonianze si riducono a un solo edificio di grandi dimensioni e a poche tracce sporadiche di occupazione. L'ultima frequentazione è datata attorno al 2000 a.C.
Il primo archeologo a visitare Š. S., nel 1916, fu A. Stein che interpretò l'immensa distesa di ceramiche, tuttora diffusa su gran parte del terrazzo, come la sola testimonianza superstite di un sito interamente distrutto dall'erosione eolica. Le ricerche sistematiche iniziarono solo nel 1967, da parte della Missione Archeologica Italiana in Iran dell'Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente con la direzione scientifica di M. Tosi, e continuarono fino al 1978.
Il primo saggio di scavo venne effettuato nella «Zona Residenziale Est», posta sul lato orientale del terrazzo.
La zona contiene testimonianze dell'intera sequenza finora rinvenuta: dalla fase 10 del periodo I, alla fase o del periodo IV identificata all'interno del c.d. Edificio Bruciato. Tra il 1975 e il 1976 vennero condotti saggi nei «Quartieri Centrali», che comprendono testimonianze relative ai periodi II (fasi 7-5) e III (fasi 4-3) in corrispondenza delle grandi strutture d'abitazione che caratterizzano la massima estensione dell'abitato nelle fasi 4-3. Con l'analisi delle superfici vennero identificati edifici monumentali in un'altra area, definita dagli scavatori «Zona Nord-Occidentale». Qui venne individuata una piattaforma quadrata di 10 m di lato, con mura larghe 2 m, quartieri artigianali e tracce di frequentazione del IV periodo. Le necropoli, scoperte nel novembre del 1972 a SO del sito, furono esplorate in quattro campagne successive per un'estensione totale di oltre 2500 m2.
Abitato e sequenza culturale. - Nel periodo più antico (periodo I, fasi 10-8) il sito misura attorno ai 15 ha e i repertori figurativi della ceramica documentano contatti con il Turkmenistan meridionale e la valle di Quetta, in Pakistan. La scoperta di una tavoletta d'argilla con iscrizione protoelamitica collega Š. S. ai coevi processi di urbanizzazione attivi nell'occidente dell'altopiano iranico e nella Mesopotamia.
Nel periodo II (fasi 7-5) l'estensione raggiunta dal sito e la densità dei quartieri d'abitazione mostrano una veloce crescita del popolamento. Nella «Zona Residenziale Est» sono presenti abitazioni in mattoni crudi, con pavimenti di argilla battuta, raggruppate in isolati separati da vicoli. Le strutture, a un piano, conservano in alcuni casi la copertura originaria che consiste in un tetto piano formato da un ordito di tronchi di pioppo e ramaglie di tamerice ricoperte da stuoie intonacate con argilla e paglia. Il mobilio era costituito principalmente da recipienti in terracotta, pelle, pietra e da ceste di fibre vegetali. Mentre le ceramiche assumono forme autonome e distinte rispetto ai territori limitrofi, la presenza di manufatti estranei al circuito locale (lapislazzuli, turchese, conchiglie marine) attestano il perdurare dei contatti su medie e lunghe distanze già esistenti dalla più antica fase di occupazione. La presenza di lapislazzuli, corniola, clorite, alabastro, assieme ai sigilli a stampo, contribuisce a documentare l'esistenza di una segmentazione sociale che trova riscontro nella varietà dei corredi tombali dello stesso periodo.
Con il periodo III (fasi 4-3) il sito arriva a coprire un'estensione di c.a 80 ha e nella sua porzione centrale sorgono grandi edifici legati probabilmente a un'ulteriore crescita di complessità sociale. Nel periodo III l'aumento di testimonianze della cultura materiale trova riscontro nell'intero tessuto insediamentale del Sistan, come documentato dai numerosi siti identificati lungo i paleoalvei dell'Helmand. I ricchi repertori figurativi presenti sulle ceramiche del periodo II si riducono progressivamente a un numero limitato di motivi, per poi scomparire dalla maggior parte dei recipienti. La forte omogeneità dimensionale e morfologica dei vasi è legata a nuove forme di organizzazione della produzione artigianale.
Nel periodo successivo (periodo IV, fasi 2-0), si assiste a un'evidente contrazione del sito, subita probabilmente nell'arco di pochi decenni. La testimonianza più considerevole di questo periodo è rappresentata dal c.d. Edificio Bruciato, scavato nel 1969 nella «Zona Residenziale Est». L'edificio, che sorgeva su un sito ormai quasi interamente spopolato, venne distrutto da un incendio alla fine della fase ι. In origine misurava oltre 600 m2 e sono conservate fino a un'altezza di 3 m mura in mattoni crudi spesse fino a 1,50 m con porte di oltre 2 metri.
Necropoli. - Le necropoli coprono all'incirca 20 ha di superficie con tombe che corrispondono cronologicamente a gran parte della sequenza individuata nell'abitato. Al pari di quest'ultimo, le necropoli conoscono una fase di progressiva espansione areale che raggiunge il suo culmine nel periodo III.
La forte diversificazione delle pratiche funerarie costituisce una preziosa testimonianza dell'evoluzione sociale della comunità protostorica di Š. S. grazie anche all'eccezionale stato di conservazione dei resti organici.
Le tombe sono diversificate sia nella struttura sia nelle dimensioni e presentano una grande variabilità nella posizione degli inumati, nel loro numero, nella composizione e nella dimensione dei corredi. Frequente è il tipo a catacomba, con deposizioni multiple effettuate in tempi di-
versi. Le tombe a fossa, con inumato in genere deposto su un fianco, hanno con maggiore frequenza forma rettangolare o circolare. In un caso è documentata una tomba delimitata da mattoni crudi, con una vasca intonacata sormontata da una nicchia.
Oltre a ricchi repertori ceramici, che costituiscono un elemento ricorrente dei corredi, sono frequenti altri tipi di recipienti in legno, alabastro e vimini. Altri elementi frequenti nei corredi sono gli strumenti di selce e d'osso assieme a bracciali e collane in osso, pietre semipreziose e bronzo. I legami con il mondo mesopotamico sono documentati da un sigillo del tipo Ǧemdet Naṣr, rinvenuto in una delle tombe più antiche, e da una tavola da gioco completa di pedine e dadi, del tipo conosciuto dalla necropoli reale di Ur.
L'imponente quantità di resti vegetali e faune provenienti da abitato e necropoli, fornisce preziosi elementi per la ricostruzione dell'ambiente e delle strategie di produzione primaria adottate dalla comunità di Š. S. nell'arco di tempo di oltre un millennio.
Cronologia. - Ancora controversa appare la datazione della sequenza a causa soprattutto della scarsità delle ricerche protostoriche condotte nell'area. La sequenza proposta originariamente collocava il periodo I tra il 3200 e il 2800 a.C., il periodo II tra il 2800 e il 2400, il periodo III tra 2400 e 2000 e il periodo IV tra il 2000 e il 1800 a.C. Il progredire degli studi nel Belucistan pakistano e nella valle dell'Indo consente di modificare le attribuzioni del periodo III, le cui fasi 4-3 potrebbero essere comprese tra il 2600 e il 2400 a.C. Il periodo IV, in accordo alla revisione generale della cronologia, sembra terminare nel XXII secolo. Attorno al 2000 a.C. andrebbero collocate le ultime tracce di frequentazione documentate con la fase 0.
Tra i numerosi siti esplorati dalla Missione Archeologica Italiana nel corso dello scavo di S. S. si ricordano Tepe Daš situato c.a 2,5 km a SO di Š. S., Tepe Raikes, 7 km a E della città e il centro di manifattura ceramica di Tepe Rud-e Biyābān, c.a 2,3 km a SE.
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(S. Pracchia)