SAINT-GERMAIN EN LAYE
Museo. - Fondato nel 1862 da Napoleone III, il Museo delle Antichità Nazionali di Francia è sistemato in un castello del Rinascimento costruito da Francesco I ed Enrico II, e restaurato alla fine del XIX secolo. È destinato ad accogliere le antichità scoperte in territorio francese, dalle epoche più antiche fino a Carlo Magno. Poiché il museo è attualmente in corso di completa riorganizzazione, non è possibile indicare la disposizione delle collezioni.
La sezione preistorica, attualmente, è senza dubbio la più importante, grazie soprattutto all'abate H. Breuil, che aveva ordinato le collezioni paleolitiche. Queste comprendono una ricca collezione di utensili appartenenti a tutte le fasi di questa età rappresentate in Francia, e soprattutto un complesso di opere d'arte uniche al mondo, appartenenti all'epoca aurignaziana e a quella magdaleniana. La prima è rappresentata da sculture a tutto tondo: le dames di Brassempouy, Grimaldi, Lespugue e Sireuil. Per il Magdaleniano, va citata soprattutto la testa d'orso in arenaria e il felino ferito in corno di renna d'Isturitz, il bisonte che volge la testa da La Madeleine, il quadro con cervi e salmoni di Lorthet, che può essere considerato il più perfetto di questi capolavori. Copie a colori evocano le pitture di Altamira e delle caverne di Dordogna.
Per l'epoca neolitica, la parte più interessante è quella relativa al progresso degli utensili (che l'attuale conservatore, A. Varagnac, si è preoccupato di mettere particolarmente in valore, mostrando come gli utensili litici prefigurino fin da allora le forme che saranno adottate dalla metallurgia) e alla nascita della ceramica. La serie delle lame di selce del Grand Pressigny mette in luce l'attività di un'industria estrattiva di prim'ordine, centro di un commercio estesissimo. La collezione Paul du Chàtelier permette di seguire, alla fine del Neolitico e nel corso dell'Eneolitico, lo sviluppo della cultura megalitica armoricana, i cui principali monumenti sono evocati da plastici; un menhir di Carnac è esposto nel fossato del castello, insieme a due corridoi coperti provenienti dalla Seme et Oise.
L'Età del Bronzo è rappresentata da armi (spade del deposito votivo di Vaudrevanges, elmi) e da acconciature: gambali a spirali di Veuxhaulles, in Borgogna, cintura a ciondoli di Billy, braccialetto di Réallon.
Le sepolture "a carro" hallstattiane di La Butte, a Sainte Colombe, in Borgogna, e numerosi oggetti contemporanei, fra i quali alcuni importati dalla Grecia, permettono di seguire lo sviluppo della civiltà celtica nell'E della Gallia. Ma il museo è soprattutto ricco di oggetti della civiltà di La Tène (v.), grazie, in primo luogo, alle tombe della Champagne: le tombe a carro della Gorge Mernet, di La Cheppe, sono state ricostruite, come pure quella di Nanterre, testimonianza dello stanziamento dei Parisii nella regione di Lutetia verso la metà del III secolo.
Napoleone III aveva depositato al museo i rinvenimenti degli scavi da lui ordinati ad Alesia ed in altre località della guerra gallica; il più prezioso è il kàntharos d'argento trovato in un fossato del monte Auxois insieme ad armi galliche e romane. Grandi plastici che rappresentano i principali lavori fatti eseguire da Cesare sono stati recentemente tolti dal museo.
I diversi tipi di ceramica sigillata gallo-romana (Banassac, La Graufesenque, Le Lezoux, Argonne) e i vetri renani sono rappresentati molto abbondantemente (v. terra sigillata). Fra le opere tipicamente gallo-romane, le più importanti sono il dio seduto con torques di Bouray, il tricefalo di Autun, il dio dalle corna di cervo (senza dubbio Cernunnos) di Reims; essi attestano lo sviluppo, nella Gallia Comata successivamente alla conquista, di un'arte periferica, apparsa dal II sec. a. C. nelle regioni aquitanica e provenzale, come testimoniano i busti muniti di elmo e corazza di Grézan e di S. Chaptes, strettamente imparentati con l'arte iberica. Quest'arte ha prodotto anche dei ritratti, come quello, in bronzo, di un giovane capo aquitano della fine del I sec. d. C. Altre opere riproducono dei modelli greci, come il cacciatore di Touget. Si è manifestata in questi ultimi anni la tendenza ad esagerare il carattere celtico di queste opere, che non sono poi troppo diverse dai prodotti di altri centri provinciali: la sopravvivenza delle tradizioni locali si manifesta quasi esclusivamente nella ispirazione religiosa di alcune di esse (v. celtica, arte; gallo-romana, arte). Nel II sec., d'altronde, il primitivismo scompare rapidamente dall'arte gallo-romana, come mostrano diversi bronzi: Mercurio di Heddernheim, dea con i corvi della Haute Vienne, in cui solo gli attributi ricordano il carattere gallico.
S. Germain possiede anche una importantissima collezione di calchi dei principali rilievi romani della Gallia, spesso meglio conservati di quanto non siano oggi gli originali.
Sotto l'impulso di conservatori quali S. Reinach e R. Lantier, il museo è sempre stato un centro importante di ricerca scientifica. Il catalogo è stato pubblicato e ripubblicato a più riprese (Tomo i, 2a ediz., 1926; Tomo ii, 2a ediz., 1948). Attualmente (1963) il museo è in avanzata fase di riordinamento generale sotto la direzione di R. Joffroy.