SAINT-GILLES-DU-GARD
Città della Francia meridionale (dip. Gard), sviluppatasi attorno al monastero benedettino, fondato verosimilmente alla fine del sec. 7° su un promontorio sovrastante il Piccolo Rodano.Il monastero, originariamente dedicato ai ss. Pietro e Paolo, fu posto nella seconda metà del sec. 9° sotto il patronato di un eremita locale molto venerato, Egidio (m. nel 721 ca.), la cui tomba, collocata nella chiesa monastica, era meta di una folla di pellegrini. Nel 1077, il monastero aderì alla Regola di Cluny, pur conservando il privilegio di eleggere il proprio abate. La protezione dei papi e la liberalità dei re di Francia e dei conti di Tolosa consentirono ai monaci di intraprendere, a partire dall'ultimo quarto del sec. 11°, la costruzione di una nuova chiesa al disopra della tomba venerata. Dell'opera, certo abbastanza avanzata nel 1096 perché papa Urbano II (1088-1099) vi consacrasse un altare (Jaffé, 1885), non sussiste attualmente alcuna vestigia visibile, tranne forse la confessione, che accoglie, nella cripta, la tomba di s. Egidio ritrovata durante gli scavi effettuati nel 1865. S. fu, nel sec. 12°, un famoso luogo di pellegrinaggio sull'itinerario di Santiago de Compostela oltre a essere un porto assai attivo sul Rodano, luogo di raduno e di imbarco dei crociati. In questo contesto estremamente favorevole si collocò la costruzione dell'edificio romanico in parte conservato. Un'iscrizione datata 1116, alla base del secondo contrafforte S della navata (Corpus des inscriptions, 1988, p. 70), attesta l'inizio dei lavori, che si protrassero, pur con interruzioni del cantiere e modifiche delle soluzioni tecniche, sino all'inizio del 13° secolo. La connessione tra coro e navata venne realizzata solo nel sec. 14° mentre agli inizi del successivo venne terminato il campanile.Della chiesa abbaziale romanica, chiesa-fortezza a due livelli, rimangono solo la cripta, le parti inferiori della chiesa superiore e l'ampio portale della facciata occidentale, inglobata nella ricostruzione del sec. 17° (1650-1655).La cripta romanica, organizzata intorno alla tomba di s. Egidio, risulta di inusuale ampiezza (m 50 ca. di lunghezza e m 25 di larghezza all'interno) e si sviluppa sotto le sei campate occidentali della navata della chiesa superiore. Si tratta di una vera e propria chiesa sotterranea a sei campate, la cui costruzione, coeva a quella della chiesa alta, sembra essersi prolungata durante diversi decenni del sec. 12° a giudicare, in particolare, dalle tecniche di copertura messe in opera: volte a crociera per la confessione e una parte della navata laterale meridionale; volte a crociera ogivali lombarde molto ribassate con costoloni dal profilo rettangolare nella navata centrale e nella navata laterale settentrionale, le une e le altre poggianti su imponenti pilastri che ricordano quelli degli antichi criptoportici di Arles. La campata centrale, situata dinanzi alla confessione, presenta una decorazione più accurata - pilastri scanalati identici a quelli del grande portale e nervature decorate da un motivo nastriforme ricorrente nel coro -, mentre la chiave di volta è ornata da un busto di Cristo stilisticamente simile alle sculture della facciata. Una scala, situata immediatamente a N della confessione, metteva in comunicazione la cripta con la chiesa superiore.Quest'ultima, molto grande (m 98 di lunghezza, m 33 di larghezza in facciata e m 39 al livello del coro), presentava la pianta tradizionale delle chiese di pellegrinaggio: tre navate di sei campate, un transetto non sporgente il cui sviluppo verticale poggiava su pilastri rinforzati, una campata di coro e un'abside semicircolare, aperta attraverso sette grandi archi su un deambulatorio dotato di due cappelle laterali, leggermente sporgenti verso l'esterno, e di cinque cappelle radiali a pianta semicircolare. La parete della navata laterale N, ben conservata nel suo alzato, mostra i resti di un grande oculo a duplice strombatura ornato da motivi anticheggianti, al disopra del quale si apriva un'apertura centinata, con una cornice scolpita a foglie di acanto sostenuta da mensole sontuosamente decorate e da una colonna incassata sormontata da un capitello rappresentante angeli con le ali aperte, soluzione e decorazione simili a quella della facciata occidentale e della cripta. Le parti alte di questa zona dell'edificio, previste per ricevere volte romaniche, sono state chiaramente modificate per sostenere invece la ricaduta di volte a crociera ogivali.L'angolo formato dal muro di gronda nord e dall'abside sporgente accoglie una scala elicoidale a volta anulare di grande accuratezza costruttiva, la famosa Vis de Saint-Gilles: a essa faceva riscontro a S una scala simmetrica mentre altre due scale sono situate nei contrafforti d'angolo della facciata occidentale.All'esterno, l'edificio presentava una serie di contrafforti, piatti lungo i muri di gronda e circondanti gli angoli della facciata occidentale, che dovevano conferire all'edificio l'aspetto di una fortezza. L'accesso alla chiesa avveniva attraverso due portali - attualmente non più esistenti - situati a N e a S al livello del transetto; attraverso una porta secondaria che si apriva a S nella sesta campata e, soprattutto, attraverso i tre portali sontuosamente decorati che occupano l'intera larghezza della facciata occidentale. Si tratta del più vasto complesso scultoreo di epoca romanica del Midi della Francia; l'insieme della decorazione scultorea - nella quale sono armoniosamente accostati marmi, graniti e pietra calcarea fine - si sviluppa sull'intera larghezza della facciata attraverso grandi registri orizzontali a rilievo, tra fregi e cornici riccamente scolpiti e molto aggettanti. In basso, al livello dello zoccolo, animali reali o fantastici e scene dall'Antico Testamento. Nella fascia mediana, in nicchie allineate sotto un portico raffigurato mediante alte colonne, la teoria degli apostoli in piedi, inquadrati e presentati alle estremità da arcangeli. In alto, da sinistra a destra, il lungo svolgersi di un fregio in rilievo rappresentante scene cristologiche, con l'Adorazione dei Magi nel timpano di sinistra, la Crocifissione in quello di destra, mentre il Cristo in Maestà, presente ormai in situ in una versione rimaneggiata del sec. 17° - si è conservato però l'altorilievo originale con Cristo (Mus. Archéologique, Maison romane) -, domina, alla sommità, l'insieme del portale centrale.Stoddard (1973) e Saint-Jean (1975) situano la realizzazione dei portali alla metà del sec. 12° (1140-1160); non si deve tuttavia escludere che tale insolita decorazione e la totalità dell'edificio in cui è inserita possano essere più recenti - forse del terzo quarto, se non addirittura degli ultimi decenni del sec. 12° - come sembrano indicare l'architettura del monumento, alcune tecniche costruttive, la modanatura e l'ornamentazione adottata e le epigrafi riferite ad alcuni personaggi del portale. Comunque, è certo che diversi scultori - cinque secondo Stoddard (1973) - dovettero prendere parte all'impresa, tra i quali un certo Brunus, che appose la propria firma sulle statue di S. Matteo e di S. Bartolomeo e che si è tentati di identificare in quel "Petrus Brunus, artifex in opere ligneo et lapideo", citato in atti notarili relativi a S. e a Nîmes nel 1171 e nel 1186 (Corpus des inscriptions, 1988, pp. 75-78).
Bibl.:
Fonti. - P. Jaffé, Regesta Pontificum Romanorum, Leipzig 1885, I, pp. 689-690; Le guide du pèlerin de Saint-Jacques de Compostelle, a cura di J. Vieillard, Mâcon 1938.
Letteratura critica. - L.H. Labande, Saint-Gilles. Eglise abbatiale, CAF 76, 1909, 1, pp. 168-181; M. Gouron, Saint-Gilles-du-Gard, ivi, 108, 1950, pp. 104-119; R. Hamann, Die Abteikirche von St. Gilles und ihre künstlerische Nachfolge, 3 voll., Berlin 1955; V. Lassalle, L'influence antique dans l'art roman provençal, Revue archéologique du Narbonnais, 1970 suppl. 2, pp. 81-85; W.S. Stoddard, The Façade of Saint-Gilles-du-Gard. Its Influence on French Sculpture, Middeltown 1973; R. Saint-Jean, Languedoc roman (La nuit des temps, 43), La Pierre-qui-Vire 1975, pp. 42-45, 298-345; Corpus des inscriptions de la France médiévale, XIII, Gard, Lozère, Vaucluse, Paris 1988, pp. 65-83; J. Nougaret, Le guide du Patrimoine. Languedoc-Roussillon, Paris 1996, pp. 486-496.G. Barruol