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Saint Lucia è un piccolo stato caraibico che ha raggiunto la piena indipendenza dal Regno Unito nel 1979.
Storicamente, olandesi, francesi e inglesi stabilirono sull’isola le prime colonie permanenti nel 17° secolo. Nel 18° secolo lo sviluppo di una fiorente industria dello zucchero rese il possesso dell’isola sempre più appetibile, inducendo i britannici a contenderne il controllo ai francesi. A seguito della disfatta napoleonica, nel 1815 Londra riuscì a stabilire definitivamente la sua sovranità su Saint Lucia. Al termine di un secolo di dominio coloniale britannico, nel corso del Novecento all’isola vennero concessi crescenti poteri di autogoverno: dalla Costituzione del 1924, che costituiva un’assemblea parlamentare dai poteri limitati, all’istituzione nel 1956 dei primi dicasteri permanenti, con competenze sempre più estese. Entrata nel 1956 a far parte nella Federazione delle Indie Occidentali, Saint Lucia la abbandonò al suo collasso, nel 1962, imboccando un’autonoma strada verso l’indipendenza.
Dopo il 1979 Saint Lucia ha continuato a far parte del Commonwealth britannico. Per questo motivo capo di stato formale è ancora la regina d’Inghilterra, Elisabetta II. La regina delega i suoi compiti di governo, comunque esclusivamente cerimoniali, a un governatore generale. Sotto di lui, le dinamiche politiche prendono corpo nell’alveo di un sistema parlamentare di tipo inglese, nel quale l’esecutivo è legato da un rapporto di fiducia al Parlamento bicamerale.
L’importazione del modello politico inglese e del suo sistema bipartitico non ha tuttavia conferito ai due partiti maggiori lo stesso ruolo che essi normalmente occupano nel Regno Unito: alla tipica alternanza alle posizioni di governo della madrepatria si è contrapposta sull’isola l’egemonia del conservatore United Workers Party (Uwp), rimasto al governo quasi ininterrottamente dal 1964 al 1997. Viceversa il St. Lucia Labour Party (Slp) è sempre stato all’opposizione, ad eccezione del primo triennio dall’indipendenza (1979-82), salvo conseguire nel 1997 una schiacciante vittoria che gli ha garantito la permanenza al potere per quasi un decennio, fino alla sconfitta del 2006 (data delle ultime elezioni).
La popolazione di Saint Lucia è molto omogenea sia dal punto di vista etnico, sia da quello dell’appartenenza confessionale. Circa il 90% della popolazione è di discendenza africana, mentre un 6% è mulatto e il 3% degli abitanti discende dagli indiani d’Asia. Il 70% degli abitanti è cristiano cattolico, e un ulteriore 10% è cristiano protestante o anglicano.
Oggi l’economia dell’isola dipende principalmente dal turismo e dalla produzione bananiera. La notevole stabilità politica del paese, sommata ai miglioramenti infrastrutturali nel settore dei trasporti e dei servizi idrici, hanno attratto un significativo ammontare di investimenti diretti esteri. Per via della sua partecipazione ai progetti di integrazione economica regionale, infine, l’isola condivide la moneta con altri otto paesi tra i nove membri dell’Organizzazione degli stati dei Caraibi Orientali (l’unica eccezione sono le Isole Vergini Britanniche).
Saint Lucia non ha un esercito, ma mantiene una guardia costiera e un’unità speciale paramilitare all’interno del corpo di polizia. Le relazioni estere dell’isola sono pacifiche, e i suoi maggiori partner sono gli Stati Uniti e l’Unione Europea (Eu). Nel 1997 l’esecutivo laburista, appena entrato in carica, scelse di ritirare il riconoscimento di Taiwan, accordandolo alla Repubblica Popolare Cinese. Questa decisione è stata tuttavia capovolta con il ritorno al governo dello Uwp, nel 2007.