SAINT-SIMON, Louis de Rouvroy, duca di
Nato a Parigi il 15 gennaio 1675, ivi morto il 2 marzo 1755. Il padre, elevato, per il favore di Luigi XIII, al grado di pari di Francia, lo fece educare e istruire seriamente, e gl'inculcò l'alto senso e l'ombroso puntiglio della sua nobiltà. Sebbene gracile e di piccola statura, il giovinetto s'arruolò fra i moschettieri del re (1691) e seguì, in cavalleria, le vicende guerresche di quegli anni: all'assedio di Namur nel 1692, alla battaglia di Nerwinde e alla presa di Charleroi nel 1693; fece ancora le campagne di Germania, agli ordini del maresciallo G.-A. de Lorges nel 1694-1695 e del maresciallo Claude de Choiseul-Francières negli anni seguenti. Ma, insoddisfatto della sua carriera, diede le sue dimissioni nel 1702. Ciò spiacque a Luigi XIV, che lo tenne a corte, ma non gli dimostrò mai una viva simpatia. S.-S. aveva sposato nel 1695 Marie-Gabrielle de Durfort, figlia del maresciallo di Lorges, ed ella seppe occupare un alto posto alla corte. La benevolenza del duca di Borgogna apri nell'animo del S.-S. la speranza di un grande avvenire politico, specialmente nel breve periodo in cui il principe divenne l'erede del trono (alla morte del Gran Delfino, 1711). Morto a sua volta il duca di Borgogna, S.-S. sperò nel duca d'Orléans, il quale, reggente del regno nel 1715, lo elesse fra i suoi consiglieri, e gli affidò nel 1721 un'ambasciata alla corte di Spagna per la richiesta ufficiale della mano dell'infanta in nome di Luigi XV. Mancato il reggente (nel dicembre 1723), S.-S. abbandonò la corte e trascorse la maggior parte del tempo nel suo castello di La Ferté-Vidame.
Perdette la consorte, a cui era affezionatissimo, il 21 gennaio 1743; da quest'unione gli erano nati tre figli, fra cui due maschi, che gli premorirono.
Fino dal 1694, mentr'era al campo in Germania, aveva incominciato a scrivere le sue memorie: un primo impulso gli era venuto dalla lettura del Journal del maresciallo F. de Bassompierre; più tardi (nel 1730) tempestò di chiose il Journal di Ph. de Dangeau; e delle sparse note ed appunti si giovò per la redazione ordinata dell'opera sua, a cui attese per un decennio, dal 1740 al 1750. Del manoscritto, sequestrato alla sua morte, ebbero dapprima notizia soltanto pochi privilegiati; una parte ne fu poi pubblicata, su di una copia imperfetta, nel 1788 e 1789 (Mémoires sur le règne de Louis XIV), finché, restituito alla famiglia l'originale dal re Luigi XVIII, se n'ebbe un'edizione completa (1829-30, in 2 volumi), che rivelò finalmente la grandezza dello scrittore. Fra il 1856 e il 1858 seguì l'edizione, filologicamente più accurata, di P.-A. Chéruel (voll. 20); oggi la migliore, per la fedeltà del testo e la ricchezza del commento, è quella di A. de Boislisle.
I Mémoires hanno senza dubbio un grande valore storico: la parte ch'ebbe il S.-S. nella vita di corte, negl'intrighi politici, la conoscenza diretta e intima dei personaggi più insigni, le sue doti naturali d'osservatore, acuite dall'esercizio e dall'interesse, rendono preziosa ogni sua testimonianza. Tuttavia, sia per la passionalità dell'autore, che trasferisce per intero nella sua opera di storico gli odî e gli amori che hanno agitato la sua vita, sia per errori di fatto - ben provati - i Mémoires, come fonte storica, devono essere sfruttati con molta precauzione. Ma anche maggiore è il valore letterario: tutta la corte di Luigi XIV appare, al di sotto del suo fasto e della sua convenzione, come un vasto gruppo agitato, appassionato e drammatico. L'autore ha tanto amato quella corte, e ne ha tanto sofferto, che, nell'evocarne la cronaca, vi si riporta tutto intero, e il suo carattere si disegna anch'esso fra i ritratti così vivi e nitidi che s'affollano nel quadro. Sulla base della prosa classica francese, su cui aveva formato la sua cultura, egli svolge, con la libertà di chi scrive per sé, o per un lontano e ignoto futuro, le sue attitudini più spontanee di scrittore: acre, e persino scabro, crudele, violento; così immerso nella realtà umana, che pare talvolta ricrearla con la sua fantasia. La critica moderna, col Sainte-Beuve e il Taine, riconobbe l'originalità e l'importanza dei Mémoires; e, come un segno della vitalità artistica di quel libro, si ricordi l'immensa ammirazione che dichiarò per esso Marcel Proust: al quale il S.-S. fu veramente, e fin dagl'inizî, un maestro di stile.
Ediz.: Mémoires de S.-S., a cura di A. de Boislisle (con la collaborazione di L. Lecestre e J. de Boislisle), Parigi 1879-1930, voll. 41, oltre l'Indice generale analitico in 2 volumi (collez. Les Grands écrivains de la France); Écrits inédits de S.-S. publiés sur les manuscrits inédits des Affaires etrangères, a cura di P. Faugère, Parigi 1881-88, voll. 7.
Bibl.: H. Taine, Essais de critique et d'histoire, Parigi 1858; A. Baschet, Le duc de S.-S., son cabinet et l'historique de ses manuscrits, ivi 1874; J. de Crozals, S.-S., ivi 1891; G. Boissier, S.-S., ivi 1892 (coll. Les Grands écrivains franåais); A. Le Breton, La "Comédie humaine" de S.-S., ivi 1914.