ZAULI SAJANI, Tommaso
Nacque a Forlì il 7 giugno 1802 da Giovanni ed Eleonora Sacchi.
Compì gli studi universitari a Bologna dove, conseguita la nomina di baccelliere nella facoltà di diritto nel 1820, si laureò in diritto civile due anni dopo. Dal 1823 al 1825 fece pratica legale a Roma presso gli studi degli avvocati Damaso Moroni e Antonio Pagnoncelli.
Tra il 1826 e l’anno seguente partecipò alle cospirazioni nelle Romagne contro il governo pontificio, ma dovette rifugiarsi in Corsica per sfuggire all’arresto. Due anni dopo si unì in matrimonio con Ifigenia Gervasi (1810-1883), contessa di Sarsina, attrice e scrittrice di romanzi storici dalla quale ebbe due figli, Saffo e Livio.
Fatto ritorno in patria nel 1830, Zauli Sajani fondò la compagnia teatrale Rattopulo, nella quale recitò assieme alla moglie. Oltre all’attività teatrale, si dedicò al giornalismo fondando e dirigendo il foglio politico L’Emilia nel 1831. Molto attivo sul piano politico, espresse posizioni in aperto contrasto con le autorità dello Stato pontificio. Avendo avuto un ruolo di primo piano in una protesta nel consiglio comunale di Forlì da lui presieduto contro il governo, fu oggetto di ritorsioni da parte delle autorità, cui sfuggì riparando in volontario esilio a Corfù nel 1832, dove rimase fino al 1835 dedicandosi agli studi storici e letterari.
Nel 1836 si trasferì a Malta dove trascorse i successivi dieci anni di esilio. Chiese di essere naturalizzato britannico per poter esercitare la professione forense, ma la sua richiesta venne respinta. Fondò pertanto una scuola per i figli dei residenti inglesi e delle famiglie agiate dell’isola cosicché, in breve tempo, riuscì ad allacciare rapporti con influenti figure dell’amministrazione inglese e con le famiglie maltesi più abbienti. Inoltre, strinse amicizia con gli esponenti più autorevoli del Comitato generale maltese, un gruppo di personaggi influenti sulla scena locale che lottava per la salvaguardia dei diritti dei maltesi, minacciati dal governo coloniale che dava precedenza alle esigenze militari. Grazie alla sua esperienza come giornalista, Zauli Sajani ebbe anche l’opportunità di dedicarsi a tale attività sull’isola. In seguito alla concessione ai maltesi della libertà di stampa da parte del governo imperiale britannico, nel 1838 Zauli Sajani ebbe l’incarico di redigere il Mediterraneo, foglio fondato da esponenti della Giovine Italia per motivi propagandistici. Dalle pagine del periodico, Zauli Sajani ribadì con forza l’italianità culturale di Malta e cercò di attirare le simpatie degli isolani alla causa risorgimentale. Nelle vicende locali, per diversi anni sostenne il Comitato generale maltese e se ne fece portavoce nella stampa.
Le posizioni assunte da Zauli Sajani in merito alla situazione italiana e a quella locale lo fecero entrare in contrasto con esponenti delle fazioni avversarie. In modo particolare, entrò in forte polemica con i filo-clericali sostenitori del regime pontificio e dei Borboni. Dalle colonne del Mediterraneo e del foglio satirico Lo Stenterello – che redigeva assieme al poeta senese Lorenzo Borsini – Zauli Sajani difese la reputazione degli esuli mazziniani dagli attacchi spesso calunniosi del prete maltese Giuseppe Zammit, poeta satirico e latinista che nei suoi fogli satirici non lesinava insulti e accuse agli esuli italiani. Tra gli avversari italiani vanno annoverati sia i gesuiti, che agivano da agenti politici per conto del governo borbonico del Regno delle Due Sicilie e del governo dello Stato pontificio, sia quegli esuli che per diverse ragioni – spesso anche per rivalità o antipatie personali – entravano in contrasto con i filo-mazziniani. Alcuni tra questi, come il palermitano Salvatore Costanzo, furono oggetto di feroci attacchi da parte di Zauli Sajani che li accusava di essere agenti borbonici in incognito.
Nel 1842, Zauli Sajani fu al centro di un caso che suscitò grande clamore, portando in scena a La Valletta la sua tragedia Lisleadamo, ispirata alla figura del gran maestro dell’Ordine gerosolimitano di san Giovanni che guidò il trasferimento dell’Ordine a Malta nel 1530. Il dramma trattava il tema dell’esule che aspetta la liberazione della patria così come quello della necessità di lottare per la libertà. La reazione del pubblico più conservatore fu fortemente negativa in quanto il protagonista veniva rappresentato come un anti-eroe. Inoltre, la tragedia era fortemente critica verso il clero che aveva una forte influenza in tutti gli ambiti della società maltese. Il foglio ultracattolico L’Osservatore maltese si scagliò contro i coniugi Zauli Sajani in modo violento e oltraggioso, tanto che l’esule procedette ad aprire una causa legale – poi persa – contro l’editore della testata.
Tra gli esuli italiani presenti a Malta, Zauli Sajani fu tra coloro che posero maggiori speranze nel nuovo corso politico dello Stato pontificio dopo l’elezione di Pio IX nel 1846. In seguito alla concessione dell’amnistia ai dissidenti politici da parte del papa, i coniugi Zauli Sajani si recarono a Roma dove il forlivese venne accolto in udienza dal pontefice. Riparato nuovamente a Malta in attesa del ritorno in patria, Zauli Sajani fondò una rivista mensile denominata La Speranza, cui collaborarono anche la moglie Ifigenia e Borsini.
Il nome del periodico si riferiva allo stato d’animo dei rifugiati italiani, soprattutto quelli di tendenze neoguelfe, in reazione al mutato clima nello Stato pontificio. Il primo numero della Speranza venne pubblicato nel settembre del ’46, e quasi tutti gli articoli riportavano in calce il nome dell’autore per sottolineare la nuova libertà di espressione acquisita grazie alle riforme pontificie. La pubblicazione ebbe termine nel maggio del 1847 con la definitiva partenza dei coniugi Zauli Sajani da Malta.
Tornato in patria, Zauli Sajani si dedicò nuovamente al giornalismo e alla politica. Nel 1848 riprese la pubblicazione de L’Emilia e partecipò in prima persona a numerose manifestazioni antigovernative. Tuttavia, di fronte alla minaccia austroungarica non esitò ad accettare di far parte del Comitato provinciale di guerra di Forlì assieme ad Aurelio Saffi. Diventato ufficiale dell’esercito romano col grado di capitano, prese parte attiva alla guerra nel Veneto, dove venne ferito durante le battaglie di Vicenza.
In seguito alla fondazione della Repubblica Romana, Zauli Sajani venne nominato governatore di Albano e partecipò alle operazioni militari nel Lazio. Caduta la Repubblica nel 1850, si rifugiò dapprima in Toscana e poi in Piemonte. Abbandonata la politica attiva, si dedicò al teatro, all’insegnamento e alla letteratura. A Firenze diresse la filodrammatica dei Fidenti, ma venne costretto a lasciare la Toscana per via delle sue opinioni apertamente liberali. Trasferitosi a Torino, insegnò lettere in un istituto commerciale e industriale, mantenne rapporti con importanti personaggi del Risorgimento dimoranti nella capitale sabauda, e proseguì la sua attività teatrale come attore dilettante. Successivamente si trasferì a Saluzzo dove insegnò storia e geografia nel collegio nazionale cittadino.
Tornò definitivamente nelle Romagne nel 1860, dapprima a Cesena dove diresse il liceo e il ginnasio, poi a Forlì dove gli vennero affidate la direzione del ginnasio e la soprintendenza della Biblioteca civica. Fu inoltre responsabile del riordinamento delle scuole della Provincia forlivese e lavorò come dirigente scolastico e come insegnante per il resto della sua esistenza.
Morì a Forlì il 22 luglio 1872.
Tra le opere letterarie vanno annoverate ben tredici tragedie – tutte di argomento storico – la più riuscita delle quali è il Marco Bozzari, pubblicata in tre successive edizioni (Corfù 1833; Forlì 1847; Firenze 1865). Tra le altre, le più rappresentate nei teatri italiani furono il già citato Lisleadamo (Malta 1842) e Il duca Valentino (Firenze 1851). Caratteristica particolare delle tragedie di Zauli Sajani, soprattutto del Faliero (Bastia 1828) e della Fedra (Forlì 1829) scritte in età giovanile, è la tendenza a riprendere brani interi dai drammi di altri scrittori – nella fattispecie e rispettivamente Lord Byron per il Faliero e Racine per la Fedra – tradurli in italiano e inserirli nei drammi propri, a loro volta pedissequamente modellati sulle tragedie dell’Alfieri. Tale procedimento venne giudicato dai suoi contemporanei più benevoli come mancanza di originalità (Tommaseo) e dai più critici come plagio (Carloni Valentini).
Le altre tragedie composte da Zauli Sajani sono: Mitridate (s.l. 1827), Caterina Sforza (s.l. [ma Imola?] 1827), Il Conte Ugolino (Bastia 1830), La Pia (s.l. 1831), Ulisse in Corcira (s.l. 1833), nonché, rimaste inedite, L’Arcivescovo Ruggeri, Montezuma e Servio Tullio. Oltre alle tragedie, Zauli Sajani scrisse anche poesie patriottiche e d'occasione pubblicate in Italia e a Malta sebbene mai raccolte in volume, nonché scritti vari in prosa su argomenti storici, economici, teatrali e di critica letteraria.
N. Tommaseo, Diz. estetico. Parte moderna, Milano 1853, pp. 46, 410; G. Zauli Saiani, Note cronologiche su la vita e su le opere di T. Z.S., Forlì 1913; L. Bazzocchi, L’esilio a Malta di T. Z.S., in Arch. stor. di Malta, IV (1933), pp. 113-136; A. Mambelli, Di alcuni patrioti forlivesi esuli in Corsica. Note biografiche, in Rass. stor. del Risorgimento, XXII (1935), pp. 598 s.; B. Fiorentini, Malta rifugio di esuli e focolare ardente di cospirazione durante il Risorgimento italiano, Malta 1966, pp. 47, 54 s., 59, 62, 69, 87, 100 s.; R. Carloni Valentini, Dall’imitazione al plagio: Racine nelle tragedie di Emanuele Lassala e T. Z.S., in Aevum, XLIII (1969), 5, pp. 511-530; V. Bonello - B. Fiorentini - L. Schiavone, Echi del Risorgimento a Malta, Milano 1982, pp. 7, 34 s., 43, 69, 78 s., 148, 217 s., 224, 230; O. Friggieri, Storia della letteratura maltese, Milazzo 1986, pp. 29, 38-43, 49; S. Portelli, La stampa periodica in italiano a Malta, Malta 2010, pp. XIV, 68 s., 78, 80 s., 86, 88, 95 s., 100 s., 123, 128; Id., Riscrittura di un tradimento: il Marino Faliero di Lord Byron nel «Faliero» di T. Z.S., in Riv. di letteratura italiana, XXX (2012), pp. 71-88.