SAKÇAGÖZÜ
Località della Turchia. Nella pianura dominata a S dal moderno villaggio di questo nome, oggi meglio noto nella regione come Keferdiz, nell'Anatolia sud-orientale, numerose formazioni collinose artificiali (Çatar Hüyük, Keferdiz Hüyük, Duan Tepe, Daghdan Hüyük, Songrus Hüyük) mostrano in superficie frammenti ceramici del periodo neo-hittita (prima metà del I millennio a. C.) e talora dell'età hittita imperiale, soprattutto a Keferdiz Hüyük e a Songrus Hüyük, ove sono anche emerse strutture degli inizî del I millennio a. C. Nel corrente uso scientifico, tuttavia, con il nome di S. si fa riferimento al complesso monumentale neo-hittita portato alla luce dagli archeologi inglesi sul Coba Hüyük, situato circa 3 km a N-O del villaggio di Sakçagözü.
L'esplorazione della pianura e gli scavi in quest'ultima località furono condotti nell'autunno del 1908 e del 1911 da J. Garstang. Il notevole materiale ceramico venuto alla luce, pressoché inservibile nell'assenza di siti stratificati nella regione, fu studiato e pubblicato solo assai più tardi, nel 1936. Poi, allo scopo di ottenere una più precisa visione stratigrafica del sito e di chiarire i problemi relativi ai più antichi stanziamenti, una missione del British Institute of Archaeology di Ankara, guidata da J. Waechter ha condotto una campagna di scavo sul Coba Hüyük nel 1949.
La posizione della pianura di S. è assai importante perché è necessario attraversarla per raggiungere, dal plateau, Antiochia e la pianura dell'Oronte, Aleppo attraverso Islahiye ovvero la valle dell'Eufrate attraverso Gaziantep. Tale importanza spiega l'antichità dei primi stanziamenti, che risalgono agli inizî del Calcolitico. Peraltro, notizie storiche precise scarseggiano gravemente e il sito di Coba Hüyük non è stato identificato con esattezza. Tuttavia la regione di S. dovette appartenere intorno alla metà del II millennio a. C. allo stato di Kizzuwatna (l'odierna Cilicia) sotto il re Ishputakhshush, contemporaneo di Telipinu di Khatti. Poco più tardi, nel XV sec. a. C., Shaushshatar di Mitanni raggiunse la pianura di S., che successivamente, agli inizî del XIV sec., passò sotto il controllo di Shuppiluliuma. Agli inizî del I millennio a. C. la regione di S. faceva parte dello stato di Sam'al (S. è situata 21 km a O-N-O di Zincirli). L'influenza assira, conseguente forse all'attacco di Salmanassar III contro gli stati di Sam'al, Karkemish, Quē e Tabal riunitisi in alleanza attorno a Hama e a Damasco, è documentata anche sul Coba Hüyük e sulle altre colline della regione, dal rinvenimento di sigilli assiri del IX sec. a. C. Dopo un secolo circa di politica di equilibrio, Sam'al fu ridotta provincia assira probabilmente da Salmanassar V (726-722); al tempo di Sargon II (721-705) parte della provincia di Sam'al, con la regione di S., fu concessa dal re d'Assiria, secondo l'ipotesi plausibile di B. Landsberger, a Muttallu di Kummukh in ricompensa della sua fedeltà durante una rivolta. Muttallu, che governava contemporaneamente su Malatya, avrebbe svolto più tardi un'intensa attività indipendentistica per cui fu abbattuto nel 708. Dopo un secondo periodo di soggezione all'Assiria, verso la fine del VII sec. a. C. anche la pianura di S. dovette essere investita dai Cimmeri: tracce di questi eventi sono da riconoscere nei reperti ceramici del X livello del Coba Hüyük, che rivelano connessioni palesi con lo strato scitico del Deve Hüyük.
Il più antico livello raggiunto negli scavi del 1949 (I) è caratterizzato da una ceramica di una fase pre-Ḥalaf, che presenta analogie morfologiche con quella del Proto-Calcolitico di Mersin; nel II livello appaiono i tipi di Samarra e Tell Halaf; quest'ultima ceramica diviene largamente predominante nel livello III. Al IV livello, caratterizzato da una forte diminuzione della ceramica dipinta, appartengono alcuni frammenti del tipo di el-῾Ubaid; il livello IV nelle sue fasi presenta costantemente i caratteristici Coba bowls. Il livello V, del tardo Calcolitico, mostra connessioni con i reperti ceramici di Tell Açana e Mersin. La ceramica del livello VIII, databile al 1500-1300 a. C. presenta strette analogie con reperti di Tell Brak. Pochissimi esemplari di ceramica monocroma rossa lucida sono stati rinvenuti nel livello IX prepala ziale e probabilmente sono da connettere con la tipica ceramica hittita. Il livello X è contemporaneo al periodo del palazzo e all'epoca immediatamente successiva al suo abbandono; tale terreno è intaccato da qualche silos appartenente al livello XI, assai povero, che è il più recente tra quelli documentati.
Gli scavi diretti da J. Garstang hanno messo in luce sulla sommità del Coba Hüyük, nel settore N-E, un luogo fortificato di forma trapezoidale di m 130 × 100, recinto da un muro che raggiunge i m 3 di spessore e che è rafforzato da possenti contrafforti esterni regolarmente intervallati; tale struttura muraria, eretta in mattoni crudi bruciati da un incendio violento che ne deve aver provocato la distruzione, poggia su fondamenta in pietra, secondo una tecnica frequente agli inizî del I millennio a. C. nell'alta Siria e nell'Anatolia orientale. All'interno della recinzione, un ambiente bipartito (H2), probabilmente di età romana, si sovrappone parzialmente ad un vano (H3), il quale si sviluppa a N con asse E-O e appartiene forse ad età persiana o agli inizî del periodo ellenistico. Il portico neo-hittita, da cui provengono la maggior parte delle sculture cosiddette di S., si sviluppa secondo un asse NE-SO ed è parzialmente ricoperto a N-O dall'ambiente H3; esso costituisce un ottimo esempio del cosiddetto bīt khilāni (v.), le cui origini, come ha fatto rilevare H. Frankfort, vanno ricercate nell'architettura siriana del II millennio a. C. Dietro la sala del portico, e parallelamente ad essa, si sviluppa una sala principale della stessa larghezza, la quale fu, in un secondo tempo, suddivisa in due. Altri tre ambienti sul lato N-E e S-E sono minori. A S-E del portico una scala dava accesso ai vani superiori. Il palazzo di S. presenta notevoli analogie con lo Hilani IV di Zincirli, il quale pure ha una sola colonna in facciata (seconda metà dell'VIII sec. a. C.) e con alcune caratteristiche dell'Oberer Palast della stessa località, che tuttavia è più tardo (secondo venticinquennio del VII sec.) e rivela elementi tipici dei palazzi provinciali assiri. In base a queste analogie relative a schemi architettonici e alla precisa corrispondenza iconografica e strutturale della base con coppia di sfingi di S. con quella dello Hilani III di Zincirli, si è rettamente attribuita una datazione intorno alla seconda metà dell'VIII sec. a. C. al palazzo del Coba Hüyük (R. Naumann), piuttosto che alla prima metà dello stesso secolo (M. Vieyra). Di recente, G. M. A. Hanfmann ha fatto notare che la presenza di un frammento di ceramica rodia (di un tipo rinvenuto anche a Mersin, a Tarso e a el-Mina) nel palazzo di S. ne documenta l'uso ancora nel terzo venticinquennio del VII sec. a. C. Dal complesso di elementi cronologici raccolti da B. Landsberger, H. G. Güterbock e G. M. A. Hanfmann si può ritenere con qualche certezza che il palazzo di S. fu eretto tra il 720 e il 708 a. C. possibilmente da Muttallu di Kummukh e rimase in uso fin verso il 640 a. C., quando fu distrutto da genti scitiche.
Delle sculture, diciassette lastre decoravano il portico neo-hittita del palazzo, mentre altre (di cui una notevolissima a Berlino), ma in minor numero, ornavano l'accesso alla cinta muraria sul lato S-O. Delle prime solo quindici sono conservate (oggi al museo di Ankara) e riproducono scene che rivelano chiare connessioni iconografiche e stilistiche con la serie tarda dei rilievi di Zincirli (età di Bar-Rakib); nello spessore del muro N-O della facciata si trovava il celebre rilievo con la figura di sovrano in tutto analoga a quella della cosiddetta statua sepolta di Malatya, che è stata identificata con Muttallu. Se iconograficamente si può osservare, in questi rilievi, l'eco della tradizione assira, tuttavia stilisticamente le opere di S. non si inseriscono agevolmente in una corrente assira provinciale, quale è documentata, ad esempio ad Arslan Tas; la sensibilità volumetrica, infatti, che è all'origine di tanta parte dell'arte neo-hittita, è nei rilievi di S. ancora assai operante.
Bibl.: J. Garstang, Excavations at Sakje-Geuzi in North Syria: Preliminary Report for 1908, in Annals of Archaeology and Anthropology, I, 1908, pp. 97-117; id., Second Interim Report on the Excavations at Sakje-Geuzi in North Syria, 1911, ibid., V, 1913, p. 63-72; D. M. Vaughan, Some Notes on the Dado-Sculptures of Sakiegeuzi, ibid., XXI, 1934, p. 37-41; J. Garstang, W. J. Phythian-Adams, M. V. Seton-Williams, Third Report on the Excavations at Sakje-Geuzi, 1908-1911, ibid., XXIV, 1937, p. 119-40; E. Tankard, The Sculptures of Sakjegeuzi, ibid., XXVI, 1940, p. 85-88; J. du Plat Taylor, M. V. Seton Williams, J. Waechter, The Excavations at Sakce Gözu, in Iraq, XII, 1950, p. 53-138; R. Naumann, Architektur Kleinasiens, Tubinga 1952; R. F. G. Sweet, Drawings of Three Sakiegözü Seals, in Manchester Cuneiform Studies, IV, 1954, p. 22-23: G. M. A. Hanfann, On the Date of the Late Hittite Palace at Sakcegözü, in Bulletin of the American Schools of Oriental Research, CLX, 1960, p. 43-45; H. G. Güterbock, When Was the Late Hittite Palace at Sakcegözü Built?, ibid., CLXII, 1961, p. 49-50.