SALA
. Le sale si possono classificare sia riguardo alla loro forma: rettangolare, quadrata, circolare, ellittica; sia secondo la destinazione: sale da ballo, sale d'armi, sale di lettura, sale da giuoco, oppure sale capitolari, refettorî, biblioteche, ecc. Altri ha creduto anche di classificarle in relazione al sistema della loro copertura: sale a vòlta, sale cupoliformi, sale con soffittatura piana, ecc. La classificazione di Vitruvio si basa invece sul tipo della decorazione; così egli distinse le sale in tre tipi: le corinzie, le egizie e le ciziceniche (v.).
Le sale esistono dai tempi più remoti sicché le stesse architetture egizia e persiana ce ne offrono esempî numerosi. Uno dei tipi più comuni di sala egizia è quello detto ipostilo con un vocabolo oggi quasi universalmente accettato dagli archeologi per indicare appunto quel tipo di sala la cui copertura piana è sorretta da pilastri o colonne. Sale siffatte erano situate abitualmente tra il cortile e il santuario del tempio (v. ipostilo).
Nel periodo preellenico, nei varî edifici di cui ci sia pervenuto almeno lo schema planimetrico, troviamo le tracce di ampie sale destinate generalmente a funzioni religiose o politiche o anche religioso-politiche insieme. Così a Cnosso ritroviamo nell'appartamento di rappresentanza del sovrano la sala "del trono", che si fa dai più risalire al periodo minoico II. Del medesimo palazzo di Cnosso va rammentata la cosiddetta sala delle "doppie asce" divisa in due parti da una fila centrale di pilastri e attorniata, su tre lati, da portici.
Analogamente si può dire per il palazzo di Festo in cui, malgrado la difficoltà di distinguere le parti originarie della costruzione da quelle della ricostruzione, si sono per altro individuati due ambienti, divisi da pilastri e colonne detti rispettivamente il megaron delle donne e il megaron degli uomini.
Preludiano queste sale ai veri e proprî megara, sale più lunghe che larghe, che saranno tipiche negli edifici del continente e di cui si rinvengono i primi esemplari definiti nel secondo strato di Hissarlik. Il tipo del megaron si definisce ed acquista quindi tutte le caratteristiche che lo rendono il prototipo del tempio greco, nel palazzo di Tirinto. Per la descrizione di questi ambienti, che perdono rapidamente la loro funzione di luoghi di riunione familiare per acquistare vieppiù quelle caratteristiche che saranno proprie dei templi, v.: megaron; tempio.
Caratteristiche autonome e rispondenti a quelle di una sala da riunione si ritrovano in un monumento dell'età aurea dell'arte greca: nel telesterion di Eleusi, da Plutarco attribuito a Ictino. L'edificio era a pianta quadrangolare spartito da ben 7 file di colonne; sette gradini in funzione di sedili correvano lungo il suo perimetro interno. Si ritiene comunemente che l'edificio fosse destinato a luogo di riunione degl'iniziati. Da esso si può far derivare il thersilion di Megalopoli, e infine, nel periodo ellenistico, il buleuterio di Priene. Questi tre edifici si può dire costituiscano tre fasi della trasformazione della pubblica sala in teatro.
Il periodo ellenistico, mentre da un canto giunge quasi al teatro, definisce dall'altro il tipo della casa d'abitazione attraverso gli esemplari tipici di Priene (qui sembra che il megaron riviva nella casa) o di Delo, né manca una vera e propria sala, la cosiddetta "sala ipostila" che si fa risalire al sec. II a. C. Essa misurava m. 56 × 34 e presentava la caratteristica, assolutamente eccezionale nell'architettura greca, di avere l'ingresso su uno dei lati lunghi. L'edificio si può dire il prototipo dei numerosi palazzi "della ragione" costruiti in Italia durante il Medioevo.
Il buleuterio di Mileto era anch'esso un edificio isolato in cui una sala fornita di ampia gradinata, a mo' di teatro, era preceduta da un vasto portico.
Siamo ormai al sec. II a. C., periodo in cui la città di Pompei inizia la sua trasformazione. In Pompei abbiamo una delle prime basiliche, edifici destinati alle pubbliche riunioni (v. basilica).
Con la basilica si vengono a determinare tre diversi tipi di sale: l'uno destinato appunto alle pubbliche funzioni: la basilica; l'altro che, nell'ambito della casa, era destinato alle riunioni intime; un terzo, come si è visto, con funzioni religiose che dal megaron si svilupperà nel tempio.
Nella casa pompeiana si ha quindi una definizione dei diversi ambienti: l'ingresso, l'atrio, il tablinum, il triclinio, il peristilio, ecc. Nessuno di questi ambienti assumeva vastissime proporzioni, sicché possiamo dire che la casa romana era priva di un salone propriamente detto. Si riceveva nell'atrio e nel tablinum, i quali si possono considerare ambienti destinati al ricevimento degli uomini e in specie degli estranei. Nel peristilio o nel triclinio si tenevano invece le riunioni di carattere familiare. Tutti questi ambienti erano allietati da composizioni pittoriche e a stucco che ne ravvivavano le pareti. Più tardi, nel periodo adrianeo, si perde affatto nella casa il concetto della sala che sopravviverà soltanto nei grandi edifici aulici.
In Pompei si riscontra anche uno dei primi esemplari degli edifici termali: le cosiddette Terme stabiane. Tutto l'organismo termale si compone di un numero indefinito di sale collegate tra loro e con funzioni e denominazioni diverse: il frigidario, il tepidario, il calidario, ecc., nomi e funzioni che si perpetueranno negli edifici consimili fino ai massimi esemplari dell'impero (v. bagno).
Sia nella basilica sia nelle terme siamo però ben lungi dal concetto della sala tale quale s'intende oggi, ché, in questi due casi, la sala è destinata a funzioni pubbliche: la sala intesa come luogo di riunione privata o destinata alle feste, la ritroveremo soltanto nei grandi complessi architettonici civili del periodo dei Flavî.
Nel palazzo dei Flavî sul Palatino, edificato da Domiziano, si può individuare infatti un'intera ala destinata a funzioni di rappresentanza. Lo schema distributivo, se pure in rapporto maggiore, è quello stesso della domus romana. Non manca qui un salone a cui si può effettivamente dare questo titolo. Esso era rivestito di marmo, coperto da una vòlta di ben 30 metri di diametro. Non mancavano nel monumento altre sale, tra le altre notevole la sala da pranzo detta da Dione Cassio "la sala del Convito di Giove".
In materia di sale i monumenti più notevoli che seguono sono quelli che fanno parte del ricchissimo complesso architettonico di Villa Adriana sotto Tivoli. La massima parte di quegli edifici fu innalzata, come è noto, circa il 125 e si svolge intorno alla grande corte detta la Piazza d'Oro. Qui riscontriamo la prima larga applicazione di sale di forma diversa dalla quadrilatera. È in particolare notevole un edificio a pianta ottagonale: quattro dei lati sono concavi, quattro convessi, il tutto era verosimilmente coperto da una cupola centrale contraffortata, di ben 17,50 m. di diametro. La decorazione marmorea dell'edificio era ricchissima.
Dalla dimora imperiale di Adriano passiamo all'ultima grande dimora degl'imperatori romani d'Occidente: il palazzo di Diocleziano a Spalato. Ivi la vastissima sala del trono aveva accesso, attraverso un vestibolo circolare a nicchie e preceduto da un portico, direttamente dalla grande strada proveniente dalla Porta Aurea. L'altro lato corto della sala si apriva sulla grande galleria aperta in cospetto del mare.
La sala era costituita da un'ampia navata centrale fiancheggiata da due navatelle minori più corte che quindi alle loro estremità lasciavano posto, dal lato interno, a due salette, dal lato esterno a scale elicoidali.
La sala, come del resto l'intero palazzo Dioclezianeo, era di grande ricchezza; ricchissimi i marmi, varie le decorazioni, numerosi i musaici. Di ciò fa fede ancora oggi, anche attraverso i rifacimenti posteriori, l'interno del mausoleo.
L'ultimo guizzo di grandezza imperiale dell'edilizia romana, è dato dal palazzo di Teodorico a Ravenna. Anche qui si aveva la vasta sala del trono, e anche qui, con tutta verosimiglianza, la decorazione rispondeva allo sfarzo orientale. Scarse sono le memorie di questo edificio; di tutte la più eloquente quella che ci è pervenuta attraverso la decorazione musiva di S. Apollinare in Classe che, posta in relazione ai risultatì degli scavi recenti, è fertile d'insegnamenti.
Risulta infatti come nel monumento ravennate la sala del trono si aprisse direttamente sul cortile quadrangolare circondato da portici; questi portici, a differenza di quanto avveniva a Spalato, erano sormontati da un piano. La sala era accusata all'esterno dai tre fornici ad arco legati dal vasto triangolo del timpano e decorati dalle tende ricchissime.
Con il palazzo di Teodorico entriamo nel Medioevo e subito si manifesta la necessità di procedere a distinguere le sale in due grandi categorie che fanno capo rispettivamente l'una al convento, l'altra al castello. Un terzo tipo, destinato alle riunioni pubbliche e all'amministrazione della giustizia, si svilupperà più tardi giungendo fino agli esemplari completi e complessi dei "palazzi della ragione" (v. municipio).
Per il primo tipo, v. abbazia; capitolo; refettorio; del secondo invece è opportuno qualche cenno sia in relazione alla sua importanza intrinseca, sia in relazione al suo sviluppo.
Primo fattore che ha influito nel Medioevo a mutare le disposizioni degli ambienti è il mutato tenore di vita. Mentre infatti la distinzione tra gli ambienti di rappresentanza e gli ambienti destinati alla vita intima era, come già abbiamo notato, rigida presso i Romani, questa distinzione si perde durante il Medioevo sovrapponendosi il genere di vita dei barbari a quello latino. Tutta la vita di quelli si svolse in un vasto ambiente comune, la sala, ricordata dai testi merovingi e carolingi, che ebbe come conseguenza la hall anglosassone. Le sopravvenute popolazioni barbariche non riuscirono però a cancellare del tutto le tradizioni e le abitudini locali, sicché gli schemi architettonici nuovi derivarono in parte dalle tradizioni locali e in parte dalle abitudini delle nuove popolazioni. Dai barbari deriva il concetto essenziale, quello della sala intesa nel senso che già abbiamo chiarito, di ganglio, cioè, di tutta la casa; dai Romani lo schema del doppio piano, gli appartamenti privati, le gallerie, i portici. Un ambiente nuovo, che ci fa ripensare al megaron greco, si aggiunse: la cappella.
La definizione però di quelli che si potrebbero dire gli appartamenti privati fu lenta e ad essa non si giunse di fatto che verso la fine del sec. XI e agl'inizî del XII. Infatti con quest'epoca il castello già considerato come piazza forte e luogo di difesa, comincia ad assumere le caratteristiche di luogo di residenza. Permane la sala, la quale però perde in parte la sua funzione e passa dal piano terreno al primo piano, lasciando generalmente posto al piano terra per la sala delle guardie.
In Germania in questo stesso periodo s'inizia la costruzione di veri e proprî palazzi come quelli di Goslar (1132) di Gelnhausen (circa 1180) e della Wartburg (fine del sec. XII-XIII). In Inghilterra è dello stesso periodo la costituzione di quella che fu detta dagl'Inglesi la manor house, residenza del signore campagnolo, e il cui tipo si diffuse anche in Francia. Esempio: Oakham Castle (sec. XII), ed in Francia: Druyes (Yonne, sec. XII).
Nel sec. XV, mentre la parte difensiva del castello perde ulteriormente d'importanza, divengono preponderanti gli appartamenti intimi e i relativi locali destinati ai servizî. La sala aumenta allora di dimensioni e assume prevalentemente funzioni di rappresentanza. Un altro tipo di sale si definisce nello stesso tempo e cioè la sala pubblica che nelle borse di commercio, vasti ambienti spesso divisi in due o più navate (Borsa della seta a Valenza), si riallaccia alle antiche basiliche romane.
Ed eccoci al palazzo pubblico italiano ed al suo corrispondente straniero: l'Hôtel de Ville, edifici caratteristici del periodo ogivale. Qui le sale abbondano: dalla grande sala d'onore, alla sala per le riunioni, alla sala delle armi, a quella della giustizia; spesso in uno stesso edificio trova posto al piano terra la borsa di commercio.
Giunti al Rinascimento constatiamo quindi come la sala abbia già perdute molte delle sue antiche caratteristiche, legate in massima parte a concezioni della vita sociale superate nel tempo; così essa non costituisce ormai più, come avveniva nel Medioevo, il centro di vita della casa, ma diviene un luogo di rappresentanza e come tale, nei palazzi, viene a far parte di un intero complesso destinato a tali funzioni.
Alla decorazione di carattere figurativo prevalente nel Medioevo si sostituisce sempre più quella architettonica di stucco o di pietra, che lascia alle composizioni figurative soltanto scomparti definiti. Innumerevoli sono le varietà di tipi che la sala assume dal Rinascimento in poi. La sala sarà talvolta adorna dell'ordine architettonico, altra volta, se pure raramente, sarà priva di decorazioni a rilievo, ma sarà invece completamente affrescata, o ancora la decorazione troverà posto in spazî definiti dallo stesso partito architettonico, o darà maggior respiro agli ambienti lasciando spaziare la vista attraverso le architetture prospettiche sui tenui paesaggi degli affreschi. E infine altre caratteristiche si aggiungeranno, dovute al tipo del pavimento, alla presenza o meno di nicchie, alla ricchezza delle suppellettili, alla decorazione scultorea degli stessi particolari architettonici, dalle mostre delle finestre a quelle delle porte, ai caminetti, al variare dei tipi di copertura, ai soffitti di legno intagliato, dorati, dipinti o monocromi, ovvero al vasto arco della vòlta a botte o alla vòlta a padiglione o alla vòlta lunettata, or sì or no sorretta dai peducci, una serie infinita di elementi che originerà quindi una serie infinita di artistiche combinazioni.
L'evoluzione di tutte queste varie forme di decorazione segue però nella maniera più fedele il ciclo artistico generale ed è quindi classicamente pacata nel Rinascimento, animandosi vieppiù con il progredire dei tempi.
Nel Rinascimento cominciano inoltre i trattatisti a dettar norme fisse per quanto si riferisce al proporzionamento delle sale, ritornando anche per questo alle fonti dell'architettura classica attraverso Vitruvio (v. proporzione).
Con il Barocco le mura stesse si animano; si hanno aggetti o concavità, la stessa intelaiatura architettonica, che fino allora era rimasta addossata alle pareti, si distacca da queste generando il movimento e talvolta la ripetuta profilatura delle trabeazioni e i conseguenti violenti giuochi di luce e di ombra. Gli stucchi vengono inoltre patinati, dorati spesso, e le figurazioni si sovrappongono allo spartito architettonico. Nello stesso periodo la sala assume sovente una forma allungata mutando il nome in quello di galleria.
Nel '700 la moltitudine delle sale negli ambienti patrizî conduce alla determinazione di loro speciali funzioni e quindi denominazioni. In quest'epoca infatti abbiamo le prime distinzioni fisse fra le sale delle feste, le sale di musica, le sale da riunione, ecc., e in quest'epoca i trattatisti riprendono con rinnovato vigore a dettare leggi sul loro proporzionamento e sulla loro ubicazione nel complesso dell'appartamento o dell'edificio. Fra i trattatisti di questo periodo, meritano particolare menzione i Francesi ed in specie J.-F. Blondel con la sua opera la Distribution des Maisons de Plaisance.
L'importanza ognora crescente dei trattati sulle arti in genere e sull'architettura in specie, conduce del resto rapidamente alla freddezza dell'accademia e del neoclassico. In questo periodo, la policromia, ottenuta sia dalla varietà dei materiali sia dalle decorazioni pittoriche, cade e si fa ritorno in generale al freddo candore del marmo e a partiti architettonici rigidamente ispirati all'antichità romana, greca e talvolta anche egizia.
Con il sec. XIX il fenomeno dell'urbanesimo e la conseguente radicale riforma del sistema di vita civile conducono alla decadenza del palazzo patrizio ed alla sostituzione di quello con la impersonale casa d'affitto nella quale, nei casi normali, vano sarebbe ricercare un ambiente degno della denominazione di sala.
Soltanto in tempi recenti si è tentato di ritornare anche in Italia, attenendosi a una moda d'oltre Alpe, a un ambiente con funzioni corrispondenti alla vecchia hall anglosassone perpetuatasi attraverso i tempi, nella living room inglese.
Gli architetti italiani hanno dato a questo tema valido contributo di idee nuove sia per quanto si riferisce alla forma architettonica di questo ambiente, sia per quanto si riferisce al suo arredamento. Fra l'altro essi hanno, forse inconsciamente, ripreso il tipo della sala detta all'italiana in quegli appartamenti a due piani che la moderna scuola architettonica lombarda è riuscita a innestare, quasi altrettante ville indipendenti e sovrapposte, nelle case di affitto cittadine. In questi appartamenti il piano più basso di ogni unità risponde a funzioni di rappresentanza ed in parte di servizio e si svolge intorno a una sala che occupa in elevazione i due piani, il piano superiore è destinato generalmente alle stanze da letto e ai relativi servizî.
V. tavv. CXI e CXII.