SALAMINA di Cipro (Σαλαμίς, Salamina)
Città greca, situata in una piatta baia sulla costa orientale dell'isola di Cipro (v.), per lungo tempo la più potente città di tutta l'isola.
Le leggende della sua fondazione, attribuita a Teucro, figlio di Telamone re dell'isola greca di Salamina (v.), come le sue menzioni negli inni omerici e in Pindaro, palesano fin dalle sue origini il carattere ellenico della città, rimasto durante tutta la sua storia predominante. Forse identica con la città di Silua di alcuni documenti assiri; in tal caso conosceremmo il nome di un re del VII sec. a. C., Kīsu. Per il VI e V sec., grazie alle fonti storiche e alle monete, si conosce tutta una serie sicura di re, quasi tutti di nazionalità ellenica da Euelthon (56o circa) sino ad Evagora (410 a. C.), sotto il cui regno la città conobbe il suo massimo splendore: a questo re si devono le fortificazioni piu imponenti della città e i lavori più considerevoli per il suo porto. L'ultimo re indipendente di S. è Nicocreone (331-310 a. C.): avendo questi sostenuto Tolomeo I d'Egitto contro Antigono, ricevette in compenso il dominio anche sui territori di Cerinea, Kition, Lapithos e Marion, e la strategia su tutta l'isola. Alla sua morte successe il dominio egizio, con la strategia di Menelao, fratello di Tolomeo I. Durante tutto il dominio dei Lagidi, S. fu sede degli strateghi e capoluogo dell'isola. Dal 306 al 294, la città è sottomessa ad Antigono. Durante il governo romano, divenuta Paphos la capitale dell'isola, S. rimase tuttavia la città più importante di tutta Cipro: le menzioni nelle fonti storiche e letterarie si fanno però sempre più scarse. Come sede di una ricchissima colonia giudaica, S. è ricordata negli Atti degli Apostoli e riappare in seguito come centro della terribile rivolta giudaica (116-117 d. C.) iniziata col massacro dei Greci e la distruzione della città, e finita con una sanguinosa repressione. Altre gravi distruzioni la città subì nel 332 e 342 per due rovinosi terremoti: sui suoi ruderi, per opera di Costanzo II, fu costruita una città nuova, Costantia, sede vescovile dell'isola, più tardi (648) distrutta dalle invasioni arabe. Tra i suoi vescovi, il più famoso fu S. Epifanio (367-403), del quale portava il nome la basilica principale della città.
Gli scavi della località iniziati alla fine del secolo scorso dalla Cyprus Exploration Fund e continuati dal 1952 dal Department of the Antiquities di Cipro, hanno rimesso in luce resti della città romana e bizantina, oltre ad alcune testimonianze dei periodi precedenti, pre-arcaico ed ellenistico. L'edificio più imponente è quello che, dopo gli scavi del 1882 e 1890, veniva indicato come "Foro di marmo" e che ora si è rivelato essere un ginnasio, originariamente sorto in epoca ellenistica, come attestano alcune iscrizioni, completamente rifatto in periodo all'incirca augusteo, abbellito nel II sec. d. C. (molte statue, che dovevano decorare il bordo della piscina, databili in epoca traiano-adrianea sono ora al museo di Nicosia; pure del II sec. è un altare dedicato ad Hermes dal ginnasiarca Diagora), distrutto nel IV secolo. Nello stesso luogo, e riutilizzando in parte il materiale del ginnasio e di altri edifici, fu innalzato in epoca bizantina un edificio termale. Poco a S del ginnasio, è stato recentemente (1959) rimesso in luce il teatro, con orchestra semicircolare, decorato, probabilmente nella frons scenae, con statue di Apollo e le Muse.
Altri edifici di età romana sono: a S-E del ginnasio, i resti di una villa (ora ricoperta) scavata nel 1882 da Richter per conto del British Museum; il Foro cosiddetto "di granito" per le sue numerose colonne in questo materiale; l'agorà romana (o "Foro di pietra") con il tempio di Zeus Olimpio che ne occupa il lato S (rimane in situ parte dell'alto podio, ed è apparsa qualche testimonianza di un precedente tempio, che si innalzava nello stesso luogo); resti delle mura e del porto. Di età bizantina è una grande cisterna nei pressi dell'agorà romana, detta la Vouta e la grandiosa basilica (m 58 × 42), chiesa metropolitana di Costantia, costruita dal vescovo Epifanio e manomessa da Muawiya. Non ancora del tutto scavata (scavi 1924-25 del Jeffery; scavi 1954-58 del Department), la basilica presenta tre absidi, molto rimaneggiate.
Ad O della città, nell'area della necropoli, è stata recentemente rimessa in luce una tomba, consistente in un ampio vano e preceduta da un dròmos. Nonostante la tomba sia sicuramente databile alla fine dell'VIII-VII sec. a. C., pure presenta materiale e usi che ripetono schemi micenei, forse un voluto attardamento, come in tutta l'arte cipriota di questo periodo, per reazione al dominio assiro sull'isola.
Bibl.: Oberhummer, in Pauly-Wissowa, I A, 1920, c. 1832 ss., s. v. Salamis, n. 3; D. Levi, in Enc. It., XXX, 1936, p. 490 s.; S. Casson, Ancient Cyprus in Art and Archaeology, Londra 1937; Salamis, pubbl. dall'Antiquities Department of the Government of Cyprus, Nicosia 1959; V. Karageorghis, The Discovery of the Greek Theatre of Cyprian Salamis, in Ill. London News, 1960, p. 880 ss.; id., A "Homeric" Burial Discovered in a Royal Tomb of the 7th Century B. C., ibid., 1962, p. 894 ss. Per le sculture: P. Dikaios, A Guide to the Cyprus Museum, Nicosia 1961, p. XV e 196 s.; V. Karageorghis, Sculptures from Salamis, in Atti VII Congresso Intern. Arch. Classica, I, Roma 1961, p. 321 ss.; id., in Bull. Corr. Hell., LXXXVII, 1963, p. 373 ss. (tomba); p. 380 ss. (ginnasio e teatro); id., Ten Years of Archaeology in Cyprus, 1953-62, ibid., c. 580 ss.; P. Dikaios, A "Royal" Tomb at Salamis, Cyprus, in Arch. Anz., 1963, c. 126 ss.